Vi ricordate Sean Connery che emerge dalle acque gelide dell’Atlantico settentrionale con il suo Ottobre Rosso inseguito dal sottomarino americano USS Dallas, mentre la Guerra Fredda ribolle sotto la superficie? Bene, questa volta, 35 anni dopo quel thriller che ha tenuto incollati allo schermo milioni di spettatori, non è la marina americana ma la Royal Navy che sta scrivendo un sequel non fiction, dove i protagonisti non sono più capitani dal fascino intramontabile, ma droni sottomarini autonomi che pattugliano i fondali per tre mesi filati, in cerca di ombre russe che minacciano cavi di fibra ottica e rotte vitali.
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In un’epoca in cui ogni settore vuole definirsi “smart”, anche la difesa ha deciso di non essere da meno. Non più soltanto droni, ma droni “intelligenti”. E, per chi ha gusti più estremi, persino droni “kamikaze”, un termine che nessuna strategia di comunicazione è mai riuscita davvero ad addolcire. È in questo contesto che nasce la nuova joint venture firmata da Indra, colosso tecnologico spagnolo, e Edge, gigante della difesa degli Emirati Arabi Uniti, annunciata ufficialmente a Madrid e destinata a diventare uno dei più rilevanti poli industriali europei nel settore delle tecnologie autonome per la sicurezza.
Se qualcuno pensa che la guerra ibrida sia ancora un concetto da convegno accademico, il non-paper del ministro Guido Crosetto pubblicato ieri in occasione della riunione del Consiglio Supremo di Difesa, intitolato “Il contrasto alla guerra ibrida: una strategia attiva“, ha il pregio di riportarci bruscamente alla realtà. E lo fa con la franchezza di chi ha smesso di credere che basti alzare un firewall più alto per dormire sonni tranquilli.
È ufficiale: anche Berlino vuole il suo chip. Non quello da aperitivo, ma quello che, in un mondo dominato da silicio, intelligenza artificiale e geopolitica, vale più dell’oro. Il governo tedesco ha approvato la nuova “Strategia per la microelettronica”, un piano ambizioso che promette di trasformare la Germania in una potenza autonoma nella produzione di microprocessori e tecnologie strategiche. “L’obiettivo è rafforzare l’autonomia europea”, ha dichiarato Stefan Kornelius, portavoce del governo federale, con quella calma teutonica che fa sembrare perfino un piano decennale una faccenda di routine.