La rivoluzione dell’AI non avviene sul palco visibile degli algoritmi: accade dietro le quinte, nel buio metallico dei datacenter, dove i veri contendenti si sfidano per il dominio sui supercomputer che alimentano i modelli generativi. Non è una guerra sui dati né sulle reti: è una guerra sull’elettricità, sul silicio e sulla capacità di orchestrare decine di migliaia di GPU come un esercito silenzioso.
Ai supercomputer con GPU non serve il fine scientifico predizione del tempo, simulazioni nuclearima la generazione di testo, immagine, agenti decisionali. E per farlo servono scale gigantesche: cluster con migliaia se non centinaia di migliaia di Nvidia H100, Google TPU o acceleratori custom emergenti. Questi sistemi non simulano fisica: predicono il prossimo “token” (parola, pixel, passo d’azione). Li potremmo chiamare predittori massivi.