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La morte dell’algoritmo: come il Seo è stato divorato dal Geo, e perché dovresti startene sveglio la notte

Sono vent’anni che ogni azienda che respira un bit su Internet, dal pizzicagnolo con la pagina Facebook fino al colosso che vende frigoriferi su scala globale, ha una sola ossessione: Google. Nella sua forma più innocua, voleva solo dire rendere il tuo sito leggibile da uno spider, in modo che quando qualcuno ti cerca, ti trova. Ma se eri più ambizioso, pagavi Google per farti trovare anche da chi non ti cercava affatto. Più visibilità per te, più miliardi per loro. Un patto faustiano, ma col tasto “Promuovi”.

Poi c’è stato il terzo livello, quello che ha trasformato la psicogeografia del web: il SEO. Non un trucco, ma un’ideologia. Un’industria da 75 miliardi di dollari il cui unico scopo era piacere all’algoritmo. Non bastava essere online, dovevi essere ottimizzato. Quello che è seguito è stato un genocidio stilistico: titoli riscritti per la macchina, ricette diventate romanzi, descrizioni prodotto che sembravano manifesti elettorali per tostapane. Il web è diventato un incubo semiotico: testi scritti da umani per algoritmi che imitano gli umani. Tutto suona un po’ sbagliato, un po’ artefatto, un po’… uncanny.

La reputazione passa dalla SEO alla SGE alla GEO: la nuova guerra dell’influenza digitale

Non sarai più ricordato per ciò che hai scritto, ma per come sarai riassunto. Niente più headline su Google, niente più rincorsa al primo risultato organico. Il tuo nuovo obiettivo non è una posizione, ma una frase. La frase che l’intelligenza artificiale generativa sceglierà per raccontarti al mondo. Il tuo marchio, la tua competenza, la tua reputazione, tutto condensato in un box sintetico, spesso senza link, dentro un motore cognitivo che sta cambiando il modo in cui le persone cercano e decidono. Benvenuto nella nuova filiera della visibilità: dalla SEO alla SGE, fino alla GEO.

La SEO, ottimizzazione per i motori di ricerca, è stata il dogma digitale per due decenni. Ogni brand, ogni media company, ogni consulente ha basato la propria sopravvivenza sulla capacità di intercettare query testuali e farsi trovare nelle SERP. Ottimizzazione on-page, keyword density, backlink strategy. Tutto questo oggi non basta più. Perché Google stesso sta mutando pelle. Con l’introduzione della SGE (Search Generative Experience), il motore di ricerca non si limita più a presentare risultati. Sintetizza. Interpreta. Risponde.

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