SoftBank Intel non è una coppia qualsiasi, è la collisione tra due archetipi della tecnologia globale. Da una parte la conglomerata giapponese guidata da Masayoshi Son, che ha fatto del rischio speculativo un’arte capace di produrre unicorni e disastri miliardari. Dall’altra Intel, l’azienda che per decenni ha incarnato la supremazia americana nei semiconduttori e che oggi si trova in affanno, incalzata da TSMC, Nvidia e da una Cina che non vuole restare dipendente da fornitori occidentali. L’operazione da 2 miliardi di dollari per acquisire azioni Intel a 23 dollari l’una non è quindi un semplice investimento finanziario, ma un segnale strategico. È un atto di fede nel futuro industriale degli Stati Uniti e, al tempo stesso, un tentativo di SoftBank di ancorare la propria narrazione a un’icona della Silicon Valley che ha bisogno disperata di credibilità.
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Sylicon Valley Insights
In un mercato che sembra la scena di un thriller tecnologico, Nvidia ha appena messo a segno una mossa che i veri addetti ai lavori avevano anticipato ma che ora diventa concreta: l’acquisizione della startup canadese CentML. Se il nome vi suona come un piccolo puntino nella galassia AI, è ora di aggiornare la vostra mappa mentale. CentML è specializzata in machine learning per sistemi embedded, quell’insieme di tecnologie che porta l’intelligenza artificiale dai grandi data center a dispositivi più piccoli e diffusi, come automobili, droni, dispositivi medicali e robotica industriale. Non è un dettaglio da poco: significa mettere un piede in un segmento strategico destinato a esplodere, dove la domanda di calcolo a basso consumo e alta efficienza sarà critica.

Dicono che l’intelligenza artificiale stia entrando nella sua “età dell’oro”. Ma chiunque abbia fatto un salto al bar dei Daini questa mattina, sa benissimo che siamo piuttosto nel pieno di un’orgia cyberpunk tra illusioni di onnipotenza e IPO psichedeliche. La macchina del caffè è rotta, come al solito, ma le chiacchiere scorrono dense. Al bancone, Masayoshi Son profetizza che SoftBank guiderà la corsa all’intelligenza artificiale super intelligente nel giro di dieci anni. Ha l’aria di uno che ha già visto il futuro e ci ha anche fatto uno swap su derivati asiatici. Ma mentre parla di ASI (Artificial Super Intelligence) con lo stesso fervore di un mistico dell’era Meiji, qualcuno lo guarda con la stessa perplessità che si riserva a chi mette l’ananas sulla pizza.

Masayoshi Son è tornato. E come sempre, non lo fa in punta di piedi. Stavolta, il fondatore di SoftBank non si accontenta di un unicorno o di un altro “pivot” da pitch deck: vuole costruire la Shenzhen dell’Occidente. Sì, proprio quella città cinese che nel giro di vent’anni è diventata la catena di montaggio dell’elettronica globale. Ma in salsa americana, con robot intelligenti e chip che pensano da soli. Il tutto nel bel mezzo del deserto dell’Arizona.
Il suo piano — svelato da Bloomberg come si svela un colpo di Stato a orologeria — è quello di creare un complesso industriale da mille miliardi di dollari (sì, con dodici zeri), in collaborazione con Taiwan Semiconductor Manufacturing Company, il colosso dei chip. La parola chiave, manco a dirlo, è intelligenza artificiale. Le parole secondarie, quelle che vanno a braccetto nel sottofondo lessicale dell’economia futura, sono robotica industriale e reshoring tecnologico.

C’era una volta un’IA che voleva salvare il mondo. Poi è arrivato SoftBank con 30 miliardi e un’idea diversa: sì, salviamo pure il mondo, ma intanto facciamo fruttare un po’ di equity. Benvenuti nella nuova fase della capitalizzazione etica, dove anche l’altruismo ha un cap table e le “public benefit corporation” vanno di moda come le startup nel 2010.
La notizia è semplice, ma il contesto è tutto tranne che lineare. SoftBank, attraverso il suo Vision Fund 2, ha già iniettato 2,2 miliardi di dollari in OpenAI, l’ex paladino del non-profit che oggi si sta trasformando in una creatura più vicina a BlackRock che a un laboratorio di ricerca accademica. Ma ehi, formalmente resta un’organizzazione a beneficio pubblico. Con un pizzico di retorica filantropica, è tutto più digeribile.

Benvenuti nel nuovo circo dell’intelligenza artificiale, dove i numeri sono sempre a dodici zeri, le promesse galleggiano sopra le nuvole, e i capitali reali… quelli si fanno attendere. SoftBank, che già da anni gioca a Risiko con le startup globali, aveva annunciato con enfasi quasi hollywoodiana un investimento da 100 miliardi di dollari per costruire infrastrutture AI negli Stati Uniti. Un piano epocale. Poi è arrivato il “solito imprevisto”: Donald Trump, e le sue tariffe stile Medioevo 4.0.

La corsa di OpenAI verso il capitale sembra avere un prezzo ben preciso: la sua trasformazione definitiva in un’azienda a scopo di lucro. Secondo fonti vicine all’accordo, SoftBank, il principale investitore del mega-round da 40 miliardi di dollari, ha posto una condizione fondamentale per l’intero finanziamento: OpenAI deve completare la transizione entro la fine dell’anno, altrimenti il round potrebbe essere dimezzato.
Il round è diviso in due tranche: una iniziale da 10 miliardi di dollari, che dovrebbe chiudersi nelle prossime settimane, e una seconda da 30 miliardi, prevista più avanti nel 2025. Se OpenAI non dovesse riuscire nella conversione, la seconda tranche si ridurrebbe drasticamente a 10 miliardi. In sostanza, SoftBank – che da sola sta mettendo sul tavolo almeno 30 miliardi sta puntando tutto sulla possibilità che OpenAI si liberi dai vincoli della sua struttura originaria non-profit.
Masayoshi Son, CEO di SoftBank, ha tranquillizzato tutti: l’intelligenza artificiale non ci mangerà. Non perché ci voglia bene, non perché abbia un’etica, ma semplicemente perché non funziona a proteine. “Se la loro fonte di energia fosse proteine, allora sarebbe pericoloso,” ha spiegato Son, con la serena consapevolezza di chi sta costruendo il futuro dell’umanità con la stessa nonchalance con cui si investe in una startup di delivery.
A fargli eco, Sam Altman di OpenAI, che durante il loro incontro a Tokyo ha rassicurato il pubblico su un altro aspetto: l’AI non ruberà nemmeno il lavoro, perché, tanto, l’umanità trova sempre qualcosa da fare. Certo, come no. Così come i tessitori del XIX secolo hanno trovato facilmente impiego quando i telai automatici hanno fatto il loro ingresso trionfale nelle fabbriche. O come i lavoratori del call center quando sono arrivati i chatbot. Il progresso non si ferma mai: l’importante è che la gente continui a essere ottimista mentre l’AI riscrive le regole del gioco.

SoftBank e OpenAI hanno annunciato la creazione di una joint venture in Giappone, denominata SB OpenAI Japan, con l’obiettivo di fornire soluzioni avanzate di intelligenza artificiale alle imprese. L’accordo, rivelato durante un evento in diretta il 3 febbraio 2025, rappresenta un passo significativo nell’integrazione dell’AI nei settori strategici del mercato giapponese.
SoftBank si è impegnata a investire 3 miliardi di dollari all’anno per sfruttare la tecnologia di OpenAI in tutte le sue operazioni e controllate. Questo imponente impegno finanziario dimostra l’intenzione del conglomerato di integrare l’AI su larga scala, sfruttando le capacità di OpenAI per creare vantaggi competitivi e ottimizzare processi aziendali critici.

Masayoshi Son ha di nuovo aperto il portafoglio. E stavolta lo ha fatto in grande, con un potenziale investimento fino a 25 miliardi di dollari in OpenAI, un’operazione che, se confermata, scalzerebbe Microsoft dal trono del principale finanziatore dell’azienda di Sam Altman. Un ribaltone che non solo ridefinisce le alleanze nel settore dell’intelligenza artificiale, ma evidenzia anche il ritorno in scena di SoftBank con la sua solita, inarrestabile ambizione di plasmare il futuro della tecnologia.
Non si tratta solo di una pioggia di miliardi gettata nel vuoto. Questo affare arriva sulla scia di Stargate, un mega-progetto da 500 miliardi di dollari annunciato nientemeno che da Donald Trump (sì, proprio lui), con la promessa di costruire data center in Texas e creare 100.000 posti di lavoro americani. Masayoshi Son, ovviamente, è stato nominato presidente del progetto. Che Trump possa essere un kingmaker dell’AI è un twist che nemmeno Hollywood avrebbe osato scrivere.

Skild AI, una giovane ma ambiziosa azienda specializzata nello sviluppo di software di intelligenza artificiale per robot, è in trattative per raccogliere un nuovo round di finanziamenti da SoftBank, il colosso giapponese guidato da Masayoshi Son. Secondo il Financial Times, la valutazione della startup potrebbe schizzare fino a 4 miliardi di dollari, un incremento significativo rispetto alla precedente valutazione di 1,5 miliardi ottenuta appena sei mesi fa.
Il finanziamento da 500 milioni di dollari, riportato da Bloomberg, si inserisce in una strategia più ampia di SoftBank, che sta accelerando i propri investimenti nell’intelligenza artificiale. Son ha già dichiarato l’intenzione di destinare circa 40 miliardi di dollari nel progetto del data center Stargate e nel suo principale finanziatore, OpenAI. L’interesse per Skild AI dimostra la volontà di puntare su tecnologie che possano rivoluzionare l’automazione e la robotica, ambiti sempre più centrali nell’ecosistema dell’AI.

Il pellegrinaggio verso la magione di Masayoshi Son a Tokyo. (50 Billion$) – Speciale un caffè al Bar dei Daini
Questa volta è stato Sam Altman a imbarcarsi in quell’estenuante volo di 11 ore da San Francisco, nella speranza di convincere il miliardario giapponese a iniettare qualche miliardo nella sua ultima fantasia da tech bro. E ha funzionato. SoftBank sta per prendersi la fetta più grande del rischio finanziario dietro Stargate, il mega progetto da 500 miliardi di dollari che promette di rivoluzionare i data center. Son ha promesso di investire circa 40 miliardi, forse divisi tra Stargate e OpenAI. Chiaramente, dettagli insignificanti.
Ma ecco la realtà: il progetto sarà pesantemente finanziato a debito, come sempre. E per far funzionare i numeri, Son dovrà mescolare il suo inossidabile ottimismo tecnologico con la solita finanza creativa. Peccato che i mercati non siano più quelli del 2021 e trovare creditori pronti a credere nell’ennesimo sogno tech potrebbe non essere così facile. Il rischio è enorme, ma per Son è l’ennesima chance di sedersi al tavolo che conta nell’AI, un’ossessione che lo perseguita da anni.

SoftBank, uno dei più grandi conglomerati giapponesi con una forte presenza nelle tecnologie emergenti, sta esplorando l’opportunità di investire una cifra significativa di 1,5 miliardi di dollari in OpenAI, leader nel campo dell’intelligenza artificiale. Secondo quanto riportato da fonti vicine alla trattativa, questa iniziativa rientra nell’ambito di un’offerta pubblica di acquisto (tender offer) che potrebbe vedere il colosso giapponese acquisire una quota significativa nella società di San Francisco, famosa per i suoi modelli linguistici avanzati come GPT-4 e il suo impatto sull’industria tecnologica globale.

SoftBank Group ha annunciato di essere il primo cliente a ricevere i chip Blackwell di Nvidia, un passo significativo nella costruzione di un supercomputer avanzato in Giappone. Questo sviluppo è stato rivelato durante il summit AI di Nvidia a Tokyo, dove è stato sottolineato che il supercomputer sarà il più potente del paese, progettato per supportare iniziative di intelligenza artificiale (AI) e per servire istituzioni di ricerca e aziende locali.

Il CEO di SoftBank, Masayoshi Son, ha recentemente sottolineato il potenziale di Nvidia, dichiarandola “sottovalutata” durante il suo intervento al Saudi FII Summit. Ha proiettato che per raggiungere l’intelligenza artificiale superintelligente (ASI) potrebbero essere necessari “centinaia di miliardi di dollari”, insieme a un investimento stimato di 9 trilioni di dollari e 200 milioni di chip. Nonostante un leggero calo delle azioni di Nvidia nel premarket, l’azienda ha visto una crescita notevole, con le azioni in aumento del 191% dall’inizio dell’anno e oltre il 2.600% negli ultimi cinque anni.

Il Vision Fund 2 di SoftBank Group investirà tra i 10 e i 20 milioni di dollari nella startup americana di ricerca sull’intelligenza artificiale Perplexity AI, secondo quanto riportato da Bloomberg. Questo investimento fa parte di un round di finanziamento più ampio da 250 milioni di dollari, che valuta la startup circa 3 miliardi di dollari, triplicando la sua precedente valutazione di circa 1 miliardo di dollari. L’accordo non è ancora definitivo e i termini potrebbero cambiare, come riferisce il rapporto, citando fonti interne.

Arm Holdings una sussidiaria di SoftBank (sta attivamente lavorando allo sviluppo dei propri chip di intelligenza artificiale (AI), con l’obbiettivo di avere il primo prototipo pronto entro la primavera del 2025, come riportato dal quotidiano giapponese Nikkei.
Il progettista di semiconduttori con sede nel Regno Unito ha in programma la creazione di una divisione dedicata ai chip AI e prevede di iniziare la produzione di massa nell’autunno del prossimo anno, affidandosi a produttori a contratto per la produzione.

Il colosso tecnologico giapponese SoftBank ha ceduto le quote di imprese quotate in borsa appartenenti al suo Vision Fund, orientandosi maggiormente verso il settore dei semiconduttori e dell’intelligenza artificiale, secondo quanto riportato da Bloomberg.
Il Vision Fund, che ha rappresentato il fondo di venture capital più grande al mondo, ha dismesso le proprie partecipazioni in aziende quali DoorDash, Coupang e Grab Holdings, come evidenziato dai documenti normativi citati dal notiziario.

“Stiamo andando verso una rivoluzione dell’intelligenza artificiale e saremo
Masayoshi Figlio
la società di investimento per la rivoluzione dell’intelligenza artificiale”
Il gigante giapponese dell’alta tecnologia SoftBank ha ricevuto un upgrade da Deutsche Bank, in seguito all’intensificarsi delle sue iniziative nel settore dell’intelligenza artificiale.
La compagnia prevede di puntare oltre 150 miliardi di yen (quasi 895M euro) nello sviluppo di hardware dedicato alla realizzazione di un avanzato modello linguistico dotato di 1 trilione di parametri, con l’avvio della terza fase previsto nella seconda parte dell’anno corrente, come evidenziato dall’analista Peter Milliken Deutsche Securities.

Masayoshi Son, il fondatore di SoftBank Group Corp. una delle holding giapponesi più importanti al mondo e specializzata nell’investimento in capitale di rischio, ha intenzione di raccogliere fino a 100 miliardi di dollari per finanziare un’impresa di chip in grado di competere con Nvidia Corp. e fornire semiconduttori essenziali per l’Intelligenza Artificiale.
Lo riporta Bloomberg, secondo cui il progetto, con il nome in codice di Izanagi – il dio giapponese della creazione e della vita – mira a creare una società che possa integrare al suo interno l’unità di progettazione di chip Arm Holdings (società controllata sempre da SoftBank e specializzata nel settore dei semiconduttori) e nel quale SoftBank investirebbe 30 miliardi di dollari, mentre 70 miliardi di dollari arriverebbero da investitori istituzioni del Medio Oriente.
Se avrà successo, questo progetto rappresenterà uno dei maggiori investimenti nell’ambito dell’intelligenza artificiale dall’avvento di ChatGPT, superando di gran lunga l’investimento di oltre 10 miliardi di dollari di Microsoft Corp. in OpenAI.
I dettagli su come il progetto sarà finanziato o le modalità con le quali verranno investiti i finanziamenti non sono ancora stati definiti. Quello che è noto al momento è che Son sta valutando diverse idee e strategie di investimento per rafforzare la presenza di Arm nel mercato dei chip dell’Intelligenza Artificiale, al momento dominata da Nvidia, ed esplorando la possibilità di realizzare processori di prossima generazione.