Frances Haugen non è nata attivista. È un’ingegnere informatico, una data scientist con un curriculum che farebbe invidia a chiunque nel settore tecnologico. Laureata in ingegneria informatica al Olin College e con un MBA ad Harvard, ha lavorato per Google, Pinterest e Yelp. Nel 2019, entra in Facebook come product manager nel team di “Civic Integrity”, incaricato di contrastare la disinformazione e promuovere la sicurezza online. Un ruolo che, a prima vista, sembrava allinearsi perfettamente con la sua carriera.

Ma la realtà che Haugen scopre all’interno di Facebook è ben diversa. I dati interni rivelano che la piattaforma non solo amplifica contenuti divisivi e polarizzanti, ma che Instagram ha effetti devastanti sulla salute mentale degli adolescenti. Secondo i documenti, il 13,5% delle ragazze adolescenti nel Regno Unito ha avuto pensieri suicidi più frequenti, il 17% ha visto peggiorare un disturbo alimentare e il 32% delle ragazze che si sentivano male riguardo al proprio corpo si sentivano ancora peggio dopo l’uso di Instagram.

Queste informazioni erano note ai vertici dell’azienda, ma non venivano comunicate al pubblico. Haugen, sconvolta dalla consapevolezza che la piattaforma stesse danneggiando i suoi utenti, decide di agire. Nel maggio 2021, raccoglie migliaia di documenti interni, noti come “Facebook Papers”, e li consegna al Wall Street Journal e alla Securities and Exchange Commission (SEC). Il 3 ottobre 2021, appare pubblicamente in un’intervista con “60 Minutes”, rivelando la sua identità e le sue motivazioni.

Le sue dichiarazioni scuotono il mondo. Haugen testimonia davanti al Congresso degli Stati Uniti, accusando Facebook di mettere i profitti al di sopra della sicurezza degli utenti e di non adottare le misure necessarie per proteggere i minori dalle conseguenze negative dell’uso dei social media. La sua testimonianza porta a una crescente pressione pubblica e politica sull’azienda, spingendo per una maggiore regolamentazione delle piattaforme digitali.

Ma la reazione di Facebook è stata quella di minimizzare le accuse, mettendo in dubbio la posizione di Haugen all’interno dell’azienda e cercando di sminuire la gravità delle sue affermazioni. Nonostante ciò, le sue rivelazioni hanno avuto un impatto significativo. Haugen è diventata una figura simbolo della lotta per la trasparenza e la responsabilità nel settore tecnologico, apparendo sulla copertura di riviste come “Time” e partecipando a discussioni globali sulla regolamentazione dei social media.

Nel 2023, Haugen pubblica il suo libro “The Power of One: How I Found the Strength to Tell the Truth and Why I Blew the Whistle on Facebook”, in cui racconta la sua esperienza e le motivazioni che l’hanno spinta a compiere una scelta così coraggiosa.

La storia di Frances Haugen è un monito per l’industria tecnologica. Dimostra che, anche di fronte a un colosso come Facebook, una persona può fare la differenza. La sua azione ha portato alla luce le pratiche dannose di una delle piattaforme più influenti al mondo, stimolando un dibattito globale sulla necessità di regolamentare l’uso dei dati e proteggere gli utenti, in particolare i più vulnerabili.