Il 23 Ottobre Salone delle Fontane si prepara a diventare l’epicentro di un esperimento collettivo che potremmo definire una “rivoluzione gentile” della Pubblica Amministrazione. Il AWS Public Sector Day 2025 non è un evento qualsiasi: è il tentativo di portare la PA italiana oltre il confine del possibile, con il cloud e l’intelligenza artificiale come bussole per orientarsi nel caos digitale. In un Paese dove ogni innovazione deve prima sopravvivere a un timbro, l’idea di usare l’AI generativa per accelerare la trasformazione digitale del settore pubblico suona quasi sovversiva. Eppure è esattamente ciò che Amazon Web Services ha deciso di fare: mettere la potenza del suo ecosistema tecnologico al servizio di un apparato che ha urgente bisogno di diventare più agile, più intelligente, più umano.

Chi conosce davvero la macchina pubblica sa che il problema non è la mancanza di dati, ma la loro prigionia. Terabyte di informazioni dormono in silos isolati, archivi inaccessibili, piattaforme frammentate. L’obiettivo dell’AWS Public Sector Day 2025 è liberarli, e trasformarli in valore reale. Lo scenario delineato è ambizioso: un’infrastruttura digitale in grado di abilitare un modello di governance dinamico, interoperabile e finalmente orientato al cittadino. Il cloud per la Pubblica Amministrazione non è più un orizzonte remoto, ma una necessità strategica.

Secondo il report State of the Digital Decade 2025 della Commissione Europea, l’Italia ha fatto progressi nel potenziamento delle infrastrutture e nei servizi digitali, ma resta in ritardo sull’adozione dell’intelligenza artificiale nella PA, con un obiettivo di penetrazione del 60% entro il 2030, rispetto al 75% della media europea. Tradotto: abbiamo la banda, ma non ancora la visione. Il problema, come sempre, non è tecnologico, ma culturale.

Eppure, la giornata del 23 ottobre promette di essere una dimostrazione concreta di come la tecnologia possa farsi alleata della governance. AWS porta sul palco clienti e partner strategici come Sogei, InfoCamere, ARPAS e il Polo Strategico Nazionale, per mostrare che l’innovazione pubblica non è più un esperimento accademico ma un fatto operativo. Sogei, braccio tecnologico dello Stato, parla di un modello hybrid multicloud che ha ridotto i tempi di implementazione da mesi a giorni, trasformando la burocrazia in un laboratorio di efficienza. ARPAS, l’agenzia regionale per la protezione ambientale della Sardegna, racconta una riduzione del 70% dei costi e del 90% del tempo di manutenzione grazie a un’architettura cloud-native basata su servizi serverless. Una rivoluzione silenziosa, fatta di numeri e codice, non di conferenze stampa.

Sergio Gianotti, Head of Public Sector di AWS Italia, lo dice senza giri di parole: “Le tecnologie come il cloud e l’intelligenza artificiale sono oggi il principale motore dell’evoluzione digitale della PA”. Tradotto per i non addetti ai lavori: chi non sale su questo treno, resterà bloccato in stazione con i vecchi sistemi legacy e le stampanti a modulo continuo. La sfida è duplice. Da un lato, la PA deve imparare a usare i dati come una risorsa strategica; dall’altro, deve farlo garantendo sovranità, sicurezza e conformità normativa, perché nel settore pubblico la fiducia è un’infrastruttura tanto importante quanto la fibra ottica.

Il caso dell’Agenzia Nazionale per i Beni Sequestrati e Confiscati (ANBSC) è emblematico. È la prima amministrazione pubblica italiana ad aver portato i propri workload in produzione sul cloud AWS attraverso il servizio Secure Public Cloud del Polo Strategico Nazionale. Tradotto, ha spostato processi core come la gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata su un’infrastruttura cloud sicura, tracciabile e interoperabile. Un passo enorme in termini di trasparenza e velocità decisionale. Un paradosso quasi poetico: usare la nuvola per combattere l’opacità.

Il AWS Public Sector Day 2025 non è solo un evento, ma una dichiarazione politica. Il messaggio è chiaro: l’innovazione non si compra con un appalto, si costruisce con un ecosistema. E il cloud pubblico, se gestito con sovranità e regole chiare, può diventare la spina dorsale di un’amministrazione più responsabile, efficiente e, soprattutto, accessibile. Perché il vero potere del cloud non è nei server, ma nella mentalità che impone. Elasticità, scalabilità, sicurezza: tre parole che suonano banali solo a chi non ha mai dovuto gestire un sistema informativo pubblico in emergenza.

La Pubblica Amministrazione, abituata a pianificare in decenni, dovrà imparare a pensare in sprint. L’adozione del cloud per la PA non è più una questione tecnica, ma un imperativo economico. Ogni euro speso in efficienza digitale genera risparmi strutturali e libera risorse per servizi più intelligenti. Ogni minuto guadagnato nella gestione dei dati è tempo restituito ai cittadini. In questa prospettiva, la trasformazione digitale del settore pubblico è il più grande progetto di equity tecnologica del nostro tempo.

Chi pensa che l’AI generativa nella PA sia un capriccio futuristico non ha capito che la battaglia non è tra uomo e macchina, ma tra chi sa usare l’intelligenza e chi la subisce. L’AI può analizzare milioni di documenti, suggerire decisioni, prevedere trend, migliorare l’esperienza dei cittadini. Ma solo se c’è un disegno strategico, una governance dei dati e un’infrastruttura affidabile come quella che AWS offre. Non è un caso che l’evento di Roma attiri rappresentanti di Difesa, Sanità, Università, Ricerca, Trasporti e Utilities. Tutti i settori pubblici che, in modi diversi, gestiscono la materia prima più preziosa dell’era digitale: l’informazione.

La sicurezza dei dati è la condizione necessaria per rendere credibile la trasformazione. Non basta migrare in cloud, bisogna farlo rispettando principi di sovranità digitale, controlli tecnici rigorosi e compliance normativa. Ed è qui che AWS gioca una partita globale, offrendo un modello europeo basato sul principio di “sovereign cloud”, che combina potenza tecnologica e rispetto delle normative locali. In altre parole, un’AI senza colonialismi digitali.

Il bello è che tutto questo accade mentre il PNRR corre verso la sua scadenza naturale e il dibattito pubblico sembra dimenticare che la vera sfida comincia dopo. Le amministrazioni dovranno proseguire gli investimenti anche senza la benzina dei fondi europei. E qui l’AI e il cloud diventano più che tecnologie: diventano leve di sostenibilità economica e di continuità operativa.

C’è una lezione nascosta dietro l’entusiasmo dell’AWS Public Sector Day 2025. La digitalizzazione non è un progetto, è un processo. Non finisce mai. E ogni innovazione tecnologica, per quanto avanzata, è solo un mezzo per rendere la macchina pubblica più trasparente, più predittiva, più umana. Il paradosso è che proprio la tecnologia più astratta, il cloud, può restituire concretezza al rapporto tra cittadini e istituzioni.

Alla fine, il 23 ottobre non sarà solo un giorno dedicato all’innovazione, ma un test di maturità collettiva. Capiremo se l’Italia è pronta a trattare l’intelligenza artificiale non come una minaccia, ma come un alleato strategico. Capiremo se il cloud per la Pubblica Amministrazione può essere la base su cui costruire una nuova fiducia digitale. Capiremo, forse, che la trasformazione digitale del settore pubblico non è un esercizio di stile, ma un atto di responsabilità verso il futuro.

Se tutto questo dovesse sembrare troppo visionario, ricordate una cosa: anche Internet, nel 1995, sembrava un gioco per nerd. Oggi la burocrazia scopre la sua versione 5.0. E, finalmente, il cittadino non dovrà più chiedersi “a che punto è la mia pratica”, ma solo “quanto è veloce la mia connessione”.