Sundar Pichai:

Our full stack approach to AI is delivering strong momentum and we’re shipping at speed, including the global rollout of AI Overviews and AI Mode in Search in record time… The Gemini App now has over 650 million monthly active users… And we have over 300 million paid subscriptions led by Google One and YouTube Premium.

Alphabet, la capogruppo di Google, ha appena annunciato i risultati del terzo trimestre 2025 e ha infranto un tabù: per la prima volta superato il muro dei 100 miliardi di dollari di ricavi (precisamente ~ 102,35 mld), con un +16 % rispetto allo stesso periodo del 2024.

Dietro a quel traguardo ci sono leve consolidate (advertising), ma anche elementi che fino a poco tempo fa venivano citati come “futuri”: cloud, infrastruttura AI, abbonamenti. È come se Google avesse finalmente messo insieme le tessere: la domanda è se ora saprà mantenere la coesione del mosaico.

Advertising (che novità…): l’ossatura che regge tutto

L’advertising rimane la struttura portante su cui poggia buona parte della redditività. Nel trimestre, Google Ads (Search & Other) ha generato ~ 56,6 mld, mentre YouTube Ads ha toccato ~ 10,26 mld. Complessivamente, le entrate da adv hanno superato i 74 mld, con una crescita su base annua di ~ 12‑13 %.

Questa persistenza della crescita adv, in un contesto in cui molti temevano che gli strumenti AI (ChatGPT, browser intelligenti) potessero erodere il monopolio di Google sulla ricerca, è un segnale forte. Google ha risposto con “AI Overviews” e “AI Mode” in Search, feature focalizzate a trattenere l’utente nella piattaforma anziché perderlo verso strumenti alternativi.

Ma la domanda da tecnologo è: con la frammentazione delle fonti di traffico (TikTok, Amazon, app verticali) l’industria adv non rischia un’erosione della “gerarchia Google” nel medio termine?

Cloud + AI = il carburante del salto

La stella del trimestre è il segmento Cloud. Con ricavi pari a ~ 15,16 mld, ha registrato un incremento annuo del ~ 34 %.

Non è solo crescita percentuale: il backlog di contratti non ancora riconosciuti raggiunge ~ 155 mld, a indicare che il riscontro su contratti pluriennali è robusto.

Questa dinamica suggerisce che il cloud non è più solo “bene infrastrutturale”: diventa veicolo principale per monetizzare l’ondata AI. Google sta piazzando chip personalizzati (TPU), stack interni, strumenti integrati (Vertex AI), per offrire non solo risorse ma intelligenza come servizio.

Se riuscirà a ottimizzare margini, differenziare l’offerta AI e scalare l’adozione nelle imprese globali, questo business potrebbe diventare il fulcro del valore futuro. Ma attenzione: margini cloud sono battaglia dura, soprattutto con Azure e AWS che spremono economie di scala.


Abbonamenti, piattaforme, devices: la terza gamba

Non trascurare le “altre” fonti: abbonamenti (Google One, YouTube Premium, etc.), piattaforme e dispositivi segnalano ~ 12,9 mld di ricavi nel trimestre.

Non è roba da poco. È la scommessa su fidelizzazione, ecosistemi proprietari, ricavi ricorrenti indipendenti dall’advertising. Google ha ormai oltre 300 milioni di abbonamenti attivi complessivi.

Questa diversificazione è essenziale per smussare il rischio strutturale di un’eccessiva dipendenza dall’adv, specie in scenari di contrazione pubblicitaria globale.


Capex: si spinge l’infrastruttura, ma con che efficienza?

Il management ha rivisto al rialzo gli investimenti per il 2025, portandoli in un range compreso tra 91 e 93 mld (da precedenti stime tra 75 e 85).

Questo aumento indica che Alphabet è disposta a “mettere il mattone” sull’intelligenza artificiale come infrastruttura di dominio. Nuovi data center, chip, reti interne sono essenziali per sostenere la nuova curva di crescita.

Ma il rovescio è che errori di pianificazione o saturazione di capacità possono tradursi in sprechi massicci. La capacità di usare al massimo le risorse già esistenti (TPU in uso, depreciation fully absorbed) diventa cruciale. E in un contesto di rialzo dei tassi e pressione sui bilanci corporate, ogni inefficienza si paga cara.


Rischi, interrogativi strategici

La battaglia ora non è solo su volumi, ma su sostenibilità. Se l’advertising rallenta per macroeconomia o per shift verso altre piattaforme, quanto può reggere Google con il solo cloud + AI?

Il rischio regolatorio è sempre sullo sfondo: antitrust, questioni sul tracciamento pubblicitario, pressioni normative in UE e USA potrebbero limitare leve tradizionali. E mentre Google si “AI‑izza”, nuove architetture di ricerca (browser intelligenti, agenti autonomi) potrebbero bypassare la pagina di Google, riducendo traffico diretto e margini adv.

Infine, l’adozione AI nelle imprese è ancora in fase “rosso insegna”: molta domanda c’è, ma la conversione verso strumenti premium e massivi richiede fiducia, competenza e spesso riscrittura di architetture legacy. Se Google sbaglia l’UX, i contratti, la tariffazione, può restare “fornitore di seconda linea”.


Il trimestre da 100 mld non è fine, è inizio. Alphabet ha messo il piede sull’acceleratore AI + cloud, ha difeso la sua mammella adv e sta costruendo l’ecosistema degli abbonamenti. Se conta davvero “chi domina l’AI infrastrutturale” nel prossimo decennio, sta giocando una mano primordiale. restera da vedere se riuscirà a far convergere performance tecnica, economie di scala e disciplina finanziaria, sotto il crocevia dei venti regolatori globali.