Dal semplice trucco digitale alla presenza quasi umana, gli avatar di Synthesia stanno ridefinendo cosa significa interazione digitale. Quello che iniziava come un tool per replicare volti umani in contenuti scriptati ora si trasforma in una piattaforma per veri e propri agenti conversazionali. I nuovi avatar, lanciati dalla compagnia londinese, non solo mostrano espressioni facciali più naturali, ma presto saranno in grado di dialogare in tempo reale. Non si tratta di un piccolo passo, ma di un balzo che porta l’intelligenza artificiale generativa dalla funzione marginale a protagonista visibile.
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“Avatar ONU e il cortocircuito tra tecnologia empatia e politica migratoria”
L’idea che due avatar IA, creati da un centro di ricerca collegato alle Nazioni Unite, possano insegnare al mondo cosa significhi davvero essere rifugiati suona come una provocazione con il sapore amaro della distopia. Nel 2025, mentre si parla di intelligenza artificiale che cambia tutto dalla medicina alla finanza c’è chi pensa che un bot digitale, incarnato in un personaggio come Amina, una donna fittizia scappata dal Sudan, o Abdalla, un soldato immaginario della Rapid Support Forces, possa sostituire la complessità del vissuto umano. L’idea sembra un lusso accademico fuori contesto, lontano dal terreno reale delle sofferenze umane.
Nell’era in cui l’intelligenza artificiale ridefinisce i confini tra realtà e simulazione, la creazione di esseri umani ultra-realistici rappresenta uno dei settori più affascinanti e inquietanti del panorama digitale. Non si tratta più di volti approssimativi, generati da software amatoriali con occhi inespressivi e sorrisi da manichino. Le nuove tecnologie permettono oggi di generare ritratti fotorealistici di persone che non sono mai esistite, ma che sembrano vive. Occhi che brillano, rughe d’espressione, texture della pelle naturali. E, soprattutto, emozioni autentiche.

Confessarsi può essere difficile, ma c’è chi ha trovato più semplice farlo con un avatar di Gesù creato dall’intelligenza artificiale. Chi l’avrebbe mai detto? Un esperimento, durato più di due mesi, ha visto centinaia di persone andare a confessare i propri segreti più intimi e a dialogare con un ‘Gesù AI’ nella Cappella di San Pietro di Lucerna, in Svizzera. Il progetto, chiamato ‘Deus in Machina’, sembra aver dimostrato che per molte persone è stato più facile aprirsi e parlare con l’avatar in questione. Come dire, meno imbarazzo e più tecnologia.

La Jane Austen’s House in Hampshire, Inghilterra, ha introdotto un progetto innovativo che porta in vita il personaggio amato di Elizabeth Bennet da Pride and Prejudice attraverso un avatar AI chiamato “Lizzy”. Questa collaborazione con StarPal e l’Università per le Arti Creative (UCA) mira a migliorare l’interazione dei visitatori e le esperienze educative all’interno del museo.

WhatsApp sta sviluppando una nuova funzionalità basata sull’intelligenza artificiale che permetterà agli utenti di creare avatar personalizzati di se stessi con semplici prompt testuali.
La nuova funzione in sviluppo, trovata nella versione beta di WhatsApp per Android 2.24.14.7 da WABetaInfo, userà una combinazione di immagini dell’utente, prompt di testo e il modello AI Llama di Meta per creare immagini.