I data center non sono più soltanto “fabbriche di bit”: se guidati da una visione strategica, possono diventare leve di competitività, occupazione e sostenibilità per l’Italia. È quanto emerge dal Position Paper “L’Italia dei data center. Energia, efficienza, sostenibilità per la transizione digitale”, presentato al Forum di Cernobbio da TEHA Group in collaborazione con A2A. Secondo lo studio, lo sviluppo del settore potrebbe contribuire dal 6% al 15% della crescita annuale del PIL nazionale, abilitando fino a 150.000 nuovi posti di lavoro tra diretti, indiretti e indotti. Numeri che confermano come i data center siano ormai infrastrutture strategiche, indispensabili per sostenere la diffusione di AI, IoT e cloud computing.
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Cernobbio è stata ancora una volta il palcoscenico di verità scomode. Lo studio Amazon-Teha appena presentato mette nero su bianco quello che molti investitori sanno già: la Spagna attrae il 60% in più di capitali esteri rispetto all’Italia. Tradotto in cifre, tra il 2015 e il 2024 Madrid ha raccolto 304 miliardi di euro di investimenti diretti esteri (IDE), contro i 191 miliardi di Roma. Un divario da 113 miliardi che non è frutto del caso, ma di differenze strutturali sempre più evidenti.