Quest’anno, il tema ufficiale della Fiera del Libro di Francoforte 2025, che si è svolta il mese scorso è stato “Ponti di libertà”. Ma a detta degli editori, quei ponti sembrano costruiti su fondamenta digitali un po’ instabili, mentre il traffico che ci scorre sopra è monopolizzato dai soliti colossi Usa, Google, Microsoft e Amazon in primis, assieme ai loro cugini cinesi.
La 77ª Buchmesse, la più importante fiera dell’editoria mondiale, è stata una lezione di geopolitica culturale. Non solo libri, ma algoritmi, copyright e colonizzazione digitale. E il j’accuse del ministro tedesco della Cultura, Wolfram Weimer, che non ha usato mezzi termini: “Le big tech americane e cinesi stanno praticando un vero e proprio colonialismo digitale” ha dichiarato.
Quando le AI leggono senza permesso
La denuncia è chiara: le grandi piattaforme tecnologiche addestrano i loro sistemi di intelligenza artificiale su miliardi di testi , libri, articoli e saggi, senza chiedere il consenso agli autori né riconoscere loro un solo centesimo di compenso. È la nuova forma di sfruttamento delle risorse intellettuali: questa volta non parliamo di carbone o petrolio, ma di idee estratte dai database globali per alimentare modelli linguistici e chatbot sempre più raffinati.
Come ha avuto modo di spiegare Innocenzo Cipolletta, presidente dell’Associazione Italiana Editori (AIE), “l’intelligenza artificiale utilizza i libri senza pagarne i diritti d’autore e senza alcuna trasparenza” e noi “non sappiamo su cosa sia stata addestrata”. In altri tempi, conclude, si sarebbe stato un furto di proprietà intellettuale. Oggi si chiama “innovazione”.
L’AI come industria estrattiva
Quella che nasce quindi come rivoluzione tecnologica rischia di diventare un’operazione estrattiva su scala planetaria. Gli algoritmi divorano contenuti culturali, li riformulano e li restituiscono al pubblico in forma di output generato, eliminando l’autore dal processo creativo e l’editore dal modello di business. L’AI generativa, insomma, non legge per capire, ma per consumare.
Peraltro, la metafora del “colonialismo digitale” funziona perfettamente: i dati culturali sono le nuove materie prime, le piattaforme i nuovi imperi e gli autori, spesso ignari, i nuovi colonizzati.
Crisi e contraddizioni del mercato editoriale
Il contesto, d’altra parte, non aiuta. In Germania, il settore delle librerie è in crisi strutturale: negli ultimi cinque anni il numero dei punti vendita è crollato del 24%, e l’occupazione nel settore è diminuita del 19%, anche se il fatturato complessivo (+9%) suggerisce che pochi, grandi operatori stiano concentrando il mercato. Meno librerie, meno pluralismo, più dipendenza dalle piattaforme digitali.
La Buchmesse diventa così lo specchio di un’epoca in cui la cultura è ancora un bene pubblico, ma gestito da privati con interessi globali. Sullo sfondo, l’Europa, che cerca di difendere il diritto d’autore come ultimo baluardo di un’economia creativa che rischia di essere cannibalizzata dal cloud.
Trasparenza, copyright e sovranità culturale
Dietro le parole di Cipolletta e Weimer si intravede un appello condiviso: serve trasparenza. Sapere su quali dati vengono addestrate le AI, chi li possiede e come vengono usati. Una mission impossible in pratica: come abbiamo già visto, non si può semplicemente tentare di rimuovere libri, articoli, immagini, musica e quant’altro dai modelli di AI perché il processo di addestramento di un modello di intelligenza artificiale è irreversibile e non consente un’eliminazione “selettiva” dei dati una volta che sono stati assimilati dal modello.
In ogni caso, in un mondo in cui gli algoritmi sintetizzano le opere di milioni di autori, la domanda più urgente non è più “chi ha scritto cosa”, ma “chi addestra chi”. Perché la cultura non è un file da elaborare, ma un ecosistema da proteggere.
E in un tempo in cui persino l’intelligenza artificiale scrive romanzi e recensioni – ne parliamo nella prima puntata del nostro podcast Frontiere Digitali dedicata alla scrittrice Freida McFadden – mantenere la trasparenza sull’origine delle idee è la nuova frontiera della libertà.