Parlare di intelligenza artificiale nell’intrattenimento digitale oggi significa guardare in faccia un colosso invisibile che sta già riscrivendo le regole del gioco. La parola “AI” è diventata più che un buzzword da conferenze tecnologiche: è un produttore invisibile, un regista silenzioso e talvolta un critico impietoso che plasma contenuti, esperienze e modelli di business con una precisione chirurgica. In un settore dove l’attenzione dell’utente è la valuta più preziosa, algoritmi di machine learning non solo predicono gusti e preferenze, ma li modellano, creando un circolo vizioso di engagement artificiale. OpenAI con i suoi modelli avanzati ha reso possibile tutto questo, passando da esperimenti accademici a strumenti pratici che influenzano la narrativa, il marketing e la produzione dei contenuti. Non è fantascienza: è economia comportamentale codificata in linee di codice.
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Wall Street si trova a fare i conti con una crisi silenziosa che arriva dal cuore delle banche regionali americane, istituti che fino a poco tempo fa erano considerati pilastri stabili del sistema finanziario. Il crollo di Zions Bancorp e Western Alliance, con perdite rispettivamente del 13% e 11%, ha acceso i riflettori sulla qualità del credito in queste banche, spesso più vulnerabili rispetto ai colossi finanziari. Perdite su prestiti deteriorati, specialmente nel settore automobilistico e commerciale, stanno mettendo a dura prova la loro solidità. Zions ha registrato una perdita di 50 milioni di dollari su un singolo prestito, mentre Western Alliance ha intrapreso cause legali contro debitori per frode.
72 nomi di Dio tra intelligenza artificiale e meccanica quantistica: codici antichi o algoritmi divini?
Il settore dei data center in Europa sta vivendo una trasformazione senza precedenti, alimentata dalla crescente domanda di servizi cloud, intelligenza artificiale e digitalizzazione accelerata. Con tassi di crescita a doppia cifra e investimenti plurimiliardari, il mercato europeo si sta consolidando come pilastro fondamentale dell’economia digitale globale. In questo contesto, l’Italia ha le potenzialità per poter emergere come un hub strategico, pronta a competere con i tradizionali mercati FLAP-D (Francoforte, Londra, Amsterdam, Parigi e Dublino), che stanno raggiungendo la saturazione.
Riassumere in poche parole l’ultimo decennio dei contact center e prevedere i prossimi 10 anni dei contact center può essere sintetizzato così: esigenza di cambiamenti significativi, molti dei quali rapidi e inaspettati. Quello del customer service è un mondo spesso soggetto ai cambiamenti tecnologici infatti. I macro-trend del business impongono un riorientamento strategico, mentre a livello micro, le esigenze degli agenti e dei clienti cambiano continuamente, richiedendo soluzioni altamente flessibili per far funzionare il tutto.