Microsoft ci ha appena dato una lezione magistrale di finzione tecnologica. Il suo nuovo servizio cloud “solo UE” promette la luna: dati europei custoditi in centri dati europei, personale locale a monitorare ogni accesso, tutto sotto un tappeto di log e monitoraggio costante. Sulla carta, perfetto. Nella realtà, un bluff gigantesco. Durante un’audizione al Senato francese sul tema della sovranità digitale, Anton Carniaux, direttore degli affari pubblici e legali di Microsoft Francia, ha dichiarato sotto giuramento ciò che tutti sospettavano: non può garantire che i dati dei cittadini francesi siano al sicuro dall’accesso del governo statunitense. Letale per il mito del cloud sovrano. La cruda verità è questa: anche con data center in Europa e personale europeo, la piattaforma resta soggetta alla legge americana.
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La dipendenza infrastrutturale in Europa è ormai un problema da codice rosso, quasi un dramma shakespeariano in chiave tecnologica. Nel mondo del cloud computing, la quasi totalità delle aziende europee si affida senza riserve a infrastrutture americane, con Amazon Web Services che detiene circa il 32% del mercato globale, seguito da Microsoft Azure con il 23% e Google Cloud Platform intorno al 11%, dati recenti di Synergy Research Group confermano questa distribuzione spietata. Questi numeri non sono soltanto statistiche: sono il riflesso di un controllo quasi totale su dati, servizi e infrastrutture critiche che influenzano quotidianamente la vita economica, sociale e politica del continente.
Nel contesto della rapida evoluzione dei modelli linguistici di grande dimensione (LLM), il Professor Roberto Navigli, nel suo intervento presso il panel Lingue dell’Associazione Italiana per l’Intelligenza Artificiale (AIxIA) 2024, ha offerto uno spunto cruciale per il futuro dell’intelligenza artificiale, in particolare sulla necessità di pre-addestrare modelli linguistici “nazionali”. Navigli ha approfondito l’importanza di sviluppare LLM che possiedano una comprensione profonda delle lingue e delle culture locali, offrendo una prospettiva che non solo mette in evidenza i progressi tecnologici ma pone anche le basi per un’intelligenza artificiale più equa e localizzata.
Il colosso delle telecomunicazioni francese Orange ha annunciato una partnership con OpenAI (sostenuta da Microsoft) e Meta (proprietaria di Facebook) per lo sviluppo di modelli di intelligenza artificiale (AI) progettati per comprendere le lingue regionali africane. Questa iniziativa mira a colmare un vuoto importante nell’ecosistema dell’AI globale, che spesso ignora lingue meno rappresentate nei dati di addestramento.
Il panorama dell’intelligenza artificiale (AI) in Europa sta assistendo a una svolta importante con il lancio di Teuken-7B, un modello linguistico di grandi dimensioni (LLM) progettato per rispondere alle specificità del mercato europeo. Frutto della collaborazione tra istituti di ricerca e imprese, sotto la guida degli istituti Fraunhofer tramite il consorzio OpenGPT-X, questo LLM si pone come alternativa concreta ai modelli dominanti provenienti da altre regioni del mondo. Il modello è stato sviluppato per essere multilingue e addestrato nelle 24 lingue ufficiali dell’Unione Europea, rappresentando un passo significativo nella realizzazione di soluzioni AI in grado di rispondere alle esigenze linguistiche e culturali del vecchio continente.