Intelligenza Artificiale, Innovazione e Trasformazione Digitale

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Apple scommette su un Siri nuovo di zecca per il 2026: il ritardo che forse salverà l’intelligenza artificiale di Cupertino

Apple ha un problema con l’intelligenza artificiale. E si chiama Siri.

Nonostante le fanfare, le demo impeccabili e le promesse reiterate nei keynote più luccicanti della Silicon Valley, l’assistente vocale di Apple – lanciato nel 2011 come l’alba del futuro vocale – oggi sembra più un’inserviente spaesata nella grande villa dell’AI generativa. Eppure, qualcosa si muove a Cupertino. Dopo rinvii, scaricabarile interni e riscritture strutturali del codice, Apple ha fissato un obiettivo ambizioso ma (stavolta) realistico: lanciare la nuova Siri nella primavera del 2026, con iOS 26.4.

Apple: La grande illusione del pensiero artificiale

C’era una volta l’illusione che bastasse aumentare i parametri di un modello per avvicinarlo al ragionamento umano. Poi arrivarono gli LRM, Large Reasoning Models, con il loro teatrino di “thinking traces” che mimano una mente riflessiva, argomentativa, quasi socratica. Ma dietro al sipario, il palcoscenico resta vuoto. Lo studio The Illusion of Thinking firmato da Shojaee, Mirzadeh e altri nomi illustri (tra cui l’onnipresente Samy Bengio) è una doccia fredda per chi sperava che la nuova generazione di AI potesse davvero pensare. Spoiler: no, non ci siamo ancora. Anzi, forse ci stiamo illudendo peggio di prima.

Solarium: l’illusione luminosa di Apple mentre si prepara a venderti un altro specchio lucidato

Apple non innova. Lucida. E alla WWDC 2025, con un sorriso californiano e l’aria di chi ha appena riscoperto il fuoco, lo farà di nuovo. Solo che stavolta lo chiamerà Solarium. Non è solo un nome in codice è un manifesto estetico, un esercizio zen di trasparenza, vetro smerigliato e minimalismo ipnotico. La nuova interfaccia arriverà ovunque: iOS 19, iPadOS 19, macOS 16, watchOS, tvOS. Pure VisionOS, per non farlo sentire escluso nel suo mondo aumentato.

La parola chiave qui è: ristrutturazione. Apple sta smantellando le impalcature concettuali del suo ecosistema per costruire un unico tempio UX, illuminato da una luce digitale diffusa e controllata. Ma attenzione: come in ogni buona ristrutturazione, il costo lo paga l’utente. Non in dollari, ma in abitudini, workflow, apprendimento forzato. Tutto questo per far sembrare “nuovo” ciò che in realtà è solo più trasparente.

Apple si mette gli occhiali (di nuovo): il piano per dominare l’AI da indossare

Apple ci riprova. Dopo il mezzo passo falso del Vision Pro, troppo costoso per essere mainstream e troppo poco “AI” per essere davvero interessante, Cupertino rilancia con un progetto che sa di rivincita sottotraccia ma mira alto: occhiali smart, da lanciare a fine 2025. Niente più caschi da astronauta o visori da cyborg: questa volta il piano è più elegante, più sottile, più… Apple. O almeno così sperano Tim Cook & co., mentre la corsa all’hardware wearable guidato da intelligenza artificiale si fa spietata. La keyword? Smart glasses, ovviamente. Ma sotto la superficie, le vere partite si giocano su AI embedded e wearable computing.

Apple apre le porte agli sviluppatori esterni per sfruttare la sua AI, ma la strada è tutta in salita

Chi pensava che Apple fosse arrivata prima o poi anche nell’arena dell’intelligenza artificiale generativa si è illuso. No, non perché Cupertino non abbia voglia o mezzi, ma perché l’azienda ha costruito negli anni un ecosistema troppo “chiuso” per lasciare spazio a chi non sia già in casa. Ora però, finalmente, la mela morsicata sembra pronta a dare ai terzi la possibilità di sfruttare i suoi modelli AI, seppur con tante limitazioni, in uno sforzo che assomiglia più a una corsa in ritardo che a una mossa da leader.

Apple intelligence, il disastro annunciato: Siri rifatta da zero per salvare la faccia e l’AI

Ci risiamo. Quando Apple cerca di “arrivare dopo ma meglio”, finisce per arrivare tardi e rotolando. Il tentativo di trasformare Siri in una creatura “generativa” quella promessa magica chiamata Apple Intelligence si è rivelato, finora, più un esercizio di improvvisazione che un piano strutturato. È Bloomberg, con un corposo report firmato Mark Gurman, a scoperchiare il pentolone fumante del caos in cui Cupertino si è infilata. La parola chiave? ricostruzione. E al centro del cantiere, inevitabilmente, c’è lei: Siri, la diva decaduta delle assistenti vocali.

iPhone di vetro curvo: la resurrezione di Apple o la sua ennesima distopia di lusso?

Apple 2027: vent’anni di iPhone, due decenni di rincorsa verso un’utopia hi-tech che sa sempre di déjà vu. L’ultima? Un “iPhone quasi interamente in vetro”, curvo, senza fori, senza bordi, senza più niente, se non l’ego di Cupertino riflesso su una superficie lucida. No, non è il concept di un designer sballato su Behance. È ciò che Bloomberg, tramite il solito Mark Gurman, ci spaccia come “vision futurista”, ma puzza già di vetro appannato.

Apple, privacy e bugie: come 95 milioni di dollari non bastano a farci dimenticare Siri

Quando si parla di Apple e privacy, la narrazione ufficiale è sempre quella del paladino della riservatezza digitale. Una sorta di templare high-tech che combatte contro le Big Data e i loro appetiti famelici. Eppure, ogni tanto, anche il cavaliere più lucente inciampa su un sasso, e nel caso di Cupertino, il sassolino si chiama Siri. O meglio, il modo in cui Siri ha ascoltato più del dovuto. Ora, dopo anni di accuse e class action, arriva il sigillo finale: Apple ha accettato di pagare 95 milioni di dollari per mettere a tacere una brutta storia di privacy violata.

Il prossimo passo di Jony Ive: un’analisi profonda dell’innovazione e delle sue conseguenze non intenzionali

Jony Ive, l’ex designer di Apple ormai celebre per aver progettato l’iPhone, l’iPad, e l’Apple Watch, è sempre stato un maestro nel trasformare idee eleganti in prodotti iconici. Tuttavia, in una recente intervista con Stripe, ha rivelato un lato più introspettivo, ammettendo gli effetti collaterali negativi che possono emergere dalle stesse innovazioni che ha contribuito a creare. Il suo prossimo progetto, una collaborazione con OpenAI, sembra essere guidato dal desiderio di affrontare le conseguenze non intenzionali che la tecnologia ha avuto sulla società, in particolare riguardo l’iPhone. Per Ive, questa riflessione non è solo un pensiero passeggero, ma una forza trainante dietro il lavoro che sta sviluppando nel silenzio.

Google porta Gemini nativamente su iPad: multitasking, AI e deliri di onnipotenza mobile

Google ha finalmente rilasciato una versione dedicata dell’app Gemini per iPadOS, ponendo fine all’umiliazione di dover usare la versione iPhone in modalità compatibilità su un dispositivo che ormai molti usano più del laptop. Certo, ci è voluto un po’ l’app è disponibile su iOS dal novembre scorso ma a Mountain View devono aver deciso che, sì, anche i possessori di iPad meritano un’esperienza nativa e non solo un patchwork adattato. Più tardi che mai, ma almeno non hanno aspettato il 2030.

Il cigno nero dell’iPhone: Apple, AI e il funerale annunciato del suo totem

Eddy Cue, l’uomo che gestisce il colossale business dei servizi in Apple, ha lanciato una frase che è passata come una bomba a orologeria nelle stanze della Silicon Valley. Durante il processo antitrust contro Google su Search, mentre la Corte dibatteva su monopolio e concorrenza, Cue ha sganciato la vera mina sotto il tavolo: “Potremmo non aver bisogno dell’iPhone tra dieci anni”. Come dire: il cavallo da corsa che oggi traina la carrozza di Cupertino potrebbe diventare una carcassa museale entro una decade. Perché? L’intelligenza artificiale.

Apple mette Claude dentro Xcode: la mela si prepara a riscrivere il mestiere del programmatore

Mentre tutti guardano ChatGPT scrivere righe di codice come se fosse un novello Ada Lovelace dopato di caffeina, Apple con la sua classica strategia da “slow burn” si muove con precisione chirurgica. Secondo quanto rivelato da Bloomberg, Cupertino sta integrando il modello Claude Sonnet di Anthropic direttamente in Xcode, il proprio ambiente di sviluppo ufficiale. Non si tratta solo di assistenza marginale, ma di un vero copilota: scrittura, modifica e test del codice automatizzati. Il programmatore diventa regista, più che artigiano.

Un caffè al Bar dei Daini: Apple e Amazon tra nuvole tossiche, dazi di Trump e tribunali: benvenuti nell’era post-illusione tech


C’era una volta il rally tecnologico. Mercoledì, Meta e Microsoft avevano fatto brillare gli occhi a Wall Street come un bambino davanti alla vetrina di una pasticceria. Giovedì, invece, Apple e Amazon hanno spento la festa come uno zio ubriaco a un matrimonio: le trimestrali sono arrivate puntuali, ma l’effetto è stato un atterraggio morbido, quasi anestetico. La crescita? Un timido +5% per Apple e un più frizzante +9% per Amazon. Numeri dignitosi, ma assolutamente “normali”. Parola maledetta per chi vive e muore di storytelling iper-crescita.

Però qui la contabilità è solo la superficie. La vera frustrazione degli investitori si nasconde dietro una sigla antica e velenosa: dazi. Trump, che non ha ancora smesso di flirtare con le leve protezionistiche come fossero il telecomando del caos globale, ha rimesso sul tavolo le tariffe sull’import dalla Cina. E l’intero comparto tech americano è improvvisamente diventato un castello di vetro.

Apple e Google pronti al patto con il diavolo: Gemini dentro Siri, la rivoluzione silenziosa dell’IA su iPhone

Quello che si sta profilando all’orizzonte non è un semplice accordo tecnologico: è un armistizio tra titani, una tregua armata tra due delle aziende più potenti del pianeta. Google e Apple stanno per siglare un’intesa storica per integrare Gemini, il modello linguistico di Google, direttamente nei dispositivi iOS. Siri, la tanto vituperata assistente digitale di Apple, potrebbe finalmente evolversi e diventare qualcosa di più di una segreteria vocale di lusso. La conferma è arrivata in pieno processo antitrust, come spesso accade quando la verità salta fuori sotto giuramento: Sundar Pichai ha dichiarato che l’accordo con Apple per integrare Gemini dovrebbe chiudersi entro metà 2025. E il rollout? Entro fine anno.

Il sottotesto è chiaro: Apple non vuole restare schiacciata tra l’entusiasmo popolare per ChatGPT e la spinta tentacolare di Google. E se l’IA è il nuovo petrolio, Cupertino non intende comprarlo solo da un pozzo. La strategia è multi-modello, pluralista, e profondamente opportunistica. Craig Federighi lo aveva lasciato intendere già lo scorso anno: l’obiettivo è offrire agli utenti una scelta tra diversi modelli di IA, Gemini incluso. Questo spiega perché nell’ultima beta di iOS 18.4 sono comparsi riferimenti espliciti a “Google” come possibile opzione all’interno di Apple Intelligence. Non è un bug, è una bandiera piantata in territorio nemico.

Bye Bye Cina? Welcome India Apple cambia pelle e riscrive la geopolitica del tech

Nel mondo dei colossi, dove ogni movimento strategico ha il peso di un’onda sismica, Apple sta tracciando una nuova rotta: addio (quasi) definitivo alla Cina come fabbrica globale degli iPhone destinati al mercato statunitense. Secondo il Financial Times, la Mela di Cupertino ha intenzione di spostare tutta la produzione degli iPhone venduti negli USA in India entro il 2026, con una prima milestone già nel 2025. Tradotto: oltre 60 milioni di pezzi l’anno, made in Bharat. Il tutto in risposta al deterioramento delle relazioni commerciali tra Washington e Pechino, in un gioco di tariffe, esenzioni temporanee e tensioni da guerra fredda versione 5G.

La mossa di Apple è figlia diretta del rischio di una tariffa del 125% sui prodotti cinesi ventilata da Donald Trump, oggi redivivo sul palcoscenico politico americano. Una misura che avrebbe reso l’importazione di iPhone prodotti in Cina un suicidio economico. Per ora, i telefoni cinesi sono colpiti da un dazio separato del 20%, mentre quelli fabbricati in India godono di una tariffa dimezzata, al 10%, fino a luglio. E se l’accordo commerciale con Nuova Delhi andrà in porto, il vantaggio fiscale potrebbe diventare permanente.

Apple reinventa la privacy: intelligenza artificiale migliore, dati personali intatti

Apple ci ha abituati a muoversi lentamente, a volte troppo lentamente, quando si tratta di intelligenza artificiale. Ma ora sembra che voglia recuperare terreno con una mossa che fa sembrare OpenAI e Google dei guardoni digitali. L’azienda di Cupertino ha annunciato, con il solito tono da “vi spieghiamo tutto ma non troppo”, un nuovo metodo per migliorare i propri modelli AI senza toccare, copiare o sbirciare i dati degli utenti. Sì, hai letto bene: nessun dato che varca il perimetro sacro del tuo iPhone o Mac.

In una mossa che sa tanto di “vedi mamma, niente mani”, Apple userà dei dataset sintetici, ovvero dati finti ma verosimili, per addestrare i suoi modelli. Come funzionerà? Il dispositivo confronterà questi dati sintetici con porzioni di email o messaggi reali, ma solo per chi ha deciso (volontariamente?) di aderire al programma Device Analytics. A quel punto, il sistema individua quale input finto somiglia di più al contenuto reale e invia ad Apple solo un segnale: niente testo, niente contenuti, solo l’informazione che dice “questo è il più simile”.

Apple e Siri: La sfida di rendere l’assistente virtuale intelligente, ma non troppo

Apple sta cercando di riscrivere la storia del suo assistente vocale Siri, ma il cammino è tutt’altro che lineare. Secondo quanto riportato dal New York Times, l’azienda della Mela prevede di lanciare una versione aggiornata di Siri entro la stagione delle vacanze 2025, con nuove funzionalità intelligenti e personalizzate che avrebbero dovuto essere implementate già in iOS 18. Tra queste, la possibilità di editare e inviare foto su richiesta, un passo in avanti significativo rispetto alla Siri che conosciamo oggi. Non solo un aggiornamento tecnologico, ma un tentativo di recuperare il terreno perso nei confronti dei suoi concorrenti, che da anni offrono assistenti vocali decisamente più avanzati.

Tim Cook e il panico da iPhone: se la guerra dei dazi fa volare le vendite (per ora), np Trump farà Iphone in US

Quando Donald Trump minaccia dazi del 54% sui prodotti cinesi, a Wall Street il panico si trasforma in prassi. Ma mentre gli investitori abbandonano Apple come se avesse appena annunciato il ritorno del Newton MessagePad, i consumatori americani stanno correndo nei negozi come se fosse il Black Friday fuori stagione. Il motivo? La paura che l’iPhone diventi un oggetto di lusso stile Rolex.

Apple, che da sempre danza sull’orlo di una catastrofe geopolitica pur mantenendo i profitti a doppia cifra, si è trovata di colpo al centro di una corsa all’oro hi-tech: gente che affolla gli Apple Store chiedendo con ansia se “i prezzi aumenteranno domani”. I dipendenti, lasciati senza linee guida ufficiali dall’azienda, sono diventati improvvisamente i nuovi oracoli di Cupertino, costretti a improvvisare risposte mentre l’adrenalina scorre come un aggiornamento iOS mal riuscito.

Apple Health vuole sostituire il medico con l’intelligenza artificiale? La nuova app Salute punta tutto sui dati

Apple non si accontenta più di tracciare passi, sonno e battito cardiaco. Il colosso di Cupertino sta lavorando a un restyling della sua app Salute che promette di fare molto di più: integrare un agente basato sull’intelligenza artificiale, progettato per replicare un medico. Un’idea che ha il potenziale di rivoluzionare la sanità digitale, ma anche di sollevare questioni etiche e legali enormi.

Secondo il rapporto che ha fatto emergere la notizia, l’obiettivo è chiaro: raccogliere dati dagli utenti – più di quanti già non ne immagazzini – per offrire raccomandazioni sanitarie personalizzate. Apple starebbe attualmente addestrando questo agente con l’aiuto dei propri dottori interni, il che suggerisce un livello di ambizione molto più alto rispetto ai tradizionali assistenti digitali. Se Siri, finora, ha avuto un ruolo marginale nella gestione della salute degli utenti, questa nuova IA promette di essere un vero e proprio coach sanitario virtuale, capace di suggerire diete, monitorare l’assunzione di cibo e fornire consigli sulla base delle abitudini quotidiane.

Apple Trasforma Look Around In Un’Intelligenza Artificiale: Nuova Privacy A Rischio?

Apple sta preparando il terreno per un utilizzo più aggressivo dei dati raccolti da Look Around, la sua versione di Google Street View. A partire da marzo 2025, le immagini e i dati 3D catturati durante le mappature non serviranno solo per migliorare Apple Maps, ma diventeranno carburante per allenare modelli di intelligenza artificiale destinati a prodotti e servizi dell’azienda.

Il cambiamento, segnalato da 9to5Mac, è stato discretamente aggiornato nella documentazione ufficiale di Apple, e potrebbe rappresentare una svolta significativa nell’approccio dell’azienda alla raccolta e all’uso dei dati visivi. Traduzione: quello che Apple sta catturando con le sue auto e i suoi zaini tecnologici non si limiterà più alla semplice navigazione, ma entrerà direttamente nel mondo della generazione e del riconoscimento di immagini tramite AI.

Tim Cook corteggia la Cina: Apple Intelligence in bilico mentre elogia DeepSeek

Tim Cook ha deciso di giocare d’anticipo sulla concorrenza e sul governo cinese, elogiando pubblicamente i modelli di intelligenza artificiale della start-up DeepSeek proprio alla vigilia della conferenza per sviluppatori di Apple a Shanghai. Un gesto non casuale, che avviene mentre Cupertino attende ancora il via libera per portare la sua Apple Intelligence sugli iPhone in Cina.

La dichiarazione di Cook, rilasciata alla China News Service durante il China Development Forum a Pechino, non è passata inosservata. DeepSeek è un nome sempre più influente nel panorama AI cinese, noto per aver sviluppato modelli di intelligenza artificiale altamente competitivi con una frazione delle risorse utilizzate dai colossi americani. Per Apple, in cerca di un lasciapassare per il mercato cinese, fare un passo verso DeepSeek potrebbe essere una mossa strategica per allinearsi alle aspettative del governo di Pechino.

Apple si lancia nell’intelligenza visiva: telecamere su Apple Watch e AirPods per il 2027

Apple sta preparando il terreno per un’ennesima rivoluzione nel wearable tech, puntando sull’Intelligenza Visiva (Visual Intelligence). Secondo Bloomberg, la casa di Cupertino sta esplorando l’aggiunta di telecamere su Apple Watch e AirPods, con il lancio previsto entro il 2027. Un passo che potrebbe ridefinire l’utilità degli accessori indossabili, ma che evidenzia anche la sua rincorsa nel settore AI, dove finora ha arrancato rispetto ai rivali.

Apple e l’illusione dell’intelligenza: il fallimento di Siri e la disperata rincorsa all’AI

Apple che ama vendere sogni in confezioni minimaliste, è ufficialmente in crisi nel campo dell’intelligenza artificiale. Dopo mesi di ritardi e flop imbarazzanti, Tim Cook ha perso la pazienza e sta rimescolando le carte tra i dirigenti nel tentativo di rimettere in carreggiata un settore che, a dirla tutta, non ha mai veramente dominato. Il grande sacrificato di turno è John Giannandrea, ex Google e capo dell’AI di Apple, che si vede sfilare di mano il controllo di Siri. Al suo posto? Mike Rockwell, l’uomo dietro il Vision Pro, un gioiello tecnologico che nessuno vuole comprare. Un cambio di strategia o solo l’ennesimo tentativo disperato di mascherare un fallimento?

Airpods con traduzione simultanea: Apple rivoluziona la comunicazione globale

Apple si prepara a trasformare radicalmente l’esperienza d’uso delle AirPods, introducendo una funzionalità di traduzione simultanea che potrebbe ridefinire il modo in cui le persone comunicano in diverse lingue. Secondo quanto riportato da Bloomberg, questa innovazione potrebbe arrivare con iOS 19, il prossimo aggiornamento del sistema operativo di Cupertino.

La tecnologia alla base di questa funzione è stata sviluppata da Apple negli ultimi anni e sfrutta le capacità avanzate di elaborazione vocale delle AirPods. Gli auricolari captano le parole tramite i loro microfoni, le inviano all’iPhone per una rapida traduzione e poi riproducono l’audio tradotto attraverso gli stessi AirPods o gli altoparlanti del telefono. Questa dinamica consentirebbe una comunicazione fluida e naturale tra persone che parlano lingue diverse, senza la necessità di interrompere il dialogo per digitare testi o consultare app di traduzione.

Apple posticipa le funzionalità AI di Siri

Apple ha recentemente annunciato un ritardo nel rilascio delle funzionalità avanzate di Siri, precedentemente previste per il 2025. Jacqueline Roy, portavoce dell’azienda, ha dichiarato che queste caratteristiche saranno introdotte nel “prossimo anno”, senza specificare una data precisa.

“Stiamo anche lavorando a una Siri più personalizzata, che le dia più consapevolezza del tuo contesto personale, oltre alla capacità di agire per te all’interno e tra le tue app” . “Ci vorrà più tempo del previsto per realizzare queste funzionalità e prevediamo di lanciarle nel prossimo anno”.

Questo aggiornamento avrebbe dovuto includere capacità come una maggiore consapevolezza del contesto personale e l’abilità di eseguire azioni all’interno e tra le applicazioni. Tuttavia, secondo quanto riportato da Mark Gurman di Bloomberg, durante i test interni sono emersi problemi di prestazioni, sollevando preoccupazioni tra i dirigenti di Apple e portando alla decisione di posticipare il lancio.

Apple iOS 18.4: l’evoluzione dei comandi Siri e le nuove azioni di shortcuts

L’uscita della beta 2 di iOS 18.4 segna un’importante pietra miliare nell’evoluzione di Siri e delle sue capacità, con un focus particolare sull’integrazione della nuova funzionalità di Shortcuts. L’aggiornamento promette di aprire nuovi orizzonti nell’interazione tra l’assistente vocale di Apple e le app del sistema operativo. Sebbene i progressi nella piattaforma Shortcuts non siano stati così rilevanti nelle versioni recenti di iOS, sembra che il cambiamento stia per arrivare, e la beta 2 di iOS 18.4 ci offre una prima assaggio di ciò che Apple sta preparando.

Microsoft sfida Apple: Copilot arriva su macOS con nuove funzionalità AI avanzate

Microsoft ha annunciato oggi il rilascio di un’app nativa di Copilot per macOS, ampliando così la disponibilità del suo assistente AI oltre l’ecosistema Windows. Questa mossa segna un passo significativo nella strategia di Microsoft per rendere Copilot un punto di riferimento nel settore dell’intelligenza artificiale generativa, sfidando direttamente le soluzioni integrate di Apple come Siri.

L’app per macOS offre funzionalità simili alla versione Windows, consentendo agli utenti di accedere alla piattaforma web-based di Copilot per caricare immagini, generare contenuti testuali e ottenere risposte avanzate dall’AI. Tra le caratteristiche distintive spiccano la modalità scura e una scorciatoia da tastiera dedicata: con Command + Space, gli utenti possono attivare rapidamente Copilot, un’esperienza analoga al comando Alt + Space su Windows.

Apple e la grande promessa da 500 miliardi

Lunedì, Apple ha sganciato la sua ultima bomba mediatica: “investiremo oltre 500 miliardi di dollari negli Stati Uniti nei prossimi quattro anni”. Una cifra da capogiro, almeno finché non si scende nei dettagli e si scopre che, in realtà, Apple sta semplicemente promettendo di continuare a fare quello che ha sempre fatto: operare. In pratica, l’azienda ha annunciato con grande enfasi che esisterà ancora tra quattro anni. Che sollievo.

Nel comunicato, Apple specifica che l’astronomico investimento comprende tutto: dai fornitori sparsi per gli Stati Uniti, ai dipendenti, ai data center, alle sedi aziendali e perfino alle produzioni di Apple TV+. Insomma, un elenco dettagliato di attività che l’azienda avrebbe comunque portato avanti, ma che ora vengono riciclate come un gesto magnanimo verso l’economia americana. La ciliegina sulla torta? Il “nuovo stabilimento di produzione avanzato a Houston” che Apple e i suoi “partner” apriranno per costruire server per l’intelligenza artificiale. Impressionante, finché non si legge la parola chiave: “partner”. Traduzione? Foxconn – il gigante taiwanese che assembla i prodotti Apple – aveva già pianificato di costruire quella fabbrica alla fine dello scorso anno. Ma ehi, perché non prendersi un po’ di meriti?

Steve Jobs: 70 anni fa nasceva un’icona che ha cambiato il mondo

Proprio oggi, il 24 febbraio 2025 Steve Jobs avrebbe compiuto 70 anni. La sua eredità rimane incancellabile, un punto di riferimento per l’innovazione, il design e l’usabilità nel settore tecnologico. Fondatore di Apple e mente visionaria dietro prodotti che hanno ridefinito il nostro rapporto con la tecnologia, Jobs ha rivoluzionato interi settori, dalla telefonia ai computer, dalla musica al cinema d’animazione.

Apple Google: Gemini, una nuova era di collaborazione nell’intelligenza artificiale

Recenti sviluppi indicano che Apple sta pianificando l’integrazione di Gemini, il modello di intelligenza artificiale di Google, all’interno della sua piattaforma Apple Intelligence. Questa mossa rappresenta un passo significativo nell’evoluzione delle capacità AI dei dispositivi Apple, offrendo agli utenti una gamma più ampia di strumenti e funzionalità avanzate.

Durante il keynote della WWDC 2024, Craig Federighi, Senior Vice President di Apple, ha accennato alla possibilità di collaborare con altri modelli di intelligenza artificiale di terze parti, menzionando esplicitamente Gemini di Google come potenziale candidato. Questa apertura riflette la volontà di Apple di fornire agli utenti una scelta diversificata di strumenti AI, riconoscendo che diversi modelli possono eccellere in compiti specifici, come la scrittura creativa o la programmazione.

Apple rimuove la protezione avanzata dei dati nel regno unito: una mossa per salvaguardare la privacy degli utenti

Apple ha recentemente deciso di ritirare la funzionalità di sicurezza “Advanced Data Protection” (ADP) per gli utenti nel Regno Unito. Questa decisione è una risposta diretta alle richieste del governo britannico, che ha ordinato all’azienda di Cupertino di creare una “backdoor” nei suoi sistemi di crittografia, consentendo l’accesso ai dati degli utenti da parte delle autorità.

L’ADP, introdotta da Apple alla fine del 2022, offre una crittografia end-to-end per i dati archiviati su iCloud, garantendo che solo il titolare dell’account possa accedervi. Tuttavia, secondo quanto riportato dal Financial Times, il governo britannico ha emesso un “technical capability notice” in base all’Investigatory Powers Act del 2016, noto anche come “Snooper’s Charter”, che richiede alle aziende di fornire accesso ai dati dei clienti per scopi di sicurezza nazionale. Questa legge impedisce alle aziende di discutere pubblicamente tali richieste, rendendo la decisione di Apple di ritirare l’ADP un’ammissione implicita della situazione.

Apple rivoluziona l’intelligenza artificiale: tutte le novità su iOS 18, macOS Sequoia e oltre

Nel panorama tecnologico in continua evoluzione, Apple ha compiuto un passo significativo introducendo una suite di funzionalità basate sull’intelligenza artificiale (AI) con il lancio di iOS 18, iPadOS 18, macOS Sequoia, watchOS 11 e altri aggiornamenti. Questi aggiornamenti non solo migliorano l’esperienza utente, ma integrano profondamente l’AI nell’ecosistema Apple, ridefinendo l’interazione con i dispositivi.

Il fulcro di questa innovazione è “Apple Intelligence”, una piattaforma AI che combina elaborazione locale sul dispositivo e su server cloud proprietari dotati di hardware Apple Silicon. Annunciata durante la WWDC 2024, Apple Intelligence è stata resa disponibile per sviluppatori e tester il 29 luglio 2024, con un rilascio completo previsto entro il 2025. Questa piattaforma supporta una gamma di funzionalità progettate per migliorare la produttività e la creatività degli utenti.

iOS 18 e la rivoluzione AI: Il passo di Apple verso le funzionalità generative

Apple ha lanciato una serie di aggiornamenti per il suo ecosistema, tra cui iOS 18, iPadOS 18, macOS Sequoia e watchOS 11, ognuno dei quali introduce innovazioni pensate per migliorare l’esperienza utente, ottimizzare l’interazione con i dispositivi e introdurre funzionalità legate all’intelligenza artificiale, un settore in continua espansione. Le modifiche più rivoluzionarie di questi aggiornamenti si concentrano su Apple Intelligence, segnando un punto di svolta su come l’azienda integri l’AI nei suoi prodotti. Questo cambiamento non solo si allinea con l’influenza crescente dell’AI generativa nel settore tecnologico, ma prepara anche il terreno per interazioni più profonde tra gli utenti e i dispositivi Apple.

Apple: innovazione o riciclo? Il nuovo iPhone 16e e l’illusione del progresso

Premesso che Adoro Apple e i suoi prodotti, ma negli ultimi anni sono deluso .. Apple ha presentato il nuovo iPhone 16e, un modello leggermente più economico della sua linea di punta, con una novità che a Cupertino considerano rivoluzionaria: un modem cellulare progettato in casa. Ma davvero qualcuno crede che questo sia il futuro dell’innovazione? O si tratta solo dell’ennesima mossa per ridurre la dipendenza da Qualcomm e risparmiare qualche miliardo sui costi di produzione? La realtà è che Apple non sta innovando, sta semplicemente cercando di aumentare i suoi margini con un aggiornamento che è più strategico che tecnologico.

Apple’s Image Playground: Un’analisi critica sulle distorsioni razziali nei modelli di Generazione Immagini

Recentemente, il ricercatore di machine learning Jochem Gietema ha evidenziato problematiche significative nell’applicazione Image Playground di Apple. Durante i test, l’app ha mostrato difficoltà nel riconoscere in modo coerente il tono della pelle e la texture dei capelli di Gietema, manifestando bias razziali nell’interpretazione dei comandi forniti. Questo episodio mette in luce una questione più ampia: nonostante gli sforzi per limitare Image Playground alla generazione di volti in stile illustrato, Apple non è riuscita a prevenire comportamenti discriminatori nel suo modello di intelligenza artificiale.

Le distorsioni nei modelli di generazione di immagini non sono una novità nel campo dell’intelligenza artificiale. Uno studio intitolato “Easily Accessible Text-to-Image Generation Amplifies Demographic Stereotypes at Large Scale” ha evidenziato come i modelli di machine learning che convertono descrizioni testuali in immagini possano amplificare stereotipi demografici su larga scala.

Siri e Alexa in Affanno: La Corsa di Apple e Amazon per Dominare l’Intelligenza Artificiale

Apple e Amazon stanno affrontando sfide significative nei loro tentativi di rilanciare Siri e Alexa attraverso potenti aggiornamenti basati su intelligenza artificiale. Nonostante gli annunci ambiziosi e le aspettative elevate, entrambe le aziende stanno lottando con problemi tecnici e ritardi nello sviluppo, sollevando interrogativi sulla loro capacità di competere con avversari come ChatGPT di OpenAI.

Apple ha svelato per la prima volta il suo piano di rinnovamento di Siri durante la conferenza per gli sviluppatori nel giugno dello scorso anno. L’azienda ha promesso un assistente vocale più conversazionale, basato su modelli di linguaggio avanzati in grado di gestire dialoghi più naturali e rispondere a richieste complesse in modo più rapido. Tuttavia, secondo un rapporto di Bloomberg, il progetto sta incontrando problemi ingegneristici e bug software che potrebbero ritardare o limitare il rilascio dell’aggiornamento tanto atteso. Alcune funzionalità previste per aprile potrebbero essere rinviate a maggio o anche oltre, mettendo sotto pressione i team di ingegneri che lavorano per rispettare le scadenze.

Apple esplora la robotica umanoide e non umanoide

Apple sta attivamente esplorando il campo della robotica, focalizzandosi sia su robot umanoidi che non umanoidi, con l’obiettivo di integrare queste tecnologie nel suo ecosistema di smart home. Secondo l’analista Ming-Chi Kuo di TF International Securities, l’azienda è attualmente nella fase iniziale di sviluppo, con i prodotti ancora in fase di prova di concetto (POC). Si prevede che la produzione di massa non inizi prima del 2028 o oltre.

Apple e Alibaba Uniscono le Forze per Portare l’Intelligenza Artificiale sugli iPhone in Cina

Apple ha recentemente annunciato una partnership strategica con Alibaba per integrare funzionalità di intelligenza artificiale (IA) sugli iPhone destinati al mercato cinese. Questa collaborazione mira a rafforzare la posizione di Apple in Cina, un mercato cruciale dove l’azienda ha registrato un calo delle vendite negli ultimi trimestri.

In precedenza, Apple aveva esplorato collaborazioni con altre aziende tecnologiche cinesi, tra cui Baidu, Tencent, ByteDance e DeepSeek, per sviluppare soluzioni IA locali. Tuttavia, dopo valutazioni approfondite, la scelta è ricaduta su Alibaba, ritenuta più allineata agli standard e alle esigenze di Apple.

Apple: il Colosso con i Piedi d’Argilla in Cina

Apple ha pubblicato i risultati del trimestre di dicembre, e come sempre c’è chi vede il bicchiere mezzo pieno e chi lo vede mezzo vuoto. Ma per un’azienda che vive di storytelling e numeri scintillanti, il problema è quando nel bicchiere ci sono più crepe che liquido.

Partiamo dalle note stonate: la Cina, che dovrebbe essere la miniera d’oro di Apple, ha deciso che forse è meglio tornare a scavare in casa propria. I ricavi nel Paese del Dragone si sono ridotti dell’11%, un segnale chiaro che il vento sta cambiando. Huawei e gli altri marchi locali, spinti da un’ondata di orgoglio nazionale e da una tecnologia che non ha nulla da invidiare, stanno erodendo la posizione dominante dell’iPhone. E se l’azienda di Cupertino si consola con un calo “solo” dello 0,8% nelle vendite globali di iPhone, è evidente che il problema cinese non è un mal di pancia passeggero, ma un’ulcera cronica.

Apple UALink: un nuovo paradigma per la connettività e l’espansione delle capacità dell’IA

L’affermazione di Becky Loop, Direttrice dell’Architettura di Piattaforma presso Apple, sottolinea il potenziale rivoluzionario di UALink nel superare le sfide legate alla connettività e nell’aprire nuove possibilità per l’adozione e lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Questo progetto emerge come un tassello chiave in un panorama tecnologico che richiede infrastrutture più sofisticate e versatili per soddisfare la crescente domanda di risorse computazionali avanzate e comunicazioni più fluide.

UALink, secondo le prime indicazioni, sembra posizionarsi come una soluzione all’avanguardia, mirata a unificare e ottimizzare l’interconnessione tra dispositivi, sistemi e piattaforme digitali. Grazie alla combinazione di hardware innovativo e architetture software scalabili, questa tecnologia potrebbe consentire la gestione più efficiente di reti di dati, favorendo la creazione di ecosistemi intelligenti e interconnessi. L’approccio modulare di UALink si rivela particolarmente adatto per soddisfare la necessità di scalabilità, elemento cruciale in un’era in cui i dati crescono esponenzialmente e le applicazioni AI diventano sempre più pervasive.

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