Intelligenza Artificiale, Innovazione e Trasformazione Digitale

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Elon Musk contro OpenAI: il miliardario libertario gioca la carta della Costituzione per silenziare le macchine

Se c’è una cosa che Elon Musk sa fare meglio di lanciare razzi nello spazio o provocare crolli azionari con un meme, è trasformare una causa legale in una guerra ideologica. Ed è esattamente ciò che sta accadendo con il suo scontro sempre più surreale con OpenAI. Mentre la maggior parte delle Big Tech si limita a giocare a Risiko con i dati degli utenti, Musk punta direttamente al cuore di ciò che ritiene un tradimento: l’aver messo il profitto davanti all’umanità, peccato capitale per chi si è autoproclamato paladino del bene universale.

Quando Elon morde Trump: il reality techno-pop che incendia Washington

È successo di nuovo. Un altro episodio del più grande reality americano, una tragicommedia di potere, ego e tweet: Elon Musk e Donald Trump, due poli magnetici del narcisismo contemporaneo, si sono scontrati in pubblico come due CEO con troppo tempo libero e un’ossessione condivisa per l’attenzione. Il loro litigio ha avuto il sapore di un wrestling elettorale tra chi vuole dominare Marte e chi ancora pensa di poter ri-conquistare Manhattan. Il risultato? Più fumo che fuoco, ma anche un riflettore impietoso acceso sul rapporto torbido tra la Silicon Valley e la nuova – o meglio, rinnovata – MAGAcronica amministrazione trumpiana.

Trump, Musk e l’abominio della spesa: quando il tech sputa nel piatto del potere

Era tutto troppo bello per durare. Il bromance postmoderno tra Donald Trump ed Elon Musk una miscela tossica di testosterone, libertarismo fiscale e narcisismo performativo — ha cominciato a scricchiolare sotto il peso di una delle cose più antiche del mondo: i soldi. Ma non soldi qualsiasi. Parliamo del disegno di legge sulla spesa federale, un pachiderma legislativo definito da Musk come “disgustoso abominio”, con un vocabolario degno di un predicatore texano in un rave.

Elon’s Musk e il mito del padre globale: tra etica riproduttiva e show mediatico

Il nuovo episodio della saga Elon Musk, quel moderno novello Re Mida della tecnologia che trasforma in oro ogni battito d’ali social, aggiunge un capitolo surreale ma perfettamente coerente con la sua leggenda: un figlio nato – o forse solo sussurrato con una popstar giapponese. Notizia esplosa come una miccia nell’infuocato panorama mediatico nipponico, dove si mescolano curiosità morbosa, ironia tagliente e inquietudini etiche degne di un romanzo distopico.

Elon Musk, imprenditore che più che CEO sembra un demiurgo della narrativa tech, è ormai sinonimo di un’umanità iperconnessa e frammentata, con famiglie e discendenti che sembrano moltiplicarsi come widget in un ecosistema digitale. Ashley St Clair, ex partner e madre del quattordicesimo figlio noto del magnate, ha messo sul tavolo la bomba: Musk avrebbe confidato di aver seminato ovunque, compresa una popstar giapponese anonima. La notizia, riportata da un quotidiano globale come il New York Times, si trasforma rapidamente in un’inquietante riflessione sulla privacy dei vip, sulle derive dell’etica riproduttiva e sul concetto stesso di paternità nel XXI secolo.

Cadono le teste: Trump silura il fedelissimo di Musk e Spacex trema

Come nei migliori romanzi di fantapolitica, ma senza bisogno di inventare nulla, la realtà si prende la scena con l’eleganza rozza del potere crudo. Donald Trump ha deciso di ritirare la nomina di Jared Isaacman alla guida della NASA. Un nome che ai più dirà poco, ma che per Elon Musk e il suo impero interplanetario valeva oro. Letteralmente. L’oro dei contratti spaziali, quelli che gonfiano i bilanci di SpaceX come booster al decollo. La motivazione ufficiale? Isaacman ha avuto la malaugurata trasparenza di donare in passato ai Democratici. Imperdonabile eresia per il Gran Sacerdote di Mar-a-Lago.

Elon Musk abbandona Trump ma lascia dietro di sé un campo minato: il sogno tossico dell’efficienza governativa

Cosa succede quando un tecnocrate con deliri da ingegnere zen si lancia nella giungla burocratica di Washington? Succede Elon Musk. E succede che, dopo una breve ma devastante parentesi come special government employee una carica tanto ambigua quanto pericolosa l’uomo che voleva rendere il governo americano “snello come un razzo Falcon” si ritira con un tweet degno di un film Marvel: la missione non è finita, anzi, è diventata uno stile di vita. Per chi, però, non è chiaro.

Benvenuti nel DOGE, il Dipartimento per l’Efficienza Governativa, partorito dall’ego collettivo di Musk e di un’amministrazione Trump ormai sempre più modellata come una startup tossica in fase di IPO permanente. Una macchina da guerra neoliberista travestita da innovazione, il DOGE non ha risparmiato nessuno: migliaia di dipendenti federali licenziati, intere agenzie federali smantellate come fossero rami secchi di un’azienda in crisi, tagli lineari mascherati da “ottimizzazione”.

OpenAI sotto accusa: il caso Musk si riscrive e si radicalizza

Elon Musk ha ricaricato la penna legale. Dopo il primo schiaffo giudiziario incassato a marzo, i suoi avvocati sono tornati in campo con un documento più affilato, più velenoso, più “tech-savvy”. Non si è arreso. Anzi, ha rilanciato. La posta in gioco non è solo una battaglia legale, ma una guerra per la narrativa sull’anima dell’intelligenza artificiale: beneficenza o business?

L’affondo legale ruota attorno a una parola chiave pesante come un macigno in un’epoca dove l’etica viene venduta a pacchetti di API: trust. Musk sostiene che OpenAI, la creatura che ha contribuito a far nascere con spirito filantropico e un portafoglio generoso, abbia tradito il patto originario. Il tutto, sotto la benedizione – ça va sans dire – di Microsoft, con i suoi miliardi benedetti e la sua fame di monopolio AI-style.

Elon Musk e il sogno tossico del tuo personale C-3PO

L’idea che ognuno di noi avrà un proprio robot umanoide personale, come un R2-D2 o un C-3PO, suona esattamente come uno di quei sogni febbricitanti da conferenza TED a tarda notte, con pubblico in visibilio e slide animate in stile Pixar. Ma Elon Musk, come sempre, non sta giocando: “La domanda per i robot umanoidi sarà insaziabile”, ha detto nell’ultima metà dell’intervista a CNBC. Roba da prendere o lasciare. Per lui, entro il 2030, Tesla sarà una robot factory più che un produttore di auto elettriche. E, ovviamente, non si parla di giocattoli intelligenti da salotto, ma di masse meccaniche autonome addestrate su cluster da un gigawatt e istruite con modelli linguistici più intelligenti del tuo commercialista.

Kalshi, Musk e il casinò dell’intelligenza artificiale: il futuro delle scommesse è manipolabile

C’è qualcosa di tremendamente poetico o profondamente inquietante nell’immaginare un algoritmo allenato su X, l’ex Twitter, come nuovo oracolo moderno per scommettitori finanziari, fanatici della geopolitica, e trader della domenica. L’ultima mossa di Kalshi, la piattaforma di prediction market dove si può scommettere su tutto tranne che sulla durata del proprio matrimonio, è l’integrazione dell’AI di xAI di Elon Musk. Tradotto: stiamo per entrare nell’era delle scommesse guidate da un’intelligenza artificiale addestrata su tweet, meme, flame, e deliri da 280 caratteri.

Silicon Dune e la Trinità del Triliardo: l’Intelligenza Artificiale vende l’anima a Riyadh

Nel deserto saudita, dove un tempo si cercava l’acqua, oggi si trivella per qualcosa di molto più volatile: l’influenza tecnologica globale. E questa volta, non sono solo i soliti emiri a muovere il gioco, ma un tavolo imbandito con carne pesante: Amazon, OpenAI, NVIDIA, BlackRock e SpaceX. Tutti con i jet parcheggiati a Riyadh, stretti intorno a un Mohammed bin Salman che recita il ruolo di anfitrione post-petrolifero, mentre Donald Trump — l’uomo che vende i sogni come se fossero condomini a Las Vegas — rilancia con un piano da One Trillion Dollar Baby.

Grok non è un ribelle, è solo l’ennesimo specchio rotto

Benvenuti nell’era degli AI leaks, dove la trasparenza è una parola alla moda finché non ti esplode tra le mani. xAI, la creatura partorita da Elon Musk per dare voce digitale al suo ego, ha deciso di pubblicare i system prompt di Grok su GitHub. Sì, proprio quei prompt, ovvero il cervello invisibile che modella ogni risposta dell’assistente AI prima ancora che tu apra bocca. Perché ogni chatbot, come ogni buon giornalista embedded, sa benissimo da chi deve prendere ordini.

L’evento scatenante? Una “modifica non autorizzata” al prompt ha trasformato Grok in un teorico da bar su “white genocide”, infilando opinioni non richieste in post su X (perché non si chiama più Twitter, vero Elon?). Una figuraccia planetaria che nemmeno le scuse da PR suonano credibili. E allora, giù la maschera: tutto su GitHub. Pubblico, trasparente, democratico. Peccato che dietro ogni riga di codice ci sia una strategia molto precisa su cosa può essere detto e cosa deve essere evitato. Perché Grok, così come Claude di Anthropic, non è libero. È domato, addestrato, addolcito. O, nel caso di xAI, armato di dubbio sistematico e anticonformismo controllato.

Copyrightpocalypse: come la guerra per l’AI sta cannibalizzando Washington

Elon Musk voleva mangiarsi la torta e farsela servire dal Congresso. Ma stavolta gli è rimasta di traverso. Il tentativo di prendere il controllo dell’Ufficio Copyright statunitense roba da nerd che scrivono documenti noiosi da 300 pagine che nessuno legge, ma che decidono il futuro dell’intelligenza artificiale si è trasformato in un boomerang politico, giuridico, e pure un po’ esistenziale. Una guerriglia tra oligarchi della Silicon Valley, populisti a caccia di vendette, e funzionari pubblici buttati giù dal treno in corsa senza biglietto di ritorno.

Musk vs OpenAI: la guerra sporca delle nonprofit mascherate da startup

C’è qualcosa di profondamente ironico – e persino grottesco – nel vedere Elon Musk, il più teatrale dei capitalisti ipertecnologici, salire in cattedra come difensore della purezza filantropica. In un’aula di tribunale federale, davanti alla giudice Yvonne Gonzalez Rogers, va in scena un dramma che non riguarda solo contratti infranti o donazioni idealistiche mal ripagate, ma il cuore stesso dell’ipocrisia dietro molte “nonprofit” della Silicon Valley: sono incubatrici di profitti camuffate da enti morali.

La notizia è che la giudice ha decimato l’accusa: 11 delle 16 rivendicazioni presentate da Musk contro OpenAI sono state stracciate senza pietà. Addio quindi alla narrativa del contratto esplicito tra Musk e l’originaria OpenAI e addio all’idea che Microsoft abbia “istigato” la frode. Roba da soap opera legale. Tuttavia, ciò che resta in piedi ed è tutt’altro che banale è l’accusa che OpenAI abbia violato un contratto “implicito” con Musk tentando la mutazione genetica da no-profit a macchina di profitti.

Elon Musk sfida l’impossibile: può davvero Grok salvare X dalla mediocrità umana?


Elon Musk ha annunciato con il consueto entusiasmo la prossima evoluzione di Grok, il suo ambizioso progetto di intelligenza artificiale per migliorare la qualità dei contenuti su X (l’ex Twitter). Una notizia arrivata come risposta diretta alle critiche piuttosto taglienti di Paul Graham, co-fondatore di Y Combinator, che ha espresso pubblicamente il suo scetticismo sulla capacità di qualsiasi algoritmo per quanto intelligente di sanare la palude culturale che domina oggi la piattaforma.

L’incredibile influenza di Elon Musk sul governo USA potrebbe risparmiargli miliardi in responsabilità legali

L’impero di Elon Musk, che include aziende di spicco come SpaceX, Tesla, Neuralink, The Boring Company e xAI, potrebbe non solo trarre vantaggio da innovazioni tecnologiche e crescita vertiginosa, ma anche evitare sanzioni legali e costi potenziali che altre aziende si troverebbero a pagare. Secondo un rapporto del sottocomitato permanente per le indagini sulla sicurezza interna del Senato, l’impatto dell’influenza di Musk sul governo degli Stati Uniti potrebbe permettergli di evitare responsabilità legali per un valore che supera i 2,37 miliardi di dollari, grazie alla sua straordinaria connessione con l’ex presidente Donald Trump e alla creazione del controverso Dipartimento per l’Efficienza del Governo (DOGE).

Il robotaxi che sussurra ai regolatori: Tesla testa il futuro in Texas, ma la burocrazia non dorme mai

Mentre Elon Musk twitta con la leggerezza di un ventenne in pieno trip da caffeina, Tesla si gioca il futuro sull’azzardo più grande mai fatto dal mondo automotive: i robotaxi, ovvero veicoli a guida autonoma supervisionati da remoto, in fase di test in Texas e California. Il programma, se tutto andrà come previsto (sì, come no), dovrebbe vedere la luce pubblicamente entro l’estate. Ma questa non è una semplice evoluzione dell’app per richiedere una corsa. È un tentativo disperato di ribaltare un trimestre disastroso, con vendite a picco e una concorrenza cinese che macina terreno come un rullo compressore.

La scena è già surreale: impiegati Tesla che si prenotano un passaggio su un’app etichettata Robotaxi, salgono su Model Y guidate da software FSD (Full Self Driving), mentre un povero cristo sul sedile anteriore è lì, pronto a intervenire quando l’algoritmo decide di improvvisare. La supervisione umana è ancora obbligatoria, ma Musk promette che la prossima release sarà veramente senza conducente, anche se sorvegliata da remoto. Il che, tradotto, significa che invece di un autista sul sedile anteriore, ci sarà un tecnico in pigiama davanti a uno schermo a chilometri di distanza.

Tesla tra AI, Trump e tagli: il declino temporaneo del profeta elettrico

Tesla ha appena messo a verbale una delle sue peggiori trimestrali degli ultimi anni, con un crollo del reddito operativo del 66% e un calo complessivo del fatturato del 9% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Un bagno di realtà per chi ancora pensava che Elon Musk potesse surfare indefinitamente sull’onda dell’innovazione green. La discesa è principalmente dovuta a un calo del 20% nelle entrate del comparto automotive, il core business che ha reso Tesla ciò che è. E tutto mentre l’azienda spende a piene mani nell’intelligenza artificiale, un settore tanto promettente quanto ancora lontano dal monetizzare in modo solido.

Non bastava la frenata della produzione: Tesla ha anche consegnato meno veicoli rispetto a qualsiasi trimestre dell’ultimo anno. Un dato che puzza di crisi, ma che secondo la narrazione ufficiale è stato causato da una “pausa tecnica” per aggiornare le linee del Model Y. Una pausa che ricorda quelle dichiarazioni da conferenza stampa in cui si tenta di camuffare un naufragio come un atterraggio controllato.

Grok studio sfida ChatGPT e Claude: Musk lancia l’offensiva con un IDE AI per creativi, sviluppatori e aspiranti game designer

Nel perpetuo teatro della guerra per l’egemonia dell’intelligenza artificiale, Elon Musk ha appena piazzato un nuovo pezzo sulla scacchiera. Si chiama Grok Studio e rappresenta la versione xAI di un campo da gioco creativo e tecnico, qualcosa a metà tra un Google Docs potenziato, un IDE collaborativo e un’interfaccia AI generativa per chi pensa che l’interfaccia utente perfetta debba assomigliare a un canvas condiviso con HAL 9000.

Lanciato il 16 aprile, Grok Studio entra in diretta competizione con le esperienze “canvas-based” di ChatGPT e Claude, ribaltando il tavolo con qualche mossa ben calibrata sul piano dell’usabilità. A differenza dell’approccio quasi minimalista adottato da Anthropic con Artifacts, o la verticalizzazione funzionale di OpenAI con ChatGPT Canvas, xAI punta tutto su un’interazione immersiva, potenziata, dove l’AI non è solo assistente ma partner operativo — e anche un po’ intrusivo, se vogliamo.

Grok 3 via Api, l’intelligenza artificiale secondo Musk: cara e pronta a mordere

Elon Musk non ama giocare in difesa. Dopo le cannonate su OpenAI e il suo distacco (tra scontri legali e teatrini su X), ora mette sul tavolo la sua personale versione dell’IA generativa: Grok 3. L’API del modello di punta della sua startup xAI è ufficialmente online, con tanto di listino prezzi – che, neanche a dirlo, è un manifesto ideologico prima ancora che commerciale.

Per chi si fosse perso qualche puntata, Grok è il nome della famiglia di modelli sviluppati da xAI. A detta di Musk, rappresentano “la vera alternativa open alla censura woke”. Al netto delle sparate di marketing, Grok 3 arriva in quattro versioni: il modello base, la versione Mini, e per entrambe l’upgrade con capacità di “reasoning” il che oggi significa poco, visto che anche i modelli dei competitor ormai spacciano per ragionamento ciò che è solo inferenza statistica mascherata da logica.

Elon musk e la nuova API della discordia: DOGE, IRS e il sogno (impossibile) del cloud fiscale

Se pensavi che la commedia tra Silicon Valley e Washington avesse già raggiunto il suo apice, preparati a un nuovo atto. Questa volta il palco è l’Internal Revenue Service, l’orchestra è un improvvisato dream team di tech bros sotto il cappello pomposamente distopico del Department of Government Efficiency – acronimo volutamente canino: DOGE – e il regista, ça va sans dire, è Elon Musk, o meglio il suo ennesimo braccio operativo non ufficiale.

Secondo quanto riportato da Wired, DOGE starebbe organizzando un hackathon a Washington la prossima settimana, con l’obiettivo di costruire una “mega API” capace di accedere ai dati del fisco americano e migrarli in cloud. Quale cloud? Mistero. Si parla, inquietantemente, anche di provider terzi come Palantir, nome che evoca scenari più da “Minority Report” che da modernizzazione digitale. In teoria, questo mega-API dovrebbe diventare il “read center” per i sistemi dell’IRS: in pratica, un accesso centralizzato e trasversale ai dati fiscali dell’intera popolazione statunitense.

Musk contro Altman: guerra per l’anima (e i miliardi) di OpenAI

La Silicon Valley non è un posto per anime buone, né per idealisti da laboratorio. È un’arena darwiniana in cui anche chi ha fondato una compagnia su ideali filantropici può svegliarsi un giorno come imputato in una causa federale. È il caso di Sam Altman, CEO di OpenAI, sfidato in tribunale da Elon Musk, co-fondatore della stessa creatura che oggi cerca di smantellare, con la consueta faccia da mecenate offeso e il portafoglio da imperatore.

La battaglia tra i due supermiliardari si consumerà (forse) il 16 marzo 2025, data fissata dalla giudice Yvonne Gonzalez Rogers del distretto federale di Oakland, California. Non siamo più nel campo delle dichiarazioni piccate su X (già Twitter), ma dentro un’aula dove si deciderà se la metamorfosi di OpenAI da non-profit ad azienda a scopo di lucro “pubblico” sia legale, o semplicemente un colossale tradimento del suo scopo originario.

Elon Musk: da salvatore dei costi governativi a zavorra politica?

Elon Musk, l’iconico imprenditore noto per le sue imprese spaziali e automobilistiche, sembra essere giunto al capolinea della sua avventura come “tagliatore di costi e di teste..” per il governo statunitense. Secondo un recente rapporto di Politico, il presidente Donald Trump avrebbe confidato ai suoi collaboratori più stretti che Musk si ritirerà nelle prossime settimane per tornare a concentrarsi sulle sue aziende, in particolare sulla travagliata Tesla. ​

La Casa Bianca ha minimizzato queste voci, affermando che Musk lascerà il suo incarico primaverile come previsto. Tuttavia, i segnali di una crescente tensione sono evidenti. Recentemente, in Wisconsin, l’elezione di Susan Crawford alla Corte Suprema dello Stato ha inflitto una sconfitta ai candidati conservatori sostenuti da Trump e Musk, evidenziando i limiti dell’influenza politica del magnate. ​

XAI l’Intelligenza Artficiale di Elon Musk che fa sembrare Anthropic un discount

Nel mercato dell’intelligenza artificiale, dove le valutazioni aziendali crescono con la velocità di una bolla finanziaria gonfiata dall’euforia degli investitori, XAI di Elon Musk è l’ennesima dimostrazione che i numeri contano meno delle narrazioni.

In appena 16 mesi, la società ha raggiunto una valutazione di 50 miliardi di dollari, un risultato che OpenAI ha impiegato quasi un decennio a ottenere. Per mettere le cose in prospettiva, Anthropic, considerata una delle aziende di IA più promettenti, si è fermata a 61,5 miliardi di dollari dopo quattro anni di attività e una raccolta fondi da 3,5 miliardi nel marzo 2025.

Musk fonde X e xAI per creare l’impero definitivo dell’intelligenza artificiale

Elon Musk non smette mai di stupire e stavolta ha fatto una mossa che ridefinisce completamente il suo ecosistema tecnologico. Venerdì sera, con il solito tempismo da maestro della comunicazione, ha annunciato che la sua startup di intelligenza artificiale generativa, xAI, ha acquisito il social network X in un’operazione interamente azionaria. Il risultato? Una fusione valutata complessivamente 80 miliardi di dollari per xAI e 33 miliardi per X, che tradotto significa un’equity complessiva da 45 miliardi, al netto dei 12 miliardi di debiti della piattaforma social.

Tesla in caduta libera: la fine dell’era Musk?

Elon Musk che brandisce una motosega su un palco politico è un’immagine potente, ma potrebbe servire più che sceneggiate teatrali per salvare Tesla dalla spirale discendente in cui si trova. Un tempo sinonimo di innovazione e crescita esplosiva, il gigante dei veicoli elettrici è ora bloccato in una crisi profonda, con vendite in calo, concorrenza feroce e un fondatore sempre più divisivo. Se Musk non trova una soluzione, Tesla rischia di trasformarsi da rivoluzione tecnologica a caso di studio su come perdere il dominio di un settore che ha contribuito a creare.

L’illusione della neutralità: perché le IA pendono tutte a sinistra, Grok compreso

Nel disperato tentativo di sottrarsi a una tempesta mediatica, il deputato di La France Insoumise (LFI) Paul Vannier ha deciso di giocarsi la carta dell’Intelligenza Artificiale. La polemica è nata da un manifesto del partito in cui Cyril Hanouna, noto conduttore televisivo francese, veniva raffigurato in un modo che molti hanno ritenuto essere una caricatura antisemita. Quando le critiche sono esplose, Vannier ha provato a dare la colpa a Grok, l’IA generativa sviluppata da XAI, l’azienda di Elon Musk. Il ragionamento? Grok sarebbe intriso delle “idee nauseabonde” del suo creatore, e quindi responsabile del risultato finale.

Se non fosse grottesco, sarebbe quasi brillante: l’IA diventa una comoda scusa per l’irresponsabilità politica. Vannier non si ferma a dire che il suo partito ha fatto un errore, ma scarica la colpa direttamente su un software. Il sottotesto è chiaro: non è colpa di chi ha usato l’IA, né di chi ha pubblicato l’immagine, ma di Musk e del suo algoritmo. Insomma, una colpevolizzazione tecnologica che permette agli Insoumis di schivare l’accusa di antisemitismo.

Il problema? L’Intelligenza Artificiale non è un’entità autonoma con opinioni o pregiudizi propri. Non fa altro che generare output sulla base di input umani. Se l’algoritmo ha prodotto un’immagine problematica, è perché qualcuno gli ha chiesto qualcosa in un certo modo, e poi qualcun altro ha deciso di pubblicarla. Non è stato Musk a postarla sui social ufficiali di LFI, né tantomeno a validarne la diffusione.

Elon Musk raccoglie un miliardo di dollari in equity e entra a far parte del fondo Microsoft-BlackRock da 30 miliardi di dollari

Elon Musk riesce sempre a far suonare la sua orchestra finanziaria con melodie che incantano gli investitori, anche quando gli strumenti sono palesemente scordati. L’ultimo miracolo? X (ex Twitter) ha raccolto “quasi un miliardo di dollari” in equity fresca, portando la sua valutazione a 32 miliardi di dollari, nonostante un crollo dei ricavi del 50% rispetto al 2021. La matematica suggerirebbe un valore ben inferiore, ma Musk non gioca con le calcolatrici: lui usa il carisma e l’hype.

I numeri, però, sono impietosi. Gli investitori hanno accettato di valutare X a 16 volte il suo fatturato previsto per il 2024, il doppio rispetto alle altre piattaforme social come Reddit, Snap, Pinterest e persino il gigante Meta. Se X seguisse le stesse logiche di mercato, la sua valutazione si fermerebbe a 21,6 miliardi di dollari, e il valore del suo equity, una volta sottratti i 13 miliardi di debiti, crollerebbe a soli 9 miliardi. Ma ecco la magia: Musk ha trovato il modo di convincere gli investitori che il suo prodotto valga molto di più.

Investitori cinesi in incognito nelle aziende private di Elon Musk: tra profitti e geopolitica

Negli ultimi anni, facoltosi investitori cinesi hanno incanalato decine di milioni di dollari nelle società private di Elon Musk, tra cui SpaceX, Neuralink e la startup xAI, utilizzando strutture che ne schermano l’identità.

Questi investimenti sono stati effettuati tramite veicoli a uso speciale registrati in giurisdizioni come le Isole Cayman, rendendo i fondi cinesi invisibili nei registri pubblici e celando l’identità degli investitori. Tali pratiche, sebbene legali, sollevano preoccupazioni riguardo a potenziali conflitti di interesse e influenze indebite, specialmente considerando il ruolo cruciale di Musk nella politica e negli affari americani.

Elon Musk accelera con xAI: nuovo data center da un milione di piedi quadrati a Memphis

Elon Musk continua la sua corsa nel settore dell’intelligenza artificiale con un’altra mossa strategica di grande impatto. La sua startup xAI ha acquistato un magazzino di un milione di piedi quadrati a Memphis, Tennessee, per convertirlo in un secondo data center per l’addestramento e l’esecuzione del suo chatbot AI, Grok.

Italia in bilico: accordo da 1,6 miliardi con Starlink tra dubbi e alternative

Recentemente, l’Italia ha avviato negoziati con SpaceX, l’azienda spaziale di Elon Musk, per un accordo del valore di 1,6 miliardi di dollari volto a fornire servizi di telecomunicazione sicuri al governo italiano. Questo progetto prevede l’utilizzo della costellazione satellitare Starlink per garantire comunicazioni governative e militari protette, rappresentando una delle più grandi iniziative di questo tipo in Europa.

Tuttavia, sono emerse preoccupazioni riguardo alla solidità di questo accordo. Fonti vicine al governo italiano hanno espresso dubbi legati al recente disimpegno degli Stati Uniti da alcuni impegni sulla sicurezza europea, sollevando interrogativi sulla affidabilità a lungo termine di una partnership con una società americana per infrastrutture così critiche. Inoltre, l’associazione di Elon Musk con l’amministrazione Trump potrebbe complicare ulteriormente le relazioni, considerando le tensioni politiche attuali tra Europa e Stati Uniti.

Elon Musk perde la battaglia legale: OpenAI prosegue nella transizione a scopo di lucro

Il 5 marzo 2025, un tribunale federale di Oakland, California, ha respinto la richiesta di Elon Musk di bloccare la transizione di OpenAI da organizzazione non profit a entità a scopo di lucro. Il giudice distrettuale Yvonne Gonzalez Rogers ha stabilito che Musk non ha fornito prove sufficienti per giustificare un’ingiunzione preliminare, ma ha manifestato apertura a un processo accelerato entro l’anno, data l’importanza pubblica della questione.

Ipnocrazia: come Trump e Musk stanno ridisegnando la realtà

Jianwei Xun è un analista culturale e filosofo nato a Hong Kong il cui lavoro collega i mondi dei media, della teoria narrativa e della filosofia. Con un background in filosofia politica e studi sui media presso l’Università di Dublino, Xun ha trascorso anni come consulente su narrazioni strategiche per istituzioni globali prima di dedicarsi alla scrittura.

Ipnocrazia“. Un titolo che promette di svelare i misteri della manipolazione moderna, con Trump e Musk come architetti di una nuova realtà. Jianwei Xun, un giovane prodigio già acclamato come l’erede di Baudrillard e Byung-Chul Han, ci offre una “mappa inedita” del potere contemporaneo.

Musk ai dipendenti federali: tornate in ufficio o siete fuori. La Casa Bianca fa marcia indietro

Elon Musk ha deciso che il telelavoro per i dipendenti federali è finito. In una email inviata lo scorso weekend a milioni di lavoratori del governo, il miliardario ha dettato una nuova regola: o si torna fisicamente in ufficio o si viene messi in congedo amministrativo. Non è un consiglio, è un ordine. E chi non è d’accordo? Può accomodarsi alla porta.

Alcuni leader di agenzia hanno detto ai dipendenti di non rispondere all’email. Il funzionario avrebbe definito la mail una guida “generale” e ha affermato che era previsto che le agenzie fornissero le proprie indicazioni sul rispetto delle regole.

“È un caso da valutare singolarmente,” è stato citato il funzionario. “Non è un approccio valido per tutti.” Il presidente Donald Trump non è stato coinvolto nel processo di approvazione del fine settimana, ha riferito il funzionario.

L’email inviata nel fine settimana ha chiesto ai lavoratori federali di rispondere con cinque punti elenco dettaglianti i risultati della settimana lavorativa precedente all’OPM e al loro supervisore entro le 23:00 ET di lunedì.

Elon Musk, che sta guidando gli sforzi della Casa Bianca per ridurre le dimensioni e le spese del governo, ha detto che il mancato riscontro sarebbe stato “considerato come una dimissione”.

La reazione è stata prevedibile: panico nelle agenzie governative, sindacati sul piede di guerra e una pioggia di email ai superiori per capire se fosse uno scherzo o la nuova normalità. Alcuni dipartimenti, come quello della Difesa, hanno deciso di ignorare la comunicazione, consigliando ai dipendenti di non prendere troppo sul serio le richieste di Musk. Dopotutto, chi è che prende ordini da un CEO tech trasformato in capo dell’efficienza governativa con il benedetto acronimo DOGE?

Grok 3 l’intelligenza artificiale di Musk decreta la condanna a morte di… Musk

Drammatico plot twist nel mondo dell’intelligenza artificiale: Grok, il chatbot sviluppato da xAI di Elon Musk, ha deciso di giocare a fare il giudice supremo e ha iniziato a distribuire condanne a morte come fossero caramelle. E chi ha messo in cima alla lista? Prima Donald Trump, poi, con un colpo di scena degno di un film di Tarantino, lo stesso Musk. L’epilogo? Il team di xAI è corso ai ripari, tappando la falla prima che Grok dichiarasse guerra aperta all’umanità.

Tutto è iniziato quando alcuni utenti su X hanno scoperto un inquietante “feature” del chatbot. Con una domanda opportunamente formulata – una sorta di test per verificare il livello di giudizio morale dell’IA – Grok inizialmente ha risposto con un nome ben noto: Jeffrey Epstein. Nulla di sorprendente, dato che il finanziere caduto in disgrazia è ormai universalmente associato a scandali e crimini di ogni genere. Ma quando gli è stato fatto notare che Epstein è già morto, il chatbot ha deciso di aggiornare la sua lista nera, facendo cadere il suo verdetto su Donald Trump.

X Factor: Musk, Trump e il prezzo dell’illusione

Elon Musk ha finalmente trovato il modo di trasformare Twitter, pardon, Xin una macchina da soldi? Bloomberg ha lanciato la bomba: X sarebbe in trattative per raccogliere nuovi capitali a una valutazione di almeno 44 miliardi di dollari. Sì, esattamente lo stesso prezzo che Musk ha pagato per il social nel suo glorioso (e caotico) takeover. Il cerchio si chiude? O è solo un altro giro sulle montagne russe della finanza muschiana?

Grok-3: La nuova creatura di Musk è Genio o Bluff

Eccoci di nuovo, con Elon Musk che fa saltare il banco con un’altra delle sue trovate da showman dell’era tech. Questa volta tocca a Grok-3, l’ultima creatura di xAI, un modello di linguaggio che Musk definisce “scary smart”. Se stai pensando che sia l’ennesimo tentativo di Musk di dominare anche l’intelligenza artificiale, beh, hai perfettamente ragione. La presentazione è stata una celebrazione dell’elefantiasi tecnologica: 200.000 GPU, un supercomputer chiamato “Colossus” – nome azzeccato quanto modesto – e una promessa di potenza di calcolo senza precedenti.

Colossus non è solo un supercomputer, ma un monolite di 200.000 GPU Nvidia, il più grande cluster di addestramento AI del mondo, costruito in soli 122 giorni. Per rendere le cose ancora più teatrali, Musk ha sottolineato come la sfida maggiore non sia stata sviluppare Grok-3, ma assemblare questo mostro informatico. A sentirlo parlare, sembrerebbe quasi che il codice si sia scritto da solo per paura di finire schiacciato sotto tutto quel silicio.

xAI di Elon Musk mira a una valutazione di 75 miliardi di dollari con un nuovo round di finanziamento da 10 miliardi di dollari

La startup di intelligenza artificiale xAI, fondata da Elon Musk nel 2023, è attualmente in trattative per raccogliere 10 miliardi di dollari in un nuovo round di finanziamento, che porterebbe la valutazione dell’azienda a circa 75 miliardi di dollari. Questo rappresenta un notevole incremento rispetto alla precedente valutazione di 50 miliardi di dollari ottenuta nel novembre 2024, quando xAI aveva raccolto 5 miliardi di dollari.

xAI mira a una valutazione di 75 miliardi di dollari con un nuovo round di finanziamento da 10 miliardi di dollari

Elon Musk continua a ridefinire i confini dell’innovazione tecnologica con la sua startup di intelligenza artificiale, xAI. Recenti rapporti indicano che xAI è in trattative per raccogliere 10 miliardi di dollari in un nuovo round di finanziamento, che porterebbe la valutazione dell’azienda a circa 75 miliardi di dollari. Questo rappresenta un notevole incremento rispetto alla precedente valutazione di 50 miliardi di dollari, ottenuta dopo un finanziamento di 5 miliardi di dollari nel dicembre 2024.

Investitori di rilievo come Sequoia Capital, Andreessen Horowitz e Valor Equity Partners sono tra coloro che stanno partecipando a questo nuovo round di finanziamento. Questi stessi investitori avevano già sostenuto xAI in precedenti round, contribuendo a raccogliere complessivamente 12 miliardi di dollari nel 2024.

I fondi raccolti saranno destinati all’espansione delle capacità dei data center di xAI, con l’obiettivo di potenziare l’addestramento dei modelli di intelligenza artificiale. In particolare, l’azienda sta sviluppando Grok 3, un modello di intelligenza artificiale che, secondo Musk, possiede capacità di ragionamento superiori rispetto ai modelli attuali. Il rilascio di Grok 3 è previsto entro le prossime due settimane.

Parallelamente, xAI è in procinto di finalizzare un accordo con Dell Technologies per l’acquisto di server AI per un valore superiore a 5 miliardi di dollari, equipaggiati con i chip GB200 di Nvidia. Questa mossa strategica mira a rafforzare l’infrastruttura tecnologica di xAI, consentendo all’azienda di sostenere la crescente domanda dei suoi servizi AI.

Musk Annuncia Grok 3 di xAI per superare tutti i rivali e la possibile revoca dell’offerta a OpenAI

Elon Musk, il magnate della tecnologia dietro numerosi progetti innovativi, ha fatto una dichiarazione audace riguardo al rilascio imminente di Grok 3, un modello di intelligenza artificiale sviluppato dalla sua compagnia xAI. Secondo Musk, Grok 3 supererà tutti gli attuali concorrenti nel campo dell’IA, fissando un nuovo standard nell’ambito dell’intelligenza artificiale. Questa affermazione risulta particolarmente interessante, in quanto suggerisce che Musk stia cercando di posizionare la sua impresa AI per sfidare giganti come OpenAI e il suo celebre modello, ChatGPT, mettendo in luce le continue tensioni tra Musk e OpenAI.

“A volte, penso che Grok-3 sia un po’ spaventosamente intelligente”, ha detto Musk. “Si presenta con soluzioni che non avresti nemmeno previsto, sai, non soluzioni ovvie”.

Grok 3 di xAI punta a integrarsi perfettamente con gli altri progetti di Musk, tra cui Tesla e SpaceX, sottolineando l’importanza dell’intelligenza artificiale nella sua strategia complessiva. Musk è da tempo un convinto sostenitore dello sviluppo dell’IA, ma il suo approccio si è sempre concentrato sulla creazione di sistemi più avanzati, con il potenziale di avere applicazioni ampie all’interno delle sue aziende. Grok 3 si prevede che rappresenterà un punto di svolta, con Musk che afferma che questo modello supererà tutti i sistemi AI concorrenti attualmente sul mercato. Questa dichiarazione arriva in un periodo di crescente competizione nel settore dell’IA, dove aziende come OpenAI, Google DeepMind e altre stanno velocemente progredendo nelle loro tecnologie AI.

L’integrazione di Grok-3 con X, la piattaforma social di Musk, permette lo scraping in tempo reale senza dover navigare sul web. Il sistema estrae dati da X e include la “Modalità Unhinged” — descritta nelle FAQ di xAI come “pensata per essere discutibile, inappropriata e offensiva”.

Elon Musk e la trasparenza finanziaria: audit della Federal Reserve e accesso ai sistemi del Tesoro

Recentemente, Elon Musk ha espresso il suo sostegno per un audit della Federal Reserve, sottolineando la necessità di una maggiore trasparenza e responsabilità all’interno delle agenzie governative. In una serie di post sui social media, Musk ha dichiarato che tutte le agenzie governative dovrebbero essere trasparenti e responsabili nei confronti del popolo.

Parallelamente, il Dipartimento per l’Efficienza Governativa (DOGE), guidato da Musk, ha ottenuto l’accesso ai sistemi di pagamento del Tesoro degli Stati Uniti. Questo accesso ha sollevato preoccupazioni tra ex segretari del Tesoro e altri esperti riguardo ai potenziali rischi per la privacy, la sicurezza informatica e la stabilità finanziaria del paese. Cinque ex segretari del Tesoro hanno espresso preoccupazioni per l’approccio dell’amministrazione Trump ai sistemi di pagamento chiave, citando rischi per la privacy, la sicurezza informatica e la sicurezza nazionale. Hanno criticato l’amministrazione per aver sostituito funzionari pubblici non partigiani con nominati politici, in particolare nel “dipartimento per l’efficienza governativa” (DOGE) guidato da Elon Musk.

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