Intelligenza Artificiale, Innovazione e Trasformazione Digitale

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Oracle investe $1 miliardo all’anno per un data center da 1,4 GW in Texas alimentato a gas: la corsa all’energia per l’era dell’AI

Oracle ha deciso di accelerare la sua strategia cloud focalizzata sull’intelligenza artificiale con un investimento da capogiro: la costruzione di un data center da 1,4 gigawatt a Abilene, in Texas, alimentato principalmente da gas naturale. Un progetto da 1 miliardo di dollari all’anno che riflette l’urgenza di scalare l’infrastruttura per l’IA e le sfide nel collegare strutture di tale portata alle reti elettriche tradizionali.

Il sito, noto come Lancium Clean Campus, è sviluppato in collaborazione con Crusoe Energy e si estende su 826 acri. È progettato per ospitare fino a 4,5 gigawatt di capacità computazionale, destinata principalmente a OpenAI. Questa espansione fa parte del progetto Stargate, che mira a potenziare l’infrastruttura per l’IA negli Stati Uniti. La scelta di alimentare il data center con generatori a gas è una risposta diretta alle lunghe attese per l’accesso alla rete elettrica, che possono richiedere anni.

Autopoiesis si allea con Oracle per potenziare la propria AI

Il mondo dell’intelligenza artificiale è un’arena di gladiatori. Da un lato i colossi come OpenAI, Anthropic, Google DeepMind e la miriade di startup che propongono chatbot come distributori automatici di frasi preconfezionate. Dall’altro emerge Joseph Reth, “un ventenne”che ha fondato Autopoiesis Sciences, rifiutando offerte milionarie per costruire un’AI rivoluzionaria. La sua visione è chiara: creare un’intelligenza artificiale che non si limiti a generare risposte, ma che ragioni, verifichi, riconosca gli errori e li dichiari apertamente. Un’AI destinata a diventare un partner epistemico della scienza, superando modelli come GPT-5 e Grok, e siglando una partnership strategica con Oracle per sfruttare un’infrastruttura cloud enterprise-grade, robusta e certificata.

Oracle integra GPT-5: il matrimonio di convenienza che potrebbe riscrivere l’impresa

Se pensavi che l’AI enterprise fosse solo un’altra moda, Oracle ti ha appena dimostrato che non hai capito nulla. L’annuncio della piena integrazione di GPT-5 nel suo portafoglio non è un comunicato qualsiasi, è una dichiarazione di guerra al concetto stesso di “software gestionale noioso”. Perché quando metti insieme Oracle Database 23ai, la macchina da guerra dei dati aziendali, con il modello più intelligente, rapido e flessibile mai prodotto da OpenAI, il risultato non è un aggiornamento di release, è un cambio di paradigma.

Oracle e la rivoluzione agentica con Google Gemini

Nel panorama competitivo dell’innovazione enterprise, Oracle continua a dimostrare che il ruolo di fornitore cloud non è solo quello di ospitare dati, ma di orchestrare intelligenze artificiali capaci di trasformare interi flussi di lavoro. L’ultima mossa? Una partnership esplicita con Google Cloud che porta i modelli Gemini 2.5 direttamente all’interno dell’OCI Generative AI Service. In altre parole, Oracle non sta più semplicemente parlando di AI, la sta facendo diventare un braccio operativo delle imprese. Chi pensava che l’AI fosse un lusso per startup e laboratori di ricerca, ora si deve ricredere: l’agenda è enterprise, e il giocattolo si chiama Gemini.

Oracle globally distributed exadata database: il nuovo strumento per l’egemonia dei dati distribuiti su scala planetaria

Benvenuti nella nuova guerra fredda dei dati. L’annuncio di Oracle non è soltanto una dichiarazione tecnica, è un messaggio strategico lanciato al cuore pulsante del cloud globale: Oracle Globally Distributed Exadata Database su infrastruttura Exascale entra in scena con l’eleganza spietata di chi sa di poter cambiare le regole del gioco. Basta con i database patchwork, gli script di sincronizzazione scritti a notte fonda e le architetture Frankenstein costruite su più continenti con chewing gum e riti voodoo. Ora esiste un nuovo standard, un paradigma serverless e iperelastico che promette di distribuire, archiviare e sincronizzare dati su scala mondiale, come se fossero nello stesso rack.

Oracle Cloud Infrastructure OCI e l’AI per gli sviluppatori: potenza e convenienza nel 2025

Nel 2025 sviluppare intelligenza artificiale senza una strategia cloud ottimizzata è un po’ come voler costruire un reattore nucleare nel garage. Si può anche provarci, ma tra latenza, costi e hardware obsoleto, il risultato sarà più simile a un tostapane esplosivo. Per chi gioca sul serio, il cloud non è una scelta, è l’ossigeno. E in questa arena di colossi, Oracle Cloud Infrastructure si sta scrollando di dosso l’etichetta da outsider e sta iniziando a mordere davvero. Non perché lo dica Oracle. Ma perché i numeri lo urlano.

Oracle e l’intelligenza artificiale agentica: la rivincita del Mainframe sotto steroidi

Una volta bastava il termine “ERP” per far sbadigliare un’intera stanza di CIO. Ora, però, pronunciare “Oracle” e “Agenti AI” nella stessa frase scatena reazioni più simili a quelle di una stanza piena di venture capitalist davanti a una pitch deck con la parola “autonomo”. C’è una ragione, e non è solo perché Larry Ellison ha deciso di salire a bordo del treno dell’intelligenza artificiale con la stessa delicatezza di un bulldozer in una galleria di cristalli. Oracle sta puntando dritto al cuore del futuro enterprise: una convergenza brutale tra automazione, dati strutturati, agenti intelligenti e architetture cloud distribuite, con una visione che sembra uscita da un film cyberpunk degli anni ’80, ma con margini EBITDA molto più alti.

Accelerare la ricerca vettoriale AI con Oracle Database 23ai e GPU Nvidia: il nuovo paradigma del calcolo cognitivo

La velocità non è più un’opzione. È una condizione necessaria, l’unico modo per restare aggrappati al bordo di un mondo che corre sempre più vicino alla velocità della luce, almeno in termini computazionali. La ricerca vettoriale AI non è più un concetto da laboratorio accademico. È il cuore pulsante di qualsiasi sistema che aspiri a comprendere, prevedere, raccomandare, dialogare. E come ogni cuore, ha bisogno di sangue. In questo caso, potenza di calcolo. Molta. Meglio ancora se distribuita e massivamente parallela. Ora, grazie all’integrazione tra Oracle Database 23ai e GPU NVIDIA, il sistema cardiovascolare dell’intelligenza artificiale generativa riceve una trasfusione ad alta intensità. E il battito accelera.

Oracle AI Agent Studio per Fusion Apps: l’intelligenza artificiale finalmente operativa in azienda

L’intelligenza artificiale si celebra da anni ai vertici delle conferenze, ma resta spesso bloccata nei corridoi del potere, promessa mai mantenuta. Oracle ha deciso di eliminare quell’ostacolo con Oracle AI Agent Studio per Fusion Apps, una piattaforma che non chiede permessi, non invade, ma agisce direttamente sui processi aziendali, gratis per chi già usa Fusion Cloud. È una rivoluzione silenziosa, archetipica, che trasforma le ambizioni AI in operazioni quotidiane.

Il Teatro Segreto Di Larry Ellison: Paramount come palcoscenico di una dinastia Silicon Valley-Hollywood

Il capitalismo familiare americano non è morto, ha solo cambiato palco. Se qualcuno nutriva dubbi, Larry Ellison sta per offrirci la prova definitiva che il potere non si eredita semplicemente, si costruisce con colpi di scena degni di una sceneggiatura di Aaron Sorkin. L’ultimo atto? La acquisizione Paramount da parte di Skydance, sostenuta dal miliardario fondatore di Oracle, con il placet della Federal Communications Commission. Un affare da 8 miliardi di dollari che verrà chiuso il 7 agosto, con David Ellison, rampollo e aspirante magnate, promosso a CEO della nuova, gigantesca Paramount Global. Nella lista dei regali di compleanno paterni, un impero televisivo e cinematografico non è esattamente il classico Rolex d’oro.

Race to certification 2025: Oracle University dichiara guerra all’incompetenza nell’era dell’IA

L’epoca in cui bastava sfoggiare parole come “data-driven” o “AI-ready” in una presentazione è finita. O almeno dovrebbe esserlo, se l’industria tech vuole sopravvivere a se stessa. Perché l’intelligenza artificiale non è un incantesimo in Python o una demo brillante su GitHub: è una disciplina. E come ogni disciplina che si rispetti, ha bisogno di formazione, metodo e, soprattutto, certificazione di competenze reali. Da questa urgenza nasce la Race to Certification 2025, l’iniziativa globale di Oracle University che suona come una sfida ma agisce come una terapia d’urto per il mercato del lavoro IT.

I Supercomputer AI più potenti del mondo: la nuova Guerra Fredda Digitale

Dimenticatevi i missili. Il nuovo arsenale globale si misura in supercomputer AI, e il campo di battaglia è un intreccio di GPU cluster brucianti megawatt e divoratori di miliardi. C’è qualcosa di quasi poetico, e insieme osceno, nell’immaginare questi colossi di silicio come i nuovi carri armati di un conflitto senza sangue ma spietato, dove il premio è il controllo della prossima intelligenza dominante. Chi vince, detta le regole. Chi perde, diventa cliente del vincitore.

Il re incontrastato oggi si chiama Colossus, ed è un mostro di proprietà di xAI. Duecentomila equivalenti di H100 Nvidia. Sì, avete letto bene. È come prendere un’intera popolazione di chip e costringerla a lavorare 24 ore su 24 per un unico scopo: addestrare cervelli artificiali che un giorno decideranno se abbiamo ancora bisogno di programmatori umani. Memphis, non la Silicon Valley, è la nuova capitale dell’intelligenza artificiale. Ironico, no? Una città più famosa per il blues e per Elvis che per la potenza di calcolo diventa l’epicentro del futuro digitale.

Stargate project avanza con la partnership da 4,5gw con Oracle e ridisegna la corsa Americana all’intelligenza artificiale

The Stargate Project è un colossale joint venture statunitense tra OpenAI, SoftBank, Oracle e il fondo emiratino MGX, annunciato ufficialmente il 21 gennaio 2025 alla Casa Bianca da Donald Trump. Il piano prevede un investimento fino a 500 miliardi di dollari in quattro anni, con un primo stanziamento immediato di 100 miliardi e la creazione di almeno 100 000 posti di lavoro in ambito costruttivo e operativo elettricisti, tecnici, operatori di impianti per garantire la supremazia americana nell’AI.

La certificazione OCI Generative AI Professional 2025: diventa un esperto di AI generativa

Nel 2025, parlare di intelligenza artificiale senza padroneggiarla è come presentarsi a una riunione del consiglio di amministrazione con una calcolatrice a manovella. L’intelligenza artificiale generativa ha smesso da tempo di essere un vezzo da laboratorio per diventare il cuore pulsante delle strategie aziendali più aggressive. Non è più una questione di “se” implementarla, ma di “quanto” velocemente sei in grado di farlo. Oracle lo sa bene, e non a caso ha aggiornato la certificazione OCI Generative AI Professional per trasformarla da badge da LinkedIn a strumento di guerra competitivo.

Oracle ha smesso di inseguire gli altri: ora li sorpassa

Doveva essere morta. O quantomeno irrilevante. Una dinosauro della Silicon Valley che, come tanti altri prima di lei, aveva dominato un’epoca per poi farsi mettere all’angolo dall’ondata cloud capitanata dai soliti tre: Amazon, Google e Microsoft. Ma Oracle, si sa, è un animale strano. Non muore mai davvero. Sta zitta, fa le sue mosse, e poi rispunta fuori con qualcosa di enorme. Questa volta si chiama 30 miliardi di dollari in cloud computing da qui al 2028, ed è il biglietto da visita con cui ha appena chiesto un posto nel club esclusivo degli hyperscaler globali.

Oracle’s Target Price Raised by Evercore ISI Group: Analyst Maintains “Outperform” Rating

Sì, perché adesso c’è un quarto nome da aggiungere all’elenco dei dominatori del cloud. Lo ha detto Evercore ISI, non esattamente l’ultimo dei broker, mettendo Oracle sullo stesso piano di AWS, Google Cloud e Microsoft Azure. Fino a ieri sembrava una battuta. Oggi è una scommessa che inizia a sembrare dannatamente fondata, almeno per chi ha capito che il vero gioco non è solo lo storage o la scalabilità, ma la capacità di servire workload AI, sovrani, verticali, e mission-critical con una struttura che ha poco da invidiare a chi c’era prima.

Xiaomi sferra un pugno negli occhi al mercato degli occhiali AI

Sorpresa. Non da poco, e non da tutti. Xiaomi, la multinazionale cinese delle meraviglie elettroniche, è appena entrata a gamba tesa nel mercato degli occhiali intelligenti. Un settore che molti definiscono ancora di nicchia, ma che in realtà è il nuovo terreno di scontro per chi vuole presidiare il futuro del computing personale. Una guerra silenziosa fatta di microchip, lenti e assistenti vocali, dove chi ha il controllo dell’ecosistema può riscrivere le regole del gioco. Sì, perché qui non si vendono solo gadget: si piantano bandiere nel campo minato dell’intelligenza artificiale indossabile.

‘One Big Beautiful Bill’ potrebbe incrementare il flusso di cassa libero di Oracle e Microsoft, secondo Evercore

Immaginate di poter mettere a bilancio i vostri sogni e ricevere un bonus fiscale per ogni buona intenzione. Adesso immaginate di essere Microsoft o Oracle, e che i vostri sogni coincidano con miliardi di dollari in spese di ricerca e data center. Voilà: benvenuti nella “One Big Beautiful Bill”, l’ultima trovata di Washington, che di bello ha soprattutto il modo in cui trasforma una riga di codice in una valanga di liquidità. Sì, perché mentre la maggior parte dei contribuenti continua a compilare moduli, certe aziende tech si preparano a incassare una delle più silenziose ma potenti redistribuzioni fiscali dell’era moderna.

OpenAI e Oracle: la nuova alleanza che rivoluziona l’intelligenza artificiale e l’infrastruttura globale

Se la notizia ti è sfuggita, tranquillo: era sepolta nel solito mare di comunicati stampa, tweet entusiastici e titoloni da “rivoluzione imminente”. Ma vale la pena fermarsi un attimo. OpenAI, la creatura a trazione Microsoft che ormai più che un laboratorio di ricerca sembra una holding semi-governativa, affitta da Oracle qualcosa come 4.5 gigawatt di capacità di data center. Sì, gigawatt, non gigabyte. Un’unità di misura che evoca più una centrale nucleare che un cluster GPU. E in effetti è esattamente questo: Stargate non è solo un nome evocativo, è un progetto da 500 miliardi di dollari, con sede principale ad Abilene, Texas, e tentacoli infrastrutturali in mezzo continente. Il che, a pensarci bene, suona molto più simile a un’operazione geopolitica che a un’innovazione tecnologica.

Oracle e il teatro della disclosure: come trasformare un annuncio in un colpo di scena da 30 miliardi

Nel teatrino sempre più surreale della comunicazione finanziaria, Oracle ha appena alzato il sipario su uno dei suoi momenti più strani, più affascinanti e, a modo suo, più geniali. Mentre i competitor si arrampicano sugli specchi per strappare qualche menzione in un blog di settore, Larry Ellison & co. decidono che un colossale accordo cloud da oltre 30 miliardi di dollari l’anno non meriti un comunicato stampa, né una fanfara condita da parole chiave ridondanti come “AI-native” o “cloud-first architecture”.

No, loro lo infilano di soppiatto in un documento per la SEC, intitolato con sobria precisione “Regulation FD Disclosure”, senza nemmeno la voglia di inventarsi un nome altisonante e per chi si chiedesse cosa significhi tutto ciò: vuol dire che Oracle ha deciso di fare la rockstar in giacca e cravatta, suonando heavy metal in una riunione del consiglio d’amministrazione.

Hammad Hussain: l’Intelligenza Artificiale di Oracle tra promessa e pragmatismo

Benvenuti in questa nuova sezione di Rivista AI, dove ci immergiamo in un confronto diretto con i C-level delle imprese più innovative, per approfondire visioni strategiche, sfide del presente e prospettive future. Oggi abbiamo il piacere di presentare un’intervista esclusiva con Hammad Hussain Commercial e Technology Strategy Director di Oracle e Senior Director dell’EMEA Business AI Value Service team. In un mercato dove l’AI è spesso avvolta in un “mantra imprescindibile” e “promesse altisonanti”, Hammad Hussain si distingue per la sua sincerità disarmante nel raccontare quanto sia difficile far comprendere il vero potenziale e le capacità reali dell’AI.

Il paradosso è evidente: Oracle ha reso i suoi prodotti AI “semplici, quasi banali da usare”, eppure “rendere semplice l’adozione resta una sfida”. Questo suggerisce che il vero ostacolo non è più la tecnologia in sé, che si è evoluta fino a essere incapsulata in interfacce user-friendly e automatizzate, bensì la “cultura e la strategia che ci stanno dietro”. L’AI è paragonabile a un “superpotere tecnologico che nessuno sa ancora bene come integrare nel proprio arsenale aziendale” senza il rischio che diventi un “semplice gadget costoso o una moda passeggera”.

Il team di AI Value Services ha un ruolo duplice e intrinsecamente pragmatico:

Educare e facilitare l’adozione: Aiutare i clienti a superare la diffidenza e l’incertezza che ancora permeano molti progetti AI.

Guidare strategicamente: Non si tratta più di “provare” o “sperimentare”, ma di “attivare” l’AI, una parola che suona più concreta e meno fumosa, e che è il segreto per superare le incertezze.

Questa visione si distingue per la capacità di Oracle di “tradurre la complessità in valore tangibile”, fungendo da “cuscinetto tra la promessa e la realtà” dell’AI. Hammad sottolinea che le “proposizioni che si vendono meglio” sono una naturale conseguenza di un lavoro che parte dall’interno dell’azienda e arriva ai clienti finali, creando un “circolo virtuoso in cui la conoscenza tecnica diventa leva di business e la strategia si nutre di feedback continui”.

La funzione di “facilitatore di adozione” sta diventando una figura chiave nell’economia digitale, un “ambasciatore tra due mondi”: quello della tecnologia pura e quello dell’impresa reale, con le sue resistenze e priorità.

L’obiettivo è trasformare questa “facilità” promessa in “risultati concreti, misurabili e soprattutto sostenibili nel tempo”, costruendo fiducia nella tecnologia e nel suo valore strategico. Il team incarna l’arte di “saper leggere, interpretare e soprattutto guidare il cambiamento”.

Dove il cloud non arriva, Oracle atterra: sovranità digitale senza compromessi

C’è un’aria di rivincita nell’aria. Dopo i riflettori puntati su OpenAI e i suoi tormenti da intelligenza artificiale cosciente e la offerta per il Pentagono, ecco che Oracle risale la scena con un annuncio tanto silenzioso quanto strategico. Nessuna coreografia in stile Silicon Valley, nessun CEO che filosofeggia sulla singolarità. Solo un prodotto, freddo, solido, brutale: Oracle Compute Cloud@Customer Isolated. Nome ostico, ma messaggio chiarissimo. Il cloud smette di essere un servizio e torna a essere infrastruttura. Anzi, fortezza.

Grok non si accontenta del cloud: perché xAI ha scelto Oracle, e cosa c’entra la guerra dei supercomputer

C’è un curioso paradosso nella Silicon Valley del 2025: tutti parlano di “democratizzazione dell’intelligenza artificiale”, mentre le AI stesse si muovono solo fra imperi. L’ultima mossa arriva da xAI, l’ambiziosa creatura partorita da Elon Musk per sfidare OpenAI sul campo del ragionamento machine-level. E la novità? I suoi modelli Grok ora risiedono sulla Oracle Cloud Infrastructure. Un matrimonio che, in superficie, sembra dettato dalla pura efficienza tecnologica. Ma a ben vedere, è una dichiarazione geopolitica.

Oracle e NVIDIA, una lunga notte nell’intelligenza artificiale

C’è un vecchio detto della Silicon Valley: se non puoi batterli, integrali. E Oracle, il colosso che per decenni è stato sinonimo di database e conservatorismo IT, sembra averlo preso molto sul serio. Il suo flirt con NVIDIA, iniziato con garbo tecnico e qualche annuncio di contorno, ora ha il sapore di una relazione seria, forse persino matrimoniale. L’annuncio dell’espansione della partnership tra Oracle e NVIDIA, condito da GPU Blackwell, supercluster e AI agenti, non è solo un comunicato stampa: è un messaggio lanciato a tutti i competitor, un manifesto politico sull’infrastruttura AI del futuro.

Nvidia e Oracle, il matrimonio tecnico del secolo nasce nel deserto texano per conquistare l’intelligenza artificiale europea

Da una parte una delle aziende più sottovalutate ma più longeve del cloud enterprise. Dall’altra il semidio delle GPU che ha reinventato la traiettoria del calcolo. Ecco a voi Oracle e NVIDIA: una strana coppia in missione per colonizzare l’intelligenza artificiale con un approccio che odora di strategia da Guerra Fredda più che di semplice evoluzione tecnologica.

L’annuncio? Di quelli che a prima vista sembrano uno dei tanti comunicati stampa scritti in stile-benessere-aziendale. Ma sotto la superficie c’è molto di più. Oracle ha deciso di spingere tutto il suo stack cloud nelle braccia muscolose della piattaforma AI di NVIDIA. E non si tratta solo di un abbraccio tecnico: parliamo di un’integrazione nativa, radicale, e soprattutto distribuita, che mette insieme 131.072 GPU Blackwell e il DGX Cloud Lepton. No, non è fantascienza: è OCI (Oracle Cloud Infrastructure) in versione steroidea.

Oracle Fiscal 2025 Fourth Quarter and Fiscal Full Year Financial Results

Oracle scommette tutto sulla nuvola e prende a calci la vecchia guardia

Il vecchio dinosauro di Redwood Shores ha finalmente tirato fuori i denti. Dopo anni passati a inseguire i giganti del cloud come un avvocato stanco che rincorre le big tech in tribunale, Oracle sembra aver trovato il suo punto di pressione: l’IA. E i numeri, almeno per ora, sembrano dare ragione a Safra Catz, che con un candore quasi spietato ha sparato: “Le nostre percentuali di crescita saranno drammaticamente più alte.”

Tradotto dal cattivo gergo delle earnings call: Oracle prevede una crescita del 70% nel business cloud nell’anno fiscale in corso. Una cifra che fa sobbalzare anche gli algoritmi delle sale trading, visto che il titolo è salito di oltre il 6% nel dopoborsa. Chiariamolo subito: non è solo storytelling da CFO con l’occhio lucido e il power suit impeccabile. Dietro c’è una scommessa brutale da $25 miliardi di capex, spinti soprattutto da acquisti di GPU Nvidia e altri arnesi indispensabili per servire il grande banchetto dell’intelligenza artificiale generativa.

Oracle sogna l’ipercloud mentre Stargate resta un miraggio da 500 miliardi

Il palcoscenico era pronto, i riflettori accesi, e poi… niente. Stargate, la presunta alleanza epocale tra Oracle, SoftBank e OpenAI per dar vita a un’infrastruttura da 500 miliardi di dollari destinata all’intelligenza artificiale, è ancora una chimera. Safra Catz, CEO di Oracle, lo ha dichiarato con candore durante l’ultima call sugli utili: “non è ancora stata costituita”.

Oracle scommette sull’intelligenza artificiale per riscrivere le regole della gestione dei contatori

C’è un nuovo protagonista silenzioso nella battaglia delle utility per efficienza, affidabilità e soddisfazione del cliente: l’intelligenza artificiale. E Oracle, veterana del mondo enterprise, ha deciso di metterla al centro del suo arsenale tecnologico. Ma non lo fa con fanfare da keynote o promesse da luna nel pozzo: lo fa dove serve davvero, là dove i bit incontrano i chilowatt.

Sotto il cofano dell’ultima evoluzione della Oracle Utilities Customer Platform, si cela un mix di AI e processing in-memory che sta ridefinendo il concetto stesso di Meter Data Management. Una rivoluzione sommessa, ma con implicazioni devastanti per l’inerzia cronica delle utility. Perché quando un algoritmo inizia a vedere ciò che un operatore non nota, la realtà cambia.

Stargate: Nvdia, Oracle e il colpo da 25 miliardi che riscrive le regole del potere computazionale

Mentre i riflettori dei media generalisti si limitano a menzionare Abilene, Texas, come se fosse solo l’ennesimo cantiere tech in mezzo al nulla, chi ha orecchie per intendere — e un conto in banca legato alla rivoluzione AI — sa che Stargate è molto più di una joint venture infrastrutturale. È una dichiarazione di guerra tecnologica. Una sfida frontale a chi detiene oggi il controllo delle risorse computazionali mondiali. Un affare da 500 miliardi di dollari che ridisegna gli equilibri tra chipmaker, hyperscaler e i nuovi “costruttori di Dio”.

Oracle, OpenAI e il nuovo impero dell’Intelligenza Artificiale da $500 miliardi

Mentre il mondo crede ancora che l’Intelligenza Artificiale viva nell’etere, invisibile come lo spirito santo digitale, dietro le quinte si sta costruendo un impero fatto di silicio, rame, cemento e debito strutturato come un’opera d’arte di Wall Street. Sì, l’IA ha bisogno di templi. E Oracle ha appena firmato un patto da 40 miliardi di dollari (fonte Finacial Times) per costruirne uno degno di un culto tecnocratico: un data center da 1.2 gigawatt ad Abilene, Texas. L’epicentro di quella che viene già chiamata, con l’enfasi tipica da Silicon Valley, “Stargate”.

No, non è fantascienza. È solo il nuovo ordine mondiale delle big AI.

Stargate UAE: il futuro dell’intelligenza artificiale e della sovranità digitale negli Emirati Arabi

Stargate UAE, il progetto che suona come una saga sci-fi ma è invece una realtà concreta, mette a fuoco il nuovo terreno di gioco per l’intelligenza artificiale: Abu Dhabi. Una potenza da 1 gigawatt di calcolo AI che promette di trasformare il deserto in un centro nevralgico globale per l’innovazione. Ma attenzione, non è solo questione di watt o di server a regime. È una partita a scacchi tra Stati Uniti, Emirati Arabi Uniti, colossi della tecnologia e interessi sovrani che ridefiniscono il concetto di “sovranità digitale”.

Dietro al progetto troviamo G42, la società emiratina d’intelligenza artificiale, che non è proprio un piccolo startup nel garage ma un colosso con in panchina Oracle, NVIDIA, SoftBank e Cisco. Questi nomi non sono solo sponsor di lusso: rappresentano un’alleanza strategica che unisce infrastrutture hardware di ultima generazione, piattaforme cloud ottimizzate per l’AI e soluzioni di sicurezza zero-trust. Il tutto distribuito su un Campus AI da 5 gigawatt, letteralmente un megacentro di potenza computazionale, che nei piani dovrebbe partire dal 2026.

Oracle AI Agent Studio: il colosso silenzioso della nuova rivoluzione agentica

Non capita spesso che una multinazionale come Oracle decida di scrollarsi di dosso l’immagine T-Rex legacy e saltare direttamente nel cuore pulsante dell’innovazione AI con un prodotto che potrebbe davvero cambiare il modo in cui le aziende gestiscono i loro flussi di lavoro. Ma è esattamente quello che è successo il 20 marzo 2025 a Cloud World London. Tra l’applauso composto di partner e il solito entusiasmo misurato dei clienti enterprise, Oracle ha annunciato il rilascio di Oracle AI Agent Studio, previsto per la versione 25C. Altro che buzzword. Qui si gioca una partita molto più seria di quella che abbiamo visto con il cloud computing due decadi fa. E sì, la parola chiave è: AI Agents.

Deutsche Bank: Oracle riscrive le regole del cloud

In un’epoca dove l’egemonia del cloud sembra destinata a rimanere saldamente in mano ad Amazon, Google e Microsoft, qualcuno ha dimenticato di dire a Oracle che non è il benvenuto nel club. E Oracle, da buona veterana del tech con ambizioni ancora da startup, ha deciso di ignorare l’invito, rifondare sé stessa e insinuarsi là dove gli altri si sentivano troppo comodi.

Negli ultimi anni, Oracle si è trasformata da colosso legacy del database a una delle realtà cloud più aggressive fuori dal trio delle meraviglie. Ma il vero colpo di scena è che questa metamorfosi non è stata solo marketing, slide PowerPoint e fumo per gli investitori. Secondo Deutsche Bank, Oracle sta costruendo un’infrastruttura cloud con caratteristiche uniche, in particolare nell’ambito dell’intelligenza artificiale, dove l’efficienza non è solo una voce nel bilancio ma una leva competitiva reale.

Oracle rilascia Java 24 e rafforza la collaborazione con Nvdia

Oracle continua a spingere sull’acceleratore dell’innovazione con un doppio annuncio che segna una svolta nell’evoluzione dell’intelligenza artificiale e delle infrastrutture cloud. Da un lato, il lancio di Java 24, l’ultima iterazione della piattaforma di sviluppo più diffusa al mondo, con un focus particolare su AI e sicurezza post-quantum. Dall’altro, una collaborazione sempre più stretta con NVIDIA, che porta la potenza del cloud Oracle (OCI) ai massimi livelli e introduce strumenti avanzati per l’AI agentica.

L’azienda di Larry Ellison non sta solo aggiornando la propria tecnologia, ma sta ridefinendo il futuro delle applicazioni aziendali, con un occhio di riguardo alle esigenze dell’intelligenza artificiale e alla crescita esponenziale dei modelli generativi.

Oracle CloudWorld Tour 2025: ExCeL London l’evento che ha ridefinito l’innovazione nel cloud

Il 20 marzo 2025, l’ExCeL London (Royal Victoria Dock, London) è stato il palcoscenico dell’Oracle Cloud World Tour 2025, un evento che ha catalizzato l’attenzione di leader del settore, professionisti IT e innovatori da tutto il mondo. Questo incontro ha offerto una panoramica completa sulle ultime tendenze nel cloud computing, nell’intelligenza artificiale e nelle soluzioni aziendali integrate.​

Oracle Cloud World Tour 2025 lancia AI Agent Studio: la rivoluzione dell’automazione aziendale

Nel panorama odierno delle soluzioni enterprise, Oracle ha deciso di alzare l’asticella con l’introduzione dell’AI Agent Studio per le applicazioni Fusion Cloud. Questo strumento promette di trasformare il modo in cui le aziende gestiscono l’automazione, offrendo una piattaforma completa per la creazione, l’estensione, la distribuzione e la gestione di agenti AI su larga scala e va ad aggiungersi alla già lunga lista di Agenti AI pre-configurati (più di 50) e agli oltre 100 casi d’uso di AI generativa (GenAI), già disponibili nella suite Oracle di applicazioni aziendali, senza costi aggiuntivi per i clienti, perchè tutto è già ricompreso nel canone di “abbonamento” SaaS, che prevede aggiornamenti trimestrali su tutte le suite (ERP, HCM, SCM, CX..).

Gli agenti AI non sono una novità nel mondo tecnologico, ma la loro integrazione efficace nelle applicazioni aziendali ha sempre rappresentato una sfida. Oracle, con il suo AI Agent Studio, mira a superare queste difficoltà, offrendo agli utenti strumenti intuitivi per sviluppare agenti personalizzati che rispondano alle esigenze specifiche del business. Questo non solo aumenta la produttività, ma consente anche una maggiore flessibilità nell’adattarsi alle dinamiche di mercato in continua evoluzione.

Oracle Cloud World Tour 2025 e la rivoluzione digitale della Giustizia Amministrativa: tra intelligenza artificiale e sostenibilità

Nel cuore della trasformazione digitale che sta investendo la Giustizia amministrativa italiana, l’innovazione non è più un’opzione, ma un imperativo.vIl Consiglio di Stato ha tracciato una strada che non solo ridefinisce l’interazione tra tecnologia e diritto, ma proietta il sistema giudiziario in una nuova era di efficienza, trasparenza e sostenibilità.

Oracle Cloud World Tour 2025 Almawave insieme per dominare l’IA: accordo strategico su Velvet e OCI

Durante l’Oracle CloudWorld Tour di Milano, Almawave parte del Gruppo Almaviva, ha annunciato una partnership strategica con Oracle, siglando un MoU che definisce la collaborazione sullo sviluppo e l’erogazione di soluzioni di intelligenza artificiale generativa basate su Velvet.

L’accordo mira a rivoluzionare diversi settori verticali, tra cui energia, sanità, industria manifatturiera, pubblica amministrazione e trasporti, combinando la potenza infrastrutturale di Oracle con l’expertise AI di Almawave.

Oracle investe 5 miliardi nel Regno Unito: affare d’oro o mossa politica?

Oracle ha annunciato un investimento da 5 miliardi di dollari nel Regno Unito nei prossimi cinque anni, con l’obiettivo dichiarato di supportare la crescente domanda di cloud computing e AI.

Una mossa che sembra perfettamente allineata con l’ambizione del governo britannico di diventare una “superpotenza dell’AI”, ma che solleva più domande di quante ne risolva.Dietro la cortina di fumo degli investimenti, ci sono elementi politici ed economici che non possono essere ignorati.

Oracle Cloud World Tour 2025 Milano, il lusso incontra il cloud: la rivoluzione tecnologica del Gruppo Ermenegildo Zegna

Oggi, 18 marzo 2025, l’Allianz MiCo di Milano è stato il palcoscenico dell’Oracle Cloud World Tour, un evento che ha riunito leader del settore tecnologico e rappresentanti di spicco delle imprese italiane. Tra gli interventi più attesi, spicca il dialogo tra il CEO di Oracle Italia Carlota Alvarez e Matteo Torti, CIO del Gruppo Ermenegildo Zegna, simbolo dell’eccellenza nel settore della moda.

L’Oracle Cloud World Tour è un’iniziativa globale che mira a mostrare come le soluzioni cloud e l’intelligenza artificiale possano trasformare le aziende, migliorando produttività ed efficienza attraverso l’automazione. Milano, con la sua tradizione di innovazione e design, è stata una scelta naturale per ospitare una tappa di questo tour.

Oracle Italia

La scommessa generativa da 80 miliardi di dollari

Oracle ha finalmente smesso di essere la vecchia signora dei database e ha cominciato a vestirsi da tech-giant ipermuscolato. A dispetto di chi la dava per sorpassata, i risultati trimestrali del terzo trimestre fiscale 2024 mostrano che Larry Ellison non solo non ha intenzione di mollare il volante, ma che il motore sotto il cofano ora è alimentato da cloud, intelligenza artificiale generativa e ambizioni sanitarie. Ricavi in crescita del 7%, pari a 13,3 miliardi di dollari. Tradotto: il piano di trasformazione digitale avviato anni fa non era solo storytelling da investor relations, ma una mutazione genetica che ora dà frutti. Il cloud, come previsto, è il pezzo forte dello show, con una crescita a doppia cifra sia nei servizi sia nel supporto alle licenze. I servizi cloud e il supporto hanno toccato i 10 miliardi, +12%, mentre le licenze on-premise sono scese del 3%. Una discesa più che fisiologica. L’on-premise, oggi, è come il fax: resiste, ma non entusiasma.

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