È un’illusione collettiva, quasi affascinante. Due vittorie legali, un sospiro di sollievo a Menlo Park e San Francisco, e un’industria che si aggrappa a parole come “fair use” con la stessa disperazione con cui i vecchi giornali cercavano click nel 2010. Ma attenzione: i giudici hanno suonato due campanelli d’allarme e sotto la superficie di queste sentenze si agita qualcosa di molto più caustico. Altro che via libera. La giungla giuridica dell’intelligenza artificiale sta diventando un labirinto di specchi, dove ogni riflesso sembra un passaggio e invece è una trappola.
Cominciamo dalla cronaca: Anthropic ha ottenuto una sentenza favorevole da parte del giudice William Alsup, che ha definito “esageratamente trasformativo” l’uso dei libri nel training di Claude, il loro LLM. Meta, dal canto suo, ha visto respinta una causa analoga grazie al giudice Vince Chhabria, che ha dichiarato che i querelanti non sono riusciti a costruire un caso decente. Una doppietta, sulla carta. Ma come ogni CTO sa, i log non mentono: e nei log di queste due sentenze ci sono più righe di codice rosso che verde.