Mohammed bin Salman sta per tornare alla Casa Bianca, e non con le mani vuote. Il 18 novembre incontrerà Donald Trump in quello che si preannuncia come un vertice carico di simbolismo e miliardi. Secondo fonti vicine al dossier, sul tavolo ci saranno accordi su intelligenza artificiale, difesa, cooperazione nucleare e commercio. In altre parole, il pacchetto completo per riplasmare gli equilibri strategici tra Washington e Riyadh.

È la prima visita ufficiale del principe ereditario saudita negli Stati Uniti dal 2018, anno in cui il suo nome fu associato al caso Khashoggi e a un brusco raffreddamento nei rapporti con l’Occidente. Sei anni dopo, MBS torna con un’agenda più tecnologica che ideologica, e un obiettivo preciso: blindare la trasformazione digitale del regno con capitali e partnership americane.

La normalizzazione con Israele sarà discussa, ma non imposta. Le fonti confermano che gli accordi economici e di difesa non saranno subordinati al riconoscimento dello Stato ebraico, nonostante Trump punti a presentarsi come l’artefice della stabilità post-Gaza. Il cessate il fuoco tra Israele e Hamas offre infatti a entrambi la narrativa perfetta: la pace come pretesto per rilanciare il business.

Il viaggio segue la visita di Trump a Riyadh dello scorso maggio, quando furono annunciati accordi dal valore dichiarato di un trilione di dollari, poi ridimensionato a seicento miliardi. Gran parte legata a chip di intelligenza artificiale, infrastrutture cloud e data center. Un mosaico che disegna la nuova alleanza del silicio tra Washington e il Golfo.

La partita del nucleare civile sarà la più delicata. Riyadh vuole costruire la propria filiera energetica con tecnologia statunitense, ma senza rinunciare alla libertà di sviluppare capacità autonome. Washington, dal canto suo, vede nel dossier atomico saudita una leva per contenere la crescente influenza cinese nella regione.

Il ritorno di MBS a Washington non è quindi solo una foto di protocollo. È la prova generale di una nuova geopolitica dell’intelligenza artificiale, dove il petrolio del futuro non è più sotto terra, ma nei server. E dove ogni accordo firmato vale un algoritmo in più nel bilancio di potere globale.