La narrativa sul quantum computing è piena di luci e ombre: da una parte le startup promettono rivoluzioni, dall’altra IBM mostra che la rivoluzione può trasformarsi in ricavi concreti. Dal 2017, IBM ha “booked” circa 1 miliardo di dollari nel suo business quantistico. La cifra non è un semplice slogan da conferenza stampa, ma un segnale che la tecnologia non è più pura teoria, e che il quantum può vivere anche nel mondo dei conti trimestrali.
Il vantaggio di IBM non è solo nella cifra, ma nel contesto: questi ricavi provengono da un ecosistema integrato che combina quantum, hybrid cloud e software. Non si tratta di vendere un singolo chip quantistico, ma di offrire servizi, licenze e strumenti per sviluppatori che parlano il linguaggio dei grandi clienti enterprise. Le startup, con tutte le loro idee brillanti, spesso non hanno ancora trovato una via di monetizzazione stabile.
Startup landscape
IonQ punta a circa 95 milioni di dollari di ricavi per il 2025, ma registra ancora perdite nette significative. La sua capacità di scalare dipende da contratti cloud e partnership strategiche, una rete ancora fragile rispetto a un gigante come IBM. D-Wave ha generato circa 9 milioni di dollari l’anno scorso e prevede un’accelerazione dei ricavi nel 2025, ma il suo modello basato su annealing quantistico resta di nicchia, con applicazioni limitate e clienti selezionati. Rigetti offre servizi full-stack e accesso a quantum-as-a-service, ma la sua traiettoria di ricavi è volatile, spesso legata a ritardi contrattuali. Quantum Computing Inc. e la divisione quantistica di Alphabet sono per lo più pre-revenue, immerse in ricerca e sviluppo senza ritorni economici immediati. La fotografia complessiva è chiara: molte startup promettono innovazione, ma pochi generano cash flow stabile.
Il governo americano osserva e valuta. L’amministrazione Trump aveva considerato strategie simili a quelle adottate con Intel: equity governativa in cambio di finanziamenti, con l’obiettivo di accelerare lo sviluppo quantistico nazionale. Per le startup, un intervento del genere può rappresentare un salvagente o una morsa regolatoria; per IBM, un segnale di convalida di leadership tecnologica e commerciale. L’attenzione federale è un reminder: il quantum computing non è solo curiosità accademica, ma asset strategico per la leadership degli Stati Uniti.
Nonostante la retorica delle startup, il dato più impressionante rimane la capacità di IBM di trasformare ricerca in ricavo. I ricavi quantistici non significano solo fatturato, ma confermano che la tecnologia può inserirsi in flussi di business già esistenti, sostenuti da infrastrutture solide. L’integrazione con l’hybrid cloud permette a IBM di assorbire costi elevati di sviluppo quantistico senza mettere a rischio la sostenibilità complessiva dell’azienda. In un settore dove molte startup oscillano tra hype e realtà, avere numeri concreti è più potente di qualsiasi roadmap teorica.
Curiosamente, questa realtà crea un cortocircuito psicologico nel mercato. Gli investitori sono attratti dalle startup promettenti, ma restano scettici di fronte a perdite continue. IBM, al contrario, appare come la scelta “sicura”: tecnologia avanzata e capacità di monetizzazione concreta. La dicotomia tra chi promette rivoluzioni e chi le realizza davvero è evidente, e con l’intervento governativo in vista, il gap tra early-stage speculation e adoption reale rischia di ampliarsi ulteriormente.
Ironia del destino: mentre i media celebrano la prossima startup che risolverà il qubit logico perfetto, IBM accumula contratti, servizi cloud integrati e licenze, tessendo un network invisibile ma potente. La narrativa di chi corre veloce e sbaglia il passo si scontra con chi cammina più lento ma con passo sicuro. In un settore dove la gloria pubblicitaria spesso precede il successo economico, la solidità finanziaria diventa una forma di leadership silenziosa, ma estremamente persuasiva.
Il quantum computing, insomma, non è più un laboratorio sperimentale dove ogni progresso resta confinato a paper accademici. IBM dimostra che può produrre ricavi reali, consolidare ecosistemi e conquistare fiducia governativa. La differenza tra hype e realtà, tra startup alla ricerca di capitali e un colosso capace di monetizzare, si gioca oggi in bilico tra innovazione tecnologica e sostenibilità economica. Chi guarda solo ai numeri delle startup rischia di perdere il quadro più ampio: il vero business quantistico passa da chi sa trasformare qubit in cash flow, non solo in brevetti.
La lezione per investitori e policymakers è chiara: nel quantum computing, leadership tecnologica e capacità di generare ricavi concreti non sempre coincidono con chi urla più forte. IBM, con la sua integrazione strategica e il track record di ricavi, diventa il faro in un mare di promesse. Mentre il governo USA valuta interventi e partnership, la partita tra hype e realtà è apertissima, e i numeri parlano chiaro: IBM gioca una partita diversa, ma decisamente più convincente di molti concorrenti emergenti.