Quando si parla di internet satellitare di solito l’immaginario corre a razzi riutilizzabili, imprenditori visionari e tweet notturni. Il Brasile invece ha scelto una traiettoria diversa, più silenziosa ma non meno carica di significati geopolitici. Dal 2026 la connessione satellitare nelle aree più remote del Paese arriverà grazie a una società cinese, SpaceSail, in partnership con la compagnia statale Telebras. Una decisione che tecnicamente punta a ridurre il digital divide, politicamente apre un nuovo capitolo nei rapporti tra America Latina, Cina e Stati Uniti e strategicamente manda un messaggio piuttosto chiaro anche a Washington.

L’accordo prevede servizi di internet satellitare in orbita bassa per scuole, ospedali e infrastrutture essenziali, con un focus particolare sull’Amazzonia e sulle regioni interne del Brasile. Zone immense, difficili da cablare e finora spesso escluse dalla connettività moderna. Dal punto di vista interno la narrativa è lineare e difficilmente contestabile. Connettere territori isolati significa sviluppo economico, inclusione sociale e accesso ai servizi digitali. In un Paese di dimensioni continentali la sovranità passa anche dalla capacità di portare banda larga dove oggi c’è solo silenzio radio.

Il punto è che questa scelta non avviene nel vuoto. Arriva in un mercato che finora è stato dominato da Starlink, la costellazione satellitare di Elon Musk, e soprattutto in un contesto internazionale in cui gli Stati Uniti hanno reso esplicito il loro obiettivo di contenere l’espansione tecnologica cinese. La nuova strategia di difesa americana parla chiaro. La competizione con Pechino non riguarda più solo il commercio o la manifattura avanzata, ma le infrastrutture critiche, i dati e le reti di comunicazione. L’America Latina è tornata a essere uno spazio strategico, non solo geografico ma digitale.

In questo scenario la mossa del presidente Lula assume un significato che va oltre la connettività. Affidarsi a un operatore cinese per una parte rilevante dell’infrastruttura di comunicazione significa diversificare, certo, ma anche prendere le distanze da un modello a trazione esclusivamente statunitense. È una scelta coerente con la linea diplomatica brasiliana degli ultimi anni, orientata a un multipolarismo pragmatico, in cui Pechino è partner economico, investitore tecnologico e interlocutore politico di primo piano.

Da Washington però il messaggio potrebbe essere letto con meno entusiasmo. L’amministrazione Trump, tornata a mettere la sicurezza nazionale e il contenimento della Cina al centro della propria visione strategica, guarda con crescente sospetto a ogni apertura verso le aziende tecnologiche cinesi, soprattutto quando tocca settori sensibili come le telecomunicazioni e lo spazio. I satelliti non sono solo strumenti per guardare serie in streaming nella foresta amazzonica. Sono nodi di una rete globale che trasporta dati, informazioni e potenzialmente anche potere.

Il paradosso è che mentre gli Stati Uniti spingono i partner a ridurre la dipendenza dalla tecnologia cinese, molti Paesi emergenti fanno i conti con una realtà più concreta. Servono soluzioni rapide, scalabili e sostenibili dal punto di vista economico. In questo campo le aziende cinesi hanno dimostrato di saper competere, spesso offrendo pacchetti tecnologici integrati e finanziamenti che i competitor occidentali faticano a eguagliare. SpaceSail entra così in Brasile non solo come alternativa tecnica a Starlink, ma come simbolo di una Cina sempre più presente nelle infrastrutture digitali del Sud globale.

Il governo brasiliano parla di sovranità digitale, concorrenza e accesso universale alla rete. Concetti che suonano familiari anche in Europa e che difficilmente possono essere contestati sul piano interno. Ma la sovranità digitale è diventata una parola a doppio taglio. Significa scegliere chi costruisce e gestisce le reti, e ogni scelta ha inevitabilmente un riflesso geopolitico. In questo senso il cielo sopra il Brasile rischia di diventare un nuovo terreno di confronto tra modelli tecnologici e visioni strategiche contrapposte.

La sensazione, osservando questa partita dall’orbita bassa, è che il Brasile stia cercando di giocare su più tavoli, senza farsi dettare l’agenda da nessuno. Un esercizio di equilibrio complesso, soprattutto in un’America Latina che gli Stati Uniti tornano a considerare cruciale nel confronto globale con la Cina. La connessione satellitare del futuro, insomma, non servirà solo a portare internet dove non c’era. Servirà anche a misurare fino a che punto il mondo multipolare è già entrato in funzione, un satellite alla volta.