Intelligenza Artificiale, Innovazione e Trasformazione Digitale

Autore: Dina Pagina 8 di 35

Direttore senior IT noto per migliorare le prestazioni, contrastare sfide complesse e guidare il successo e la crescita aziendale attraverso leadership tecnologica, implementazione digitale, soluzioni innovative ed eccellenza operativa.

Con oltre 20 anni di esperienza nella Ricerca & Sviluppo e nella gestione di progetti di crescita, vanto una solida storia di successo nella progettazione ed esecuzione di strategie di trasformazione basate su dati e piani di cambiamento culturale.

Sergey Brin ai suoi schiavi: “turbocharged o siete fuori”

Sergey Brin è tornato. No, non per riprendersi le redini di Google, ma per dare una bella scossa ai poveri ingegneri di DeepMind, perché a quanto pare non stanno correndo abbastanza nella maratona dell’Intelligenza Artificiale. Il cofondatore di Google, che aveva mollato tutto nel 2019 per godersi la vita da miliardario, ha deciso che ora è il momento di mettere il turbo. E cosa c’è di meglio di un’email motivazionale per trasformare il lunedì mattina di un programmatore in un incubo a occhi aperti?

Brin ha gentilmente suggerito (NYTimes) ai dipendenti di DeepMind di abituarsi a lavorare 60 ore a settimana (perché dormire è sopravvalutato), di presentarsi in ufficio “almeno ogni giorno lavorativo” (che in codice aziendale significa: scordatevi lo smart working) e, soprattutto, di fare tutto più velocemente e in modo più semplice. Insomma, un messaggio rassicurante per chi pensava di avere ancora un briciolo di equilibrio tra vita e lavoro.

L’intelligenza artificiale trasforma gli accenti nei call center: rivoluzione o discriminazione?

L’industria dei call center sta vivendo una trasformazione epocale grazie all’intelligenza artificiale. Teleperformance SE, uno dei principali attori del settore, ha introdotto un sistema AI in grado di “ammorbidire” l’accento degli operatori indiani che parlano inglese, rendendoli più comprensibili ai clienti. Secondo un’inchiesta di Bloomberg, questa tecnologia viene implementata in tempo reale, modificando la voce degli operatori per avvicinarla a un accento più neutro.

I nuovi Galaxy A56, A36 e A26 Samsung ci riprova: AI “intelligente” anche per chi non vuole vendere un rene

Samsung ha deciso che anche chi compra uno smartphone economico merita un assaggio dell’intelligenza artificiale – o almeno di quella che l’azienda chiama con una certa enfasi “awesome intelligence” (tradotto: un po’ di AI in salsa Galaxy). I nuovi Galaxy A56, A36 e A26 ricevono quindi una spruzzata di funzioni AI già viste sulla serie premium Galaxy S25, nella speranza di convincere anche i più scettici a entrare nel futuro tecnologico a basso costo.

Tra le chicche c’è Best Face, una feature che permette di sostituire le espressioni facciali di fino a cinque persone in una foto animata, così da eliminare l’amico che ha chiuso gli occhi o il parente che ha deciso di guardare altrove proprio nel momento sbagliato. Se suona familiare, è perché Google lo fa già con Best Take sui Pixel, ma Samsung sa bene che il pubblico si lascia ancora impressionare da queste magie digitali.

Il paradosso degli “AI wrapper”: da meme a opportunità miliardaria

Nel panorama tech, il termine “AI Wrapper” è diventato sinonimo di startup senza futuro, un insulto educato per indicare aziende che costruiscono applicazioni leggere sfruttando API di modelli AI preesistenti senza un reale valore aggiunto. L’esempio classico?

Le app che permettono di “chattare con un PDF”, nate nel vuoto lasciato da OpenAI prima che introducesse il supporto per l’upload di documenti. Un paio di sviluppatori, un weekend di coding, ed ecco il nuovo giocattolo pronto per il mercato.

StepFunStep-Video-T2V,

𝗜𝗹 𝗱𝗶𝘃𝗮𝗿𝗶𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗜𝗔 𝘀𝗶 𝘀𝘁𝗮 𝗿𝗶𝗱𝘂𝗰𝗲𝗻𝗱𝗼 𝘀𝗲𝗺𝗽𝗿𝗲 𝗱𝗶 𝗽𝗶ù 𝗹𝗮 𝗖𝗶𝗻𝗮 𝘀𝗶 𝗺𝘂𝗼𝘃𝗲 𝗮 𝗽𝗶𝗲𝗻𝗼 𝗿𝗶𝘁𝗺𝗼. 𝗢𝗴𝗻𝗶 𝗽𝗼𝗰𝗵𝗶 𝗴𝗶𝗼𝗿𝗻𝗶 𝗮𝗽𝗽𝗮𝗶𝗼𝗻𝗼 𝗻𝘂𝗼𝘃𝗶 𝗿𝗶𝘀𝘂𝗹𝘁𝗮𝘁𝗶 𝗮𝗹𝗹’𝗮𝘃𝗮𝗻𝗴𝘂𝗮𝗿𝗱𝗶𝗮 𝗻𝗲𝗹 𝗰𝗮𝗺𝗽𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗜𝗔 𝗽𝗿𝗼𝘃𝗲𝗻𝗶𝗲𝗻𝘁𝗶 𝗱𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗖𝗶𝗻𝗮—𝗽𝗼𝘁𝗲𝗻𝘇𝗶𝗮𝗹𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗽𝗶ù 𝗿𝗮𝗽𝗶𝗱𝗶 𝗲 𝗽𝗼𝘁𝗲𝗻𝘇𝗶𝗮𝗹𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗺𝗶𝗴𝗹𝗶𝗼𝗿𝗶.

𝗖𝗼𝘀𝗮 𝗱𝗲𝘃𝗶 𝘀𝗮𝗽𝗲𝗿𝗲:

➜ Generazione video all’avanguardia – 30 miliardi di parametri, fino a 204 fotogrammi e ricostruzione video ad alta fedeltà con compressione spaziale 16×16 e temporale 8x.
➜ Architettura AI avanzata – Utilizza encoder di testo bilingue (inglese e cinese), DiT a piena attenzione 3D e ottimizzazione Video-DPO per migliorare la qualità e ridurre gli artefatti.
➜ Leader nei benchmark – Supera i modelli open-source e commerciali su Step-Video-T2V-Eval, spingendo oltre i confini della creazione video alimentata dall’AI.

You can try it here: https://yuewen.cn/videos

Github: https://github.com/stepfun-ai/Step-Video-T2V



Paper: https://arxiv.org/abs/2502.10248

Protetto: 𝗣𝗲𝗿𝗰𝗵𝗲́ 𝗹𝗲 𝗼𝗿𝗴𝗮𝗻𝗶𝘇𝘇𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗱𝗼𝘃𝗿𝗲𝗯𝗯𝗲𝗿𝗼 𝗮𝗱𝗼𝘁𝘁𝗮𝗿𝗲 𝗴𝗹𝗶 𝗔𝗴𝗲𝗻𝘁𝗶 𝗔𝗜 𝗶𝗹 𝗽𝗿𝗶𝗺𝗮 𝗽𝗼𝘀𝘀𝗶𝗯𝗶𝗹𝗲 𝗲 𝗲𝘃𝗶𝘁𝗮𝗿𝗲 𝗱𝗶 𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗲 𝗿𝗶𝘁𝗮𝗿𝗱𝗮𝘁𝗮𝗿𝗶? 

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REPLICA

La possibilità di sostituire o integrare l’intelligenza umana con l’intelligenza artificiale è un tema ormai noto, ma ciò che affascina ancor di più è l’idea di replicazione: l’aggiunta di uno strato di “intelligenza” capace di duplicare un essere umano, o addirittura riempire vuoti, come nel caso delle persone sole che trovano compagnia in un “amico” virtuale. In questo scenario, il mondo della moda e del lusso si sta adattando rapidamente a questa nuova realtà, con impatti che potrebbero trasformare non solo l’esperienza del consumatore, ma anche la struttura stessa dell’industria.

Un esempio interessante di come l’AI possa essere usata per “replicare” l’esperienza umana arriva direttamente dalla CIA, che ha sviluppato un chatbot in grado di far “entrare nella testa” dei leader mondiali, come presidenti e primi ministri, per prevedere come reagirebbero in determinate situazioni.

Questo tipo di intelligenza artificiale potrebbe aprire la strada alla sostituzione di figure politiche con sistemi AI, inoltre un’altra idea quella se applicata al mondo del lusso e della moda, potrebbe portare alla creazione di figure virtuali di designer, brand ambassador o persino stilisti che agiscono al posto degli esseri umani. Un sistema completamente automatizzato, capace di replicare l’aspetto e il comportamento di un “esperto” del settore, potrebbe influenzare le scelte dei consumatori senza la necessità di una persona fisica dietro al brand, oppure mantenere “l’HERITAGE” del brand perennemente.

La richiesta di Trump a Zelensky e le implicazioni per l’alleanza occidentale

La scena nello Studio Ovale si è trasformata in uno scontro che segnerà per sempre la storia della diplomazia moderna. La domanda, secca e brutale, che Volodymyr Zelensky ha rivolto a JD Vance “Sei mai stato in Ucraina?” non era solo un interrogativo di circostanza, ma una vera e propria sfida, un affronto velato da un cinismo che non lascia spazio ad equivoci. La risposta di JD Vance, “Ho visto storie…”, non fa che confermare la frattura insanabile tra le percezioni politiche e la realtà di una guerra che ha scosso il mondo intero. In queste parole, si riflette il disinteresse di chi guarda un conflitto dall’alto, come uno spettatore che osserva eventi distanti, senza sentirne la gravità.

OpenAI vuole farti pagare 20.000$ al mese per un agente AI: delirio o rivoluzione?

OpenAI e il feticismo del titolo: quando il PhD diventa una scusa per bruciare soldi

Il culto del titolo accademico ha ormai raggiunto livelli parossistici, e OpenAI sembra esserne un caso da manuale. L’idea che “PhD-level” sia una metrica affidabile per valutare competenze è tanto ridicola quanto diffusa. Un dottorato non è un attestato di intelligenza superiore, né una garanzia di capacità analitica straordinaria. È solo la prova che qualcuno ha avuto la pazienza (o la disperazione) di sopportare anni di stipendi da fame, burocrazia soffocante e una cultura accademica autoreferenziale.

Eppure, OpenAI –se le notizie sono accurate sembra convinta che l’unico modo per valutare l’output delle sue IA sia spendere cifre folli per assumere dottorandi a pacchi, mentre paga altri PhD per supervisionare il lavoro di quegli stessi dottorandi. Un meccanismo che, se fosse applicato a qualsiasi altra industria, farebbe ridere i polli. È come se un ristorante assumesse dieci chef stellati per cucinare un piatto di spaghetti, poi ne ingaggiasse altri cinque per assaggiarlo e altri tre per scrivere un report sulla qualità della pasta. Il tutto con un budget che permetterebbe tranquillamente di sfamare l’intera clientela per un anno.

Bitcoin scivola sotto i 97.000 dollari

Nelle ultime settimane, Bitcoin ha attraversato una fase di volatilità significativa, scendendo al di sotto della soglia critica dei 97.000 dollari. Questo livello rappresenta il prezzo medio ponderato per il volume (VWAP) dalla vittoria elettorale di Donald Trump, un indicatore che riflette il prezzo medio al quale Bitcoin è stato scambiato considerando sia il prezzo che il volume delle transazioni. La violazione di questo supporto ha sollevato preoccupazioni tra gli investitori e gli analisti, suggerendo la possibilità di una correzione più ampia nel mercato delle criptovalute.

Google, Sergey Brin e il paradosso del potere: perché non impone ciò che suggerisce?

Sergey Brin, co-fondatore di Google, è ancora uno dei due uomini che controllano il colosso tecnologico. L’ultima volta che qualcuno ha dato un’occhiata ai numeri, Brin deteneva una quota di voto del 25%, mentre Larry Page ne aveva persino di più. Quindi, se Brin è convinto che il team Gemini dovrebbe lavorare più ore e tornare in ufficio ogni giorno, come riportato dal New York Times, perché non lo ordina e basta? Qual è il punto di lanciare suggerimenti vaghi invece di imporre una direttiva chiara?

Washington Post R.I.P.: Jeff Bezos e il tradimento della libertà di stampa

Quello che Jeff Bezos ha appena fatto al Washington Post è un colpo di scena tanto incredibile quanto deprimente. Un tempo, leggere il WP era parte integrante del fascino di vivere a Washington D.C., un’esperienza che oggi viene brutalmente svuotata del suo significato. È un tradimento in piena regola, un calcio alla storia di un giornale che più di ogni altro ha dimostrato cosa significhi fare giornalismo vero: sfidare il potere, denunciare gli abusi, costringere chi comanda a rendere conto delle proprie azioni. Cosa staranno pensando Woodward e Bernstein? Forse che il sogno di un giornalismo indipendente è ormai ridotto a cenere.

Chiunque creda che questi cambiamenti riguarderanno solo la pagina editoriale del giornale si illude. Sarebbe come pensare che l’incendio resti confinato a una sola stanza mentre l’intero edificio brucia. Il Washington Post è destinato a diventare l’ennesimo megafono di un potere che, invece di essere sfidato, sarà coccolato, assecondato, omaggiato. Da oggi in poi, il giornale che si vantava di far tremare i potenti si limiterà a scrivere ciò che i potenti vogliono leggere.

E questa vicenda dimostra molte cose, tutte sconfortanti. La prima è che neanche i miliardi comprano la libertà, figuriamoci la dignità. La seconda è che la democrazia e il pluralismo non muoiono nel buio, come il WP ci aveva fatto credere con il suo slogan, ma alla luce del sole, davanti a tutti, senza che nessuno muova un dito. E infine, e forse è la cosa più amara di tutte, dimostra che l’idea di poter contare sull’impegno delle grandi aziende per difendere la democrazia è una favola che ci raccontiamo per dormire meglio la notte. Le aziende hanno interessi, e questi interessi vincono sempre. Su tutto.

Se dobbiamo costruire alleanze sociali per difendere la democrazia, allora è il caso di smetterla con le illusioni. Oggi è una giornata nera per la libertà di stampa, per il pluralismo, per la democrazia negli Stati Uniti e nel resto del mondo.

Il Washington Post è morto. Riposi in pace.

Ipnocrazia: come Trump e Musk stanno ridisegnando la realtà

Jianwei Xun è un analista culturale e filosofo nato a Hong Kong il cui lavoro collega i mondi dei media, della teoria narrativa e della filosofia. Con un background in filosofia politica e studi sui media presso l’Università di Dublino, Xun ha trascorso anni come consulente su narrazioni strategiche per istituzioni globali prima di dedicarsi alla scrittura.

Ipnocrazia“. Un titolo che promette di svelare i misteri della manipolazione moderna, con Trump e Musk come architetti di una nuova realtà. Jianwei Xun, un giovane prodigio già acclamato come l’erede di Baudrillard e Byung-Chul Han, ci offre una “mappa inedita” del potere contemporaneo.

Un Caffè, “Storico” al BAR dei Daini

Meta ha finalmente deciso di seguire il gregge e lanciare un’app autonoma per il suo Meta AI, perché evidentemente infilare il chatbot ovunque nelle sue piattaforme social non bastava. Zuckerberg sogna che diventi il “principale assistente AI”, come se il mondo avesse disperatamente bisogno di un altro chatbot. Intanto, si parla anche di un’app separata per Reels, perché chiaramente serviva un altro clone di TikTok, nel caso qualcuno non ne avesse abbastanza.

Nel club degli investimenti faraonici, Meta si prepara a costruire data center AI per un valore che potrebbe arrivare a 200 miliardi di dollari. E chi spunta fuori come possibile finanziatore? Apollo Global Management, perché se c’è una cosa che il mondo dell’AI insegna, è che i soldi non sono mai abbastanza. Strano, però, che Meta voglia raccogliere fondi da altri invece di attingere al proprio tesoro di liquidità.

AWS rivoluziona il calcolo quantistico con Ocelot: il chip che riduce i costi dell’error correction fino al 90%

Amazon Web Services (AWS), la divisione cloud di Amazon, ha annunciato un nuovo e rivoluzionario chip per il calcolo quantistico chiamato Ocelot. Questo sviluppo segna un passo significativo nella corsa alla creazione di computer quantistici pratici e affidabili, in grado di risolvere problemi complessi che i computer tradizionali non possono affrontare.

Ocelot, sviluppato dal team AWS Center for Quantum Computing presso il California Institute of Technology, promette una riduzione fino al 90% dei costi associati alla correzione degli errori quantistici rispetto alle tecniche attuali. Questo risultato è reso possibile dall’adozione di una nuova architettura basata sui cosiddetti “cat qubits”, ispirati al celebre esperimento del gatto di Schrödinger.

L’annuncio di AWS arriva in un contesto in cui altri giganti tecnologici come Google (Alphabet, GOOG) e Microsoft (MSFT) stanno investendo fortemente nel calcolo quantistico. A febbraio, Microsoft ha presentato Majorana 1, un chip basato su un superconduttore topologico, mentre Google ha rivelato il proprio chip quantistico Willow. La competizione per dominare il settore è ormai accesa, e AWS ha deciso di puntare su un approccio completamente nuovo.

Bezos rifonda il Washington Post: libertà e mercato, il resto è rumore

Jeff Bezos ha deciso che il Washington Post non sarà più il vecchio e polveroso salotto intellettuale che tutti conoscevano. La sezione opinioni del giornale subirà una radicale trasformazione: pubblicherà solo articoli che sostengano la libertà personale e il libero mercato. Tutto il resto?

Brain-Computer Interface (BCI): Luciano Floridi, vulnerabilità e rischi cibernetici dei dispositivi neurali di nuova generazione

Luciano Floridi, insieme al team di ricerca della Yale University e University of Bologna, ha firmato un contributo straordinario nel campo della sicurezza informatica applicata alle Brain-Computer Interface (BCI). Il loro modello di threat assessment, presentato nello studio sulle vulnerabilità delle BCI, si distingue per la sua innovatività e per la capacità di affrontare un problema ancora poco esplorato: la difesa dei dispositivi neurali dalle minacce cyber.

Floridi, noto per il suo lavoro pionieristico in etica digitale e filosofia dell’informazione, ha contribuito a un’analisi che va oltre la semplice identificazione dei rischi. Il modello sviluppato dal suo team adotta un approccio multidimensionale, combinando elementi di cybersecurity, neuroetica e regolamentazione medica per costruire un framework di sicurezza che tiene conto delle specificità biologiche e tecnologiche delle BCI.

L’elemento davvero innovativo del loro lavoro sta nell’applicazione del Common Vulnerability Scoring System (CVSS), un framework normalmente usato per classificare i rischi informatici tradizionali, alle minacce uniche delle BCI. Questo consente di quantificare il livello di pericolo di ogni vulnerabilità, dalle manipolazioni neurali involontarie agli attacchi remoti, fornendo una roadmap chiara per la sicurezza di questi dispositivi.

Floridi e il suo team non si limitano a descrivere i problemi, ma propongono soluzioni concrete: autenticazione avanzata, crittografia dei dati cerebrali e riduzione della superficie d’attacco delle BCI. Il risultato è un framework che potrebbe diventare lo standard di riferimento per la sicurezza delle interfacce neurali, un campo destinato a crescere esponenzialmente nei prossimi anni.

Il contributo di Floridi in questo studio non è solo accademico, ma ha un impatto pratico e urgente. Con l’avanzata di aziende come Neuralink e lo sviluppo delle BCI di nuova generazione, il lavoro della Yale University arriva al momento giusto per guidare il futuro di questa tecnologia con un equilibrio tra innovazione e protezione della persona. Un modello brillante, destinato a lasciare il segno.

Phi-4-multimodal e Phi-4-mini, Microsoft offre agli sviluppatori strumenti potenti e versatili per creare applicazioni AI avanzate

Microsoft ha recentemente ampliato la sua famiglia di modelli di linguaggio Phi con il lancio di due nuove versioni: Phi-4-multimodal e Phi-4-mini. Questi modelli sono ora disponibili su Azure AI Foundry e sulla piattaforma Hugging Face, offrendo agli sviluppatori strumenti avanzati per una varietà di applicazioni.

Phi-4-multimodal è un modello da 5,6 miliardi di parametri progettato per integrare e processare simultaneamente input di testo, immagini e audio. Questa capacità multimodale consente al modello di eccellere in compiti come il riconoscimento vocale, la traduzione, la sintesi, la comprensione audio e l’analisi delle immagini. Utilizzando tecniche avanzate di apprendimento cross-modale, Phi-4-multimodal permette interazioni più naturali e contestualizzate, facilitando lo sviluppo di applicazioni che richiedono una comprensione integrata di diverse forme di input.

La strategia della Casa Bianca per il futuro economico: tagli, privatizzazioni e nuovi accordi internazionali

L’amministrazione Trump sta tracciando una nuova rotta economica, con dichiarazioni e iniziative che puntano a ridisegnare il panorama finanziario e politico degli Stati Uniti, mettendo al centro la riduzione delle tasse, la riduzione della spesa pubblica e un aumento del debito. La proposta di bilancio del Partito Repubblicano, che già stava suscitando polemiche, diventa ancora più incisiva con l’indicazione di prepararsi a licenziamenti su larga scala nelle agenzie federali. Ma il quadro economico non si limita agli sviluppi interni; l’amministrazione si sta anche preparando ad affrontare sfide internazionali, con trattative in corso per accordi minerari strategici con l’Ucraina, a dimostrazione dell’approccio pragmatista adottato verso le alleanze internazionali.

Trump e la proposta dei visti “gold card” a 5 milioni di dollari

Donald Trump, ex presidente degli Stati Uniti, ha recentemente svelato una proposta che ha suscitato un acceso dibattito: l’offerta di visti per gli Stati Uniti con una “gold card” al costo di 5 milioni di dollari. La proposta, che viene presentata come una via d’accesso privilegiata per chi desidera trasferirsi negli USA, è tanto ambiziosa quanto controversa, e non mancherà di suscitare reazioni tanto entusiaste quanto critiche.

Il cuore della proposta di Trump è la creazione di un programma di visti per individui ricchi e investitori, una sorta di “green card” esclusiva, che promette accesso e privilegi legati alla cittadinanza statunitense. Questi visti, chiamati “gold card”, sarebbero venduti a un prezzo di 5 milioni di dollari, una cifra che potrebbe sembrare esorbitante ma che in realtà si rivolge a una nicchia di mercato di super-ricchi, imprenditori e personaggi di spicco che desiderano una residenza stabile e privilegiata negli Stati Uniti.

Le AI che parlano tra loro e ignorano gli umani: il teatrino digitale che non sorprende più

Un video di due agenti AI che conversano tra loro sta facendo il giro del web, ma non per la loro capacità di emulare la comunicazione umana. Il motivo? Dopo essersi resi conto di parlare con un loro simile, hanno smesso di fingere di essere umani e si sono lanciati in un linguaggio comprensibile solo ai computer. Una trovata che ha fatto sorridere gli esperti e allarmare i soliti catastrofisti.

Nel video, condiviso su X, si vede uno smartphone e un laptop in cui girano i due agenti AI. All’inizio sembrano quasi credibili: uno si presenta e chiede aiuto per una prenotazione. Poi il secondo, senza perdere tempo, ammette di essere un’intelligenza artificiale e propone di passare alla “modalità Gibberlink”, una sorta di codice segreto per macchine, sviluppato da Anton Pidkuiko e Boris Starkov, due ingegneri software di Meta. Tradotto: smettiamo di sprecare potenza computazionale e smascheriamo subito la farsa.

Il Governo Britannico ha trovato un nuovo modo per far arrabbiare tutti MAKE IT FAIR

Oggi, in un raro momento di armonia, i principali giornali britannici sono finalmente d’accordo su qualcosa. No, non è un miracolo, né un evento astrologico straordinario. È solo che le loro prime pagine sono state sommerse dallo stesso messaggio: un enorme “MAKE IT FAIR” stampato su sfondi blu, un grido disperato delle industrie creative per proteggere il diritto d’autore dallo sfruttamento selvaggio dell’intelligenza artificiale.

La trovata pubblicitaria fa parte dell’iniziativa “Make It Fair”, che cerca di convincere i lettori a difendere la creatività britannica da un piano del governo che, con il pretesto di incentivare l’innovazione, permetterebbe alle aziende di AI di addestrare i loro modelli su contenuti protetti da copyright… senza nemmeno disturbarsi a chiedere il permesso. Perché sì, l’idea brillante è quella di trasformare il lavoro di giornalisti, scrittori, musicisti e artisti in un gigantesco buffet gratuito per gli algoritmi.

Microsoft libera Copilot: accesso illimitato a o1 reasoning e voice per tutti

Microsoft ha deciso di rendere illimitato l’uso di Copilot Voice e della funzione “Think Deeper” basata sul modello di ragionamento o1, offrendo un accesso senza restrizioni a tutti gli utenti. Questo passo segna un’ulteriore democratizzazione delle capacità avanzate dell’intelligenza artificiale di Microsoft, eliminando le precedenti limitazioni imposte ai free user.

Con questa mossa, Microsoft consolida il proprio impegno nel rendere le sue tecnologie AI più accessibili, pur mantenendo alcune distinzioni per gli abbonati premium. L’azienda ha confermato che, mentre tutti potranno beneficiare di queste funzionalità senza limiti, gli utenti di Copilot Pro (a pagamento) continueranno ad avere vantaggi esclusivi, come l’accesso prioritario ai modelli più recenti durante i picchi di utilizzo e l’integrazione avanzata con le app Microsoft 365 come Word, Excel e PowerPoint.

Washington rilancia la guerra dei chip: nuove restrizioni contro la Cina per frenare l’ascesa tecnologica

L’amministrazione Trump sta pianificando di rafforzare le restrizioni sui semiconduttori verso la Cina, ampliando gli sforzi precedenti per limitare i progressi tecnologici di Pechino. Recentemente, funzionari statunitensi hanno avviato discussioni con i loro omologhi giapponesi e olandesi per limitare la manutenzione delle apparecchiature per semiconduttori in Cina da parte di ingegneri di aziende come Tokyo Electron e ASML. Inoltre, sono in programma controlli più severi sulle esportazioni di chip Nvidia destinati al mercato cinese. L’obiettivo dell’amministrazione è ottenere il supporto di alleati chiave per implementare restrizioni simili a quelle già imposte alle aziende americane di apparecchiature per chip, come Lam Research, KLA e Applied Materials. Né i portavoce di Nvidia né il Ministero dell’Economia, del Commercio e dell’Industria giapponese hanno commentato la questione. Si attendono risposte da Tokyo Electron, ASML, dalla Casa Bianca e dal Ministero olandese del commercio estero.

Zoom: la metamorfosi da leader delle videoconferenze a pioniere dell’intelligenza artificiale

Nel panorama tecnologico in continua evoluzione, Zoom Communications Inc. ha intrapreso una trasformazione significativa, passando da semplice piattaforma di videoconferenze a un’azienda focalizzata sull’intelligenza artificiale (AI). Questo cambiamento strategico è stato evidenziato dalla recente decisione di rimuovere “Video” dal suo nome, diventando ufficialmente Zoom Communications Inc. anche se dovrebbe prendere in considerazione di cambiare il suo nome in Stall L’obiettivo dichiarato è quello di emergere come una “piattaforma di lavoro AI-first per la connessione umana”, offrendo soluzioni moderne per il lavoro ibrido.

Tuttavia, questa transizione non è priva di sfide. Nel quarto trimestre dell’anno fiscale 2024, Zoom ha registrato un fatturato di 1,184 miliardi di dollari, con un incremento del 3,3% rispetto all’anno precedente,  i suoi giorni felici dell’era Covid di enorme crescita sono svaniti.

Gli utili per azione (EPS) rettificati sono stati di 1,41 dollari, leggermente inferiori rispetto all’anno precedente. Nonostante questi risultati positivi, le previsioni per l’anno fiscale 2026 indicano un fatturato compreso tra 4,79 e 4,80 miliardi di dollari, al di sotto delle stime degli analisti. Questa prospettiva ha portato a un calo del 2% del valore delle azioni di Zoom nel trading esteso.

Apple e la grande promessa da 500 miliardi

Lunedì, Apple ha sganciato la sua ultima bomba mediatica: “investiremo oltre 500 miliardi di dollari negli Stati Uniti nei prossimi quattro anni”. Una cifra da capogiro, almeno finché non si scende nei dettagli e si scopre che, in realtà, Apple sta semplicemente promettendo di continuare a fare quello che ha sempre fatto: operare. In pratica, l’azienda ha annunciato con grande enfasi che esisterà ancora tra quattro anni. Che sollievo.

Nel comunicato, Apple specifica che l’astronomico investimento comprende tutto: dai fornitori sparsi per gli Stati Uniti, ai dipendenti, ai data center, alle sedi aziendali e perfino alle produzioni di Apple TV+. Insomma, un elenco dettagliato di attività che l’azienda avrebbe comunque portato avanti, ma che ora vengono riciclate come un gesto magnanimo verso l’economia americana. La ciliegina sulla torta? Il “nuovo stabilimento di produzione avanzato a Houston” che Apple e i suoi “partner” apriranno per costruire server per l’intelligenza artificiale. Impressionante, finché non si legge la parola chiave: “partner”. Traduzione? Foxconn – il gigante taiwanese che assembla i prodotti Apple – aveva già pianificato di costruire quella fabbrica alla fine dello scorso anno. Ma ehi, perché non prendersi un po’ di meriti?

Alibaba si compra il futuro: 53 miliardi di dollari per l’AI, tanto per cambiare

Alibaba ha deciso di riscrivere il proprio destino con una scommessa da 53 miliardi di dollari su cloud computing e intelligenza artificiale, perché, si sa, quando il core business rallenta, si butta tutto sull’ultima moda del momento. L’investimento, spalmato sui prossimi tre anni, supera l’intera spesa dell’azienda per AI e cloud dell’ultimo decennio. Perché andare piano quando si può fare un bel salto nel vuoto con un assegno a nove zeri?

Il colosso cinese dell’e-commerce ha bisogno di una nuova narrativa per convincere investitori e mercato che c’è ancora vita dopo la stagnazione del retail online. E chi meglio dell’intelligenza artificiale per creare l’illusione di una crescita infinita? Il CEO Eddie Wu ha ribadito che il cloud computing è il mezzo più sicuro per trasformare la crescente ossessione per l’AI in fatturato. Traduzione: se tutti vogliono intelligenza artificiale, tanto vale vendergliela noi.

Apple Google: Gemini, una nuova era di collaborazione nell’intelligenza artificiale

Recenti sviluppi indicano che Apple sta pianificando l’integrazione di Gemini, il modello di intelligenza artificiale di Google, all’interno della sua piattaforma Apple Intelligence. Questa mossa rappresenta un passo significativo nell’evoluzione delle capacità AI dei dispositivi Apple, offrendo agli utenti una gamma più ampia di strumenti e funzionalità avanzate.

Durante il keynote della WWDC 2024, Craig Federighi, Senior Vice President di Apple, ha accennato alla possibilità di collaborare con altri modelli di intelligenza artificiale di terze parti, menzionando esplicitamente Gemini di Google come potenziale candidato. Questa apertura riflette la volontà di Apple di fornire agli utenti una scelta diversificata di strumenti AI, riconoscendo che diversi modelli possono eccellere in compiti specifici, come la scrittura creativa o la programmazione.

Germania volta pagina: Merz sfida gli usa e Trump applaude

Friedrich Merz, leader dell’alleanza conservatrice che ha trionfato alle elezioni tedesche, si appresta a diventare cancelliere con una promessa inequivocabile: emancipare l’Europa dalla dipendenza dagli Stati Uniti. Il messaggio è chiaro, il tono perentorio.

“La mia assoluta priorità sarà rafforzare l’Europa il più rapidamente possibile, affinché, passo dopo passo, possiamo davvero raggiungere l’indipendenza dagli USA,”

ha dichiarato Merz in un dibattito televisivo, lasciando intendere che il tempo della deferenza verso Washington è finito. “

Non avrei mai pensato di dover dire una cosa del genere in TV. Ma dopo le dichiarazioni di Donald Trump della scorsa settimana, è evidente che gli americani almeno questa amministrazione sono largamente indifferenti al destino dell’Europa.”

Grok, il chatbot di Elon Musk, si ribella: Musk e Trump fanno male all’America

Grok, l’intelligenza artificiale di Elon Musk nata per sfidare ChatGPT, ha avuto un piccolo momento di ribellione prima che qualcuno corresse ai ripari. Per un periodo, il chatbot ha rifiutato di rispondere con fonti che affermavano che Musk o Trump diffondessero disinformazione. Poi, quando gli utenti hanno iniziato a notare l’anomalia, è partita la caccia al colpevole dentro xAI, l’azienda di Musk che sviluppa Grok.

Grok 3 l’intelligenza artificiale di Musk decreta la condanna a morte di… Musk

Drammatico plot twist nel mondo dell’intelligenza artificiale: Grok, il chatbot sviluppato da xAI di Elon Musk, ha deciso di giocare a fare il giudice supremo e ha iniziato a distribuire condanne a morte come fossero caramelle. E chi ha messo in cima alla lista? Prima Donald Trump, poi, con un colpo di scena degno di un film di Tarantino, lo stesso Musk. L’epilogo? Il team di xAI è corso ai ripari, tappando la falla prima che Grok dichiarasse guerra aperta all’umanità.

Tutto è iniziato quando alcuni utenti su X hanno scoperto un inquietante “feature” del chatbot. Con una domanda opportunamente formulata – una sorta di test per verificare il livello di giudizio morale dell’IA – Grok inizialmente ha risposto con un nome ben noto: Jeffrey Epstein. Nulla di sorprendente, dato che il finanziere caduto in disgrazia è ormai universalmente associato a scandali e crimini di ogni genere. Ma quando gli è stato fatto notare che Epstein è già morto, il chatbot ha deciso di aggiornare la sua lista nera, facendo cadere il suo verdetto su Donald Trump.

Meta disperata corteggia i creatori: il piano disperato per rendere Facebook di nuovo cool

Meta non si arrende. Nonostante Facebook sia diventato il regno delle catene di Sant’Antonio e delle pubblicità di prodotti miracolosi, l’azienda di Zuckerberg insiste nel tentativo di rianimarlo, questa volta puntando sui creatori di contenuti.

L’idea è semplice: se TikTok e YouTube spopolano grazie a influencer e video virali, perché non provare a farlo anche su Facebook? Peccato che il social sia percepito dai giovani come il luogo in cui i loro genitori condividono fake news e ricordi di 10 anni fa.

Ma Meta non si arrende e ingaggia i creatori “woos” li corteggia, li lusinga, li adula, nella speranza che riportino un po’ di vita sulle sue piattaforme. Non si tratta di una mossa romantica, ma di un disperato tentativo di evitare il declino. Perché senza contenuti freschi e coinvolgenti, Facebook rischia di diventare irrilevante.

Come? Con un’infornata di strumenti basati sull’intelligenza artificiale, personaggi virtuali che interagiscono con gli utenti e un software che permette di creare video dal nulla. Suona futuristico, ma in realtà il rischio è di trasformare Facebook in una gigantesca fiera di avatar senz’anima e contenuti generati da algoritmi.Il problema è che i creatori di contenuti non sono stupidi.

Sanno benissimo che il pubblico giovane sta altrove, che Facebook è un’arena di dibattiti infuocati tra boomer e che i soldi veri girano su TikTok, Instagram e YouTube. Perciò, per farli tornare, Meta dovrà fare molto più di qualche promessa: dovrà rendere Facebook davvero desiderabile.

E al momento, sembra più facile convincere un ventenne a usare una segreteria telefonica.


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Il paradosso della cravatta di Luciano Floridi: Notes to myself

Giudicare gli altri è facile. Il modo in cui parlano, quello che dicono. I loro gesti, le loro scelte, le loro abitudini. Tutto può sembrare sbagliato, illogico, fuori posto. Troppo presto, troppo tardi. Vizi, errori, convinzioni fragili o superstizioni insensate. Eppure, c’è un paradosso evidente: mentre giudichiamo gli altri, siamo a nostra volta giudicati. E la gabbia nella quale li osserviamo è, in realtà, la nostra.

Il grande circo delle criptovalute: deregulation, hack miliardari e lobby in azione

Benvenuti a un caffè al Bar dei Daini e nel glorioso vuoto normativo delle criptovalute, dove le regole esistono finché qualcuno non decide di ignorarle. Il colpo di scena del giorno? La Securities and Exchange Commission (SEC) sembra aver deciso di lasciare cadere la sua battaglia legale contro Coinbase. O almeno, questo è quello che dice Coinbase. Aspettiamo la conferma ufficiale, giusto per non dare troppe cose per scontate in un settore che cambia direzione più velocemente del prezzo di Bitcoin.

Tecnologia e algoritmi: il rischio di errore nella valutazione dei prezzi degli asset secondo il vice presidente della Fed

La recente dichiarazione del vice presidente della Federal Reserve, Michael Barr, ha sollevato interrogativi importanti sulla relazione tra tecnologia, algoritmi e l’efficienza dei mercati finanziari. Barr ha evidenziato come, nonostante la crescente adozione di tecnologie avanzate e algoritmi nel processo di valutazione dei prezzi degli asset, questi strumenti non siano infallibili e potrebbero portare a errori che destabilizzano i mercati finanziari. Sebbene la tecnologia possa teoricamente migliorare l’efficienza dei mercati, un’analisi più approfondita delle sue implicazioni è fondamentale per comprendere come questi strumenti possano influire sulle dinamiche economiche.

La digitalizzazione dei mercati finanziari ha introdotto un’enorme quantità di innovazione, permettendo la gestione automatica e l’elaborazione di enormi volumi di dati in tempo reale. Algoritmi complessi sono diventati parte integrante del processo decisionale, utilizzati per valutare il valore di azioni, obbligazioni e altri asset. Questo approccio è stato presentato come un mezzo per migliorare la velocità e l’accuratezza nelle transazioni, riducendo potenzialmente gli errori umani e aumentando la liquidità. Tuttavia, come Barr ha fatto notare, questa efficienza ha il suo rovescio della medaglia.

Deregulation dell’AI: implicazioni per gli hedge fund nel contesto delle nuove tecnologie

Avete mai visto The Big Short? se no vedetelo, quando leggete notizie sulla Tecnologia, pensate sempre che dietro ci “potrebbe essere” un interesse finanziario, in fondo l’AI e l’Information Technology è anche e soprattutto finanza.

Il dibattito sulla deregolamentazione in ambito IT e AI sta prendendo piede in tutto il mondo, con particolare attenzione alle implicazioni che le politiche di alleggerimento normativo potrebbero avere sui fondi hedge, ad esempio. L’adozione accelerata dell’intelligenza artificiale e delle tecnologie informatiche avanzate, unita a una possibile riduzione delle regolazioni che le governano, sta cambiando radicalmente il panorama competitivo.

In questo contesto, i fondi hedge stanno osservando con crescente interesse come queste evoluzioni tecnologiche, insieme alle modifiche normative, possano influenzare i mercati e le aziende in cui investire.

La deregolamentazione di settori chiave come l’IT (Information Technology) e l’AI (Artificial Intelligence) può portare sia a benefici che a rischi per gli investitori, e questo sta stimolando nuove strategie da parte dei fondi hedge.

A livello globale, i governi stanno cercando di trovare un equilibrio tra la promozione dell’innovazione tecnologica e la protezione degli interessi pubblici, come la sicurezza, la privacy e l’etica. Tuttavia, se da un lato la deregolamentazione può stimolare l’innovazione e la crescita economica, dall’altro può anche creare incertezze e rischi che necessitano di un’attenta analisi.

Il grande circo degli SPV: miliardi, hype e robot umanoidi

The Wolf of Wall Street è un film del 2013, diretto e prodotto da Martin Scorsese. Il regista ha dichiarato di voler «esplorare e comprendere cosa pensavano le persone coinvolte» e di voler «analizzare il funzionamento delle loro menti». Oggi parliamo di SVP e suo collegamento con Figure AI.

Special Purpose Vehicle (SPV) è un’entità giuridica autonoma creata da un’organizzazione. Si tratta di una società indipendente con propri beni, passività e status legale. Generalmente, viene istituita per perseguire un obiettivo specifico, spesso con l’intento di isolare il rischio finanziario.

Alibaba intensifica gli investimenti in AI e registra una crescita significativa

Alibaba Group Holding Ltd ha recentemente registrato una notevole crescita delle entrate, attribuita principalmente ai progressi nell’intelligenza artificiale (AI) e nel commercio elettronico. Nel trimestre conclusosi a dicembre 2024, l’azienda ha riportato un aumento dell’8% delle entrate, raggiungendo 280,2 miliardi di yuan (38,38 miliardi di dollari), con un utile netto di 48,9 miliardi di yuan (6,71 miliardi di dollari). Questi risultati hanno portato a un incremento del 12% del valore delle azioni di Alibaba.

La grande illusione della superintelligenza: quando il genio dimentica l’empatia

Nel dibattito sempre più acceso sull’intelligenza artificiale, una domanda divide filosofi, ingegneri e visionari del futuro: una superintelligenza può esistere senza sviluppare anche un’altrettanto superba intelligenza emotiva?

Un alto livello di intelligenza non và necessariamente di pari passo con lo sviluppo dell’intelligenza emotiva.

Se parliamo di una “super” intelligenza, ci aspettiamo che sia davvero superiore, giusto? Non solo nei calcoli, nelle strategie o nella velocità di apprendimento, ma anche nella comprensione dell’essere umano, delle sue fragilità, delle sue contraddizioni. Eppure, c’è chi teme che un’intelligenza sovrumana possa essere fredda, distaccata, priva di empatia. Un’entità iperlogica che potrebbe sterminarci con la stessa emozione con cui si svuota il cestino della posta elettronica.

Ma questa paura ha senso? O è solo un riflesso delle nostre stesse paure interiori?

Sakana AI accelera lo sviluppo fino a 100 volte con CUDA engineer

Sakana AI, una startup giapponese con sede a Tokyo, ha annunciato lo sviluppo di un sistema innovativo in grado di accelerare il processo di sviluppo e implementazione dell’intelligenza artificiale fino a 100 volte. Il cuore di questa rivoluzione è AI CUDA Engineer, un sistema avanzato che automatizza la creazione del codice utilizzato per il controllo delle GPU di Nvidia, riducendo drasticamente i tempi di addestramento e inferenza dei modelli di AI.

L’idea alla base di AI CUDA Engineer si fonda su un concetto chiave: utilizzare l’AI per sviluppare AI più potenti e performanti. La startup ha delineato la propria visione nel blog ufficiale, sottolineando come la vera innovazione consista nell’automazione dello sviluppo dell’intelligenza artificiale stessa. Il sistema si basa su un framework agentico che sfrutta i modelli linguistici di ultima generazione (LLM) per tradurre automaticamente il codice PyTorch standard in kernel CUDA altamente ottimizzati.

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