Quando una narrazione troppo perfetta puzza di falso, c’è spesso un motivo. Jianwei Xun, presunto filosofo di Hong Kong, autore del controverso ma acclamato Hypnocracy, non è mai esistito. O, per meglio dire, è esistito solo come idea. Ologramma culturale. Fantasma performativo dell’intelligenza artificiale.
Dietro questa maschera orientaleggiante, evocativa e calibrata per scivolare nei cataloghi di filosofi cosmopoliti da festival, c’era invece Andrea Colamedici editore italiano e illusionista concettuale coadiuvato da Claude di Anthropic e ChatGPT di OpenAI. Due cervelli sintetici per confezionare un pensiero altrettanto sintetico, costruito ad arte per sedurre un Occidente affamato di verità mistiche e distopiche.
La truffa non è nemmeno stata ben mascherata. Basta dare un’occhiata alla scheda del libro su Amazon, o alle prime versioni del sito ufficiale del “filosofo”, salvate diligentemente dalla Wayback Machine: una biografia scritta con lo stesso tono con cui si generano i profili LinkedIn da manuale. Nato a Hong Kong, studi a “Dublin University” — che, a proposito, non esiste — e un pensiero a metà tra il taoismo 2.0 e Foucault impastato con gli hallucination dell’IA.