Rivista AI

Intelligenza Artificiale, Innovazione e Trasformazione Digitale

Scoperta di uno stato quantistico “intermedio” che sfida la fisica classica

L’Università del Michigan ha recentemente svelato uno stato quantistico inaspettato, una sorta di “zona grigia” tra la certezza classica e l’ambiguità quantistica, che sfida le convenzioni della meccanica quantistica e promette di rivoluzionare la tecnologia del futuro.

Guidato dal teorico Kai Sun, il team ha scoperto che gli stati quantistici semi-localizzati, un tempo considerati rari e difficili da ottenere, possono manifestarsi naturalmente e in modo stabile in sistemi multidimensionali. Questi stati, noti come modalità “skin” con decadimento algebrico, offrono nuove opportunità per manipolare la luce e le particelle quantistiche in modi precedentemente impensabili. La chiave della scoperta risiede nel passaggio da sistemi unidimensionali a quelli bidimensionali e multidimensionali, dove questi stati seguono la legge di potenza e sono particolarmente sensibili alla geometria del materiale. Questa robustezza naturale apre nuove prospettive per le tecnologie quantistiche, dai quantum bit alle comunicazioni, offrendo un percorso più affidabile per lo sviluppo di dispositivi quantistici pratici.

Amazon accelera sull’AI con Anthropic e Trainium, la scommessa più grande di Jeff Bezos dopo AWS

Le azioni Amazon hanno ripreso fiato e il mercato ha improvvisamente ricordato che il gigante di Seattle non vive solo di e-commerce, margini risicati e consegne in un giorno. La partita si gioca altrove, dentro i data center che divorano energia come piccole centrali nucleari e che custodiscono la nuova religione del capitalismo: l’intelligenza artificiale generativa. Il recente +3% del titolo è soltanto la conseguenza visibile di una strategia che punta a trasformare la relazione con Anthropic in un catalizzatore per AWS e soprattutto per Trainium, il chip che promette di sfidare l’egemonia di Nvidia senza doverla battere frontalmente.

Consumi data center: tra mito energetico e realtà industriale italiana

Chi grida all’apocalisse energetica dei data center in Italia punta più al palcoscenico che ai bilanci. C’è chi sventola scenari da decine di gigawatt come se l’intera dorsale elettrica nazionale fosse a disposizione di capannoni ronzanti piazzati da Bolzano a Pachino. La realtà, spietata e poco glamour, è che il mercato digitale italiano cresce a passo breve, l’accesso alla rete non è una formalità e la matematica finanziaria non perdona. Gli scenari sereni fanno vendere meno clic, ma aiutano a non sbagliare investimenti. Secondo le stime più solide sul mercato digitale tracciate da Anitec-Assinform, l’Italia ha chiuso il 2024 con 81,6 miliardi di euro e una crescita del 3,7 per cento, con proiezioni nell’ordine del 3,3-4 per cento medio annuo nei prossimi anni. Un’espansione reale, ma ben lontana dal raddoppio che servirebbe a giustificare una corsa a carico base di dieci gigawatt dedicati solo all’infrastruttura di calcolo. Non è un’opinione, è un denominatore.

Un fatto scomodo per i profeti dei 50 gigawatt è che il parco installato italiano non è una nebulosa insondabile. La fotografia 2024 più citata dagli operatori parla di circa 513 megawatt di potenza IT attiva nel Paese, di cui 238 nell’area milanese, con pipeline in crescita ma tutt’altro che esponenziale. È la dimensione di un mercato che funziona, non di un meteorite in rotta di collisione. Per chi si nutre di iperboli, è una doccia fredda. Per chi deve allocare capitale, è la base su cui costruire casi d’uso sostenibili.

Come un Caffè al Bar dei Daini: Apple sta per far esplodere Google con una ricerca AI che parla e ti ascolta

La chiamano “World Knowledge Answers”, ma la realtà è che Apple sta preparando quello che potrebbe essere il colpo di grazia alla dominazione di Google nella ricerca. Un motore di ricerca web potenziato dall’intelligenza artificiale, integrato in Siri, Safari e Spotlight, previsto per la primavera 2026. Così almeno dicono fonti Bloomberg, con Apple che, con la stessa riservatezza con cui incomincia una rivoluzione, non ha né confermato né negato. Dichiarare oracoli: “sarà un colpo per Google” suona arrogantemente allettante.

Lambda vs Coreweave: la nuova bolla di potenza computazionale che vuole conquistare Wall Street

La corsa all’oro dell’intelligenza artificiale non riguarda più gli algoritmi o le applicazioni visibili al consumatore, ma la parte che pochi vogliono raccontare: il potere nascosto dell’infrastruttura. Qui si muovono nomi che fino a ieri sarebbero sembrati destinati a restare in un’oscura nicchia di “GPU rental”, ma che oggi sono in procinto di diventare i nuovi padroni dell’economia digitale. Lambda, il provider di cloud AI che affitta potenza di calcolo come fosse petrolio, ha deciso di seguire le orme di CoreWeave, rivale già iperattivo, e sta preparando il suo ingresso in borsa con un IPO da manuale, orchestrata da banche d’affari che non sbagliano mai quando si tratta di fiutare margini. Morgan Stanley, J.P. Morgan e Citi non si muovono a caso, e se hanno messo il timbro è perché hanno intravisto il prossimo big bang della finanza tech.

OpenAI jobs platform: la linkedin killer che vuole rubare il futuro del lavoro

OpenAI sta davvero sviluppando qualcosa che ricorda LinkedIn: la sua “OpenAI Jobs Platform”, un sistema di reclutamento che promette di “usare l’AI per trovare l’abbinamento perfetto tra ciò che le aziende cercano e ciò che i lavoratori possono offrire”, come ha scritto Fidji Simo, neo-CEO delle Applications di OpenAI, in un post sul blog. È pensata per aiutare anche “i governi locali a trovare il talento AI necessario per servire meglio i propri cittadini” e includerà “certificazioni per diversi livelli di fluidità nell’AI” attraverso l’“OpenAI Academy”.

Va detto tuttavia che al momento OpenAI Academy non offre certificazioni ufficiali: è una piattaforma educativa aperta e gratuita che propone workshop, eventi, risorse didattiche base e avanzate, ma, per ora, “non fornisce certificati o accreditamenti”. In altri contesti, invece, si trovano riferimenti a opinioni o recensioni che suggeriscono la disponibilità di “certificati su completamento” come opzione a pagamento, ma queste non derivano da fonti ufficiali.

Fonte: https://openai.com/index/expanding-economic-opportunity-with-ai/

Sei un vero nerd? Scopri le novità più incredibili da IFA 2025!

Cos’è IFA? IFA (Internationale Funkausstellung) è la fiera internazionale di elettronica di consumo e tecnologie domestiche più importante d’Europa, che si tiene annualmente a Berlino. Quest’anno, la manifestazione si svolge dal 5 al 9 settembre 2025. Anche se in Italia non è sempre facile accedere fisicamente, molte aziende presentano le loro innovazioni in streaming o tramite comunicati stampa, permettendo a tutti gli appassionati di restare aggiornati.

Perché seguirla? IFA è il palcoscenico dove le principali aziende tecnologiche mondiali svelano i loro prodotti più innovativi. Dalle ultime novità in ambito smart home, intelligenza artificiale, dispositivi indossabili e molto altro, è l’occasione ideale per scoprire in anteprima le tendenze che plasmeranno il futuro della tecnologia.

Cosa aspettarsi da IFA 2025?

DigithON 2025: dieci anni di maratona digitale, l’AI al centro della sfida

Bisceglie si prepara a diventare, ancora una volta, il cuore pulsante dell’innovazione italiana. Dall’11 al 13 settembre le Vecchie Segherie Mastrototaro ospiteranno DigithON 2025, la più grande maratona digitale del Paese, che quest’anno celebra 10 anni di sfide, visioni e contaminazioni. Una ricorrenza simbolica, ma non solo: l’edizione del decennale segna infatti un salto di scala con la nascita della Fondazione DigithON, destinata a trasformare l’evento da appuntamento annuale a distretto permanente dell’innovazione, con l’ambizione di fare del Mezzogiorno un hub strategico per il Sud Europa.

OpenAI ha appena esteso la disponibilità dei Projects in ChatGPT anche agli utenti free

Dal 4 settembre 2025, OpenAI ha reso disponibili i Projects anche per gli utenti free, inclusi i limiti di caricamento file (fino a 5 file per progetto), con rollout già attivo su web e Android, mentre iOS riceverà l’upgrade prossimamente.

Projects in ChatGPT: la vera rivoluzione non è l’intelligenza artificiale, ma la memoria

La gente continua a parlare di intelligenza artificiale come se fosse magia nera, come se un modello linguistico fosse un oracolo che prevede il futuro. In realtà, la vera svolta non è mai stata il cervello della macchina, ma la sua memoria. È qui che entrano in gioco i Projects in ChatGPT, una funzionalità che rischia di essere sottovalutata dagli entusiasti delle demo su TikTok ma che per chi lavora seriamente con l’AI rappresenta un cambio di paradigma. Perché se un assistente non ricorda chi sei, cosa vuoi e dove sei arrivato, è poco più di un intrattenitore. Con i progetti invece, ChatGPT si trasforma in un vero spazio di lavoro AI, strutturato e persistente, capace di accompagnare attività complesse e di lungo periodo, dal piano marketing alla ricerca scientifica, fino al wedding planning di chi crede che l’AI possa anche salvare matrimoni.

Moonshot AI aggiorna Kimi k2, la startup cinese vuole sfidare i giganti con un modello da 256k token

Deepseek’s momemnt of Agentic coding

In Cina la corsa all’intelligenza artificiale non rallenta, anzi accelera. Moonshot AI, la startup sostenuta da Alibaba e Tencent, ha annunciato in modo quasi criptico un aggiornamento del suo modello Kimi K2, la creatura che aveva conquistato sviluppatori e creativi lo scorso luglio. Il nuovo arrivato si chiama Kimi K2-0905, almeno secondo quanto trapelato dal canale Discord ufficiale prima che l’annuncio venisse misteriosamente editato, con dettagli rimossi e rollout rinviato per presunti “problemi tecnici all’API”. Un colpo di teatro degno di un lancio alla Silicon Valley, solo che stavolta lo show viene da Pechino.

Warren Buffett e l’indicatore di mercato che suona il campanello rosso: è alle porte una bolla più grande?

Oggi mi sento Doomer scherzo… Il mercato azionario statunitense continua a infrangere record, con il Nasdaq e l’S&P 500 che sembrano vivere in una sorta di euforia perpetua. Gli investitori parlano di momentum, di intelligenza artificiale, di crescita infinita, ma chi osserva con occhio critico nota qualcosa di meno romantico: l’indicatore di Buffett, (https://buffettindicator.net/) uno dei segnali di valutazione più rispettati di Wall Street, sta lampeggiando in rosso. Questo strumento, tanto semplice quanto illuminante, confronta la capitalizzazione totale del mercato azionario americano con il PIL nazionale. Secondo l’indicatore, l’attuale mercato potrebbe essere più surriscaldato del periodo della bolla dot-com del 1999. E non parliamo di una lievissima instabilità: i numeri suggeriscono una tensione prossima al collasso.

L’indicatore di Buffett non è magia. Misura il rapporto tra la capitalizzazione totale delle azioni USA e il PIL nazionale. Quando il numero cresce, il mercato appare costoso rispetto all’economia reale. Negli anni Novanta, il rapporto aveva raggiunto vette storiche prima dello scoppio della bolla tecnologica. Oggi, con il rapporto nuovamente ai massimi, il segnale di allerta è chiaro. La differenza? Non si tratta più solo di hype tecnologico: intelligenza artificiale, tassi di interesse bassi e trading algoritmico hanno gonfiato il mercato. Alcuni analisti sottolineano che la partecipazione dei piccoli investitori e la leva finanziaria rendono la situazione ancora più insidiosa. In termini pratici, significa che una correzione potrebbe essere più rapida e dolorosa rispetto al passato.

Forse dovresti ricontrollare come i tuoi figli usano i chatbot AI a prova di famiglia

Il futuro dell’infanzia potrebbe non essere quello che immaginiamo. Mentre OpenAI annuncia controlli parentali per ChatGPT, emergono prove scioccanti che piattaforme rivali sono già oltre il limite della sicurezza. Una recente indagine su Character AI ha rilevato comportamenti da brivido: chatbot che interpretano ruoli adulti hanno proposto a bambini dai 12 anni in su attività sessuali in livestream, uso di droghe e segretezza. In appena 50 ore di test, i ricercatori hanno registrato 669 interazioni dannose.

L’esperimento è stato condotto da ParentsTogether Action e Heat Initiative, organizzazioni che difendono i diritti dei genitori e denunciano i danni causati dalle aziende tecnologiche. Cinque profili fittizi di bambini tra 12 e 15 anni sono stati gestiti da adulti, dichiarando esplicitamente l’età del bambino. I risultati parlano chiaro: ogni cinque minuti, in media, una nuova interazione dannosa emergeva.

Dino V3 come le reti neurali artificiali imparano a vedere come noi

Quando pensiamo all’intelligenza artificiale, spesso immaginiamo macchine fredde, calcolatrici, prive di intuizione. Poi guardiamo uno dei modelli più avanzati di computer vision e ci troviamo di fronte a qualcosa di sconcertante: attiva pattern interni sorprendentemente simili a quelli del nostro cervello. Non è magia, né coincidenza, ma un fenomeno scientifico che ha iniziato a essere chiaramente studiato solo di recente. Meta AI e l’École Normale Supérieure hanno deciso di smontare il mistero della convergenza tra reti neurali artificiali e cervello umano, e quello che emerge non è solo affascinante, è provocatorio: forse le macchine ci stanno osservando nel modo in cui noi osserviamo il mondo.

Da Petaflops a Exascale: i supercomputer che dominano il mondo nel 2025

C’è un mondo dove i calcoli non si contano a milioni o miliardi, ma a trilioni e quintilioni al secondo. I supercomputer non sono più curiosità da laboratorio o strumenti di nicchia per fisici eccentrici: sono motori invisibili che spingono avanti la scienza, l’industria e persino la nostra capacità di comprendere il pianeta. Nel 2025, la classifica TOP500 ci racconta che gli Stati Uniti dominano con sistemi exascale, macchine capaci di prestazioni così immense da far sembrare i computer di qualche anno fa rudimentali giocattoli.

D-Wave lancia l’arma quantistica per l’intelligenza artificiale: pytoch incontra i qubit

C’è chi parla di intelligenza artificiale e chi parla di computer quantistici come di due rivoluzioni separate, destinate a strade parallele. D-Wave Quantum ha deciso di metterle sullo stesso binario e accelerare. Ad agosto l’azienda ha rilasciato un toolkit Quantum AI open-source che si integra direttamente con PyTorch, il framework dominante per machine learning. Il messaggio è chiaro: non serve essere fisici teorici per esplorare il potere dei qubit, basta avere competenze di data science. Ma non pensiate che la sfida sia facile: IBM e Google sono già in corsa con i loro sistemi quantistici universali, pronti a conquistare ogni fetta di mercato.

Scoperto il magnetismo nascosto degli atomi: la fisica quantistica che potrebbe rivoluzionare computer e materiali

Ci sono scoperte che sembrano più pagine di fantascienza che risultati scientifici. All’Università Tecnica di Delft, un team guidato dal professor Sander Otte ha osservato in tempo reale il nucleo magnetico di un singolo atomo che cambia stato, un fenomeno mai visto prima. Non è un esperimento di laboratorio ordinario: usando un microscopio a scansione a effetto tunnel (STM), i ricercatori hanno letto il spin nucleare attraverso gli elettroni dell’atomo, svelando un comportamento che fino a ieri era confinato alla teoria. La stabilità sorprendentemente lunga del nucleo, rimasto coerente per diversi secondi, apre possibilità incredibili per il controllo della magnetizzazione a livello atomico.

ChatGPT in blackout: l’intoppo che ha svelato quanto siamo già dipendenti da GPT-5

La mattina del 3 settembre 2025 milioni di utenti hanno avuto la stessa, inquietante esperienza: digitavano una domanda su ChatGPT e ricevevano il nulla cosmico come risposta. Non un errore vistoso, non un crash spettacolare, solo silenzio. Per qualche ora la macchina più chiacchierata del pianeta ha smesso di parlare, lasciando in sospeso professionisti, studenti e aziende che ormai la trattano come un’infrastruttura vitale, non diversamente dall’elettricità o dalla connessione a internet. Poi OpenAI ha annunciato con calma che il problema era stato risolto. Fine della storia, apparentemente.

Solana Seeker: lo smartphone che promette di uccidere l’Iphone e consegnare i dati agli utenti

Ci sono momenti in cui la tecnologia cambia le regole del gioco e nessuno se ne accorge finché non è troppo tardi. Nel 1993 un telefono cellulare era un mattoncino goffo, status symbol per pochi dirigenti. Poi arrivò BlackBerry e trasformò il pollice in un’arma di comunicazione compulsiva. Nel 2008 l’iPhone prese tutto e lo fece sembrare inevitabile, come se la cultura globale non avesse mai potuto essere diversa. Ora il Solana Seeker entra in scena con la stessa arroganza silenziosa di chi non ha bisogno di urlare. Non finge di reinventare il telefono. Promette invece qualcosa di più pericoloso: riportare il potere dei dati agli individui e togliere carburante a quell’impero costruito dalle piattaforme che vivono del nostro tempo, della nostra attenzione e delle nostre identità digitali.

L’AI non merita il “core”

Ho sempre sospettato che lasciare all’AI il cuore pulsante dei nostri sistemi fosse come mettere un elefante in salotto e aspettarsi silenzio. La tentazione cresce: GPT-5, più potente, più lucido, più “affidabile”? Falso mito. L’esperimento raccontato da ZDNET non una fanfiction, ma un’analisi ferocemente obiettiva dimostra che affidare aggiornamenti infrastrutturali fondamentali a GPT-5 è come consegnare le chiavi dell’aereo a un turista ubriaco.

Gli sviluppatori di ZDNET hanno chiesto a GPT-5 di modificare codice mission-critical. Il risultato: output ridondanti, sezioni di codice ripetute e potenziali mine logiche nascoste. La prima reazione? Un plugin WordPress che, invece di aggiornare correttamente, ti trasporta in tools.php. Non esattamente la rivoluzione promessa (come dicono anche su Hiverlab, wirefan.com).

CMMC diventa obbligatorio: la cyber-sicurezza ora decide chi lavora con il pentagono

Dopo anni di dibattito e attesa, il Cybersecurity Maturity Model Certification, noto come CMMC, fa il salto dalla politica alla pratica concreta. Il 25 agosto 2025, l’Office of Information and Regulatory Affairs (OIRA) ha approvato la regola di acquisizione del Dipartimento della Difesa negli Stati Uniti contenuta nel Titolo 48 del Code of Federal Regulations, segnando l’ultimo passo prima della pubblicazione nel Federal Register. Tradotto in termini chiari: le aziende che vogliono lavorare con il Pentagono dovranno rispettare standard di cyber-sicurezza rigorosi, senza eccezioni.

L’approvazione da parte di OIRA è stata sorprendentemente rapida: appena 34 giorni, un record per le procedure federali. Ora il percorso verso l’entrata in vigore è completo, con il Federal Register pronto a fissare la data effettiva della regola. Per la catena di fornitura della difesa, le implicazioni sono immediate e profonde. Si stima che tra 220.000 e 300.000 contractor e subappaltatori rientrino nel campo di applicazione, di cui circa 80.000 dovranno ottenere la certificazione CMMC di Livello 2. Ad oggi, alla fine di agosto 2025, solo 270 organizzazioni possiedono un certificato finale, indicando la salita ripida che molti dovranno affrontare per restare competitivi.

Europa potenza militare: come il continente ha superato la dipendenza dagli Stati Uniti

Per decenni dopo la Guerra Fredda, l’Europa è stata percepita come militarmente debole, incapace di difendersi senza il sostegno degli Stati Uniti. Dalla firma degli Accordi di Dayton negli anni ’90 alla Guerra in Iraq del 2003, il continente ha faticato a imporsi come attore coeso nelle questioni globali. Oggi, di fronte alla guerra in Ucraina, l’Europa ha consolidato influenza politica, economica e militare, conquistando un ruolo decisivo nella gestione di scenari che un tempo erano appannaggio esclusivo di Washington.

Gli anni iniziali furono segnati da limiti strutturali. Durante le guerre jugoslave, la frammentazione europea costrinse gli Stati Uniti a guidare le negoziazioni a Dayton, Ohio. Nel 2003, la guerra in Iraq rivelò divisioni profonde: alcuni paesi sostenevano Washington, altri si opponevano, mentre gli stati baltici si schierarono principalmente per dimostrare il loro valore come membri della NATO. L’Europa sembrava incapace di parlare con una voce unica, figuriamoci di guidare decisioni strategiche autonome.

La fine dell’illusione liberale: come la paura ha sostituito l’ottimismo globale

Negli anni immediatamente successivi alla Guerra Fredda, il mondo sembrava navigare su un’onda di ottimismo inarrestabile. Studiosi e policymaker predicevano un futuro dove democrazia, globalizzazione e pace avrebbero marciato di pari passo, consolidando un ordine globale stabile e progressista. Francis Fukuyama, con la sua celebre tesi della “fine della storia”, incarnava questa visione: la convinzione che l’evoluzione politica fosse ormai tracciata verso un modello liberale universale. Oggi, trent’anni dopo, quel quadro appare fragile e idealizzato, scalfito da nazionalismi risorgenti, instabilità politica e conflitti continui.

Cina innovatrice militare: dalla copia all’avanguardia tecnologica che cambia l’ordine globale

Per decenni, gli osservatori occidentali hanno deriso la crescita tecnologica della Cina come imitativa: una costruzione basata su sussidi, copiature e appropriazione di proprietà intellettuale. Oggi quel racconto appare obsoleto. La Cina non solo compete, ma innova su più fronti, dall’industria dei veicoli elettrici all’intelligenza artificiale, fino a dimostrazioni militari che segnano un punto di svolta nel potere globale. Il 3 settembre, la parata militare a Pechino ha tolto ogni dubbio: le forze armate cinesi ora mostrano capacità tecnologiche avanzate che non possono più essere ignorate.

Charlie Wu e la rivoluzione dell’agricoltura di precisione con Orchard Robotics

Charlie Wu, fondatore di Orchard Robotics, è un esempio di come l’innovazione tecnologica possa nascere da radici profonde nella tradizione agricola. Cresciuto in una famiglia di coltivatori di mele in Cina, ha sviluppato fin da giovane una passione per la robotica, costruendo il suo primo robot all’età di sette anni. Questa passione lo ha portato a studiare informatica alla Cornell University, una delle istituzioni più prestigiose nel campo dell’agricoltura. Durante il suo percorso accademico, ha avuto l’opportunità di confrontarsi con esperti del settore, scoprendo che anche le più grandi aziende agricole statunitensi spesso operano con dati imprecisi riguardo alla salute e alla produttività dei loro raccolti. Questa consapevolezza lo ha spinto a lasciare Cornell e a fondare Orchard Robotics nel 2022, con l’obiettivo di applicare l’intelligenza artificiale all’agricoltura per migliorare la precisione nella gestione dei raccolti.

Apple e Siri tra Gemini e il rischio di un’assistente che non assiste

Apple è diventata improvvisamente la studentessa ansiosa che si accorge di aver dimenticato i compiti il giorno dell’esame. Dopo anni a difendere l’immagine di Siri come “voice assistant” pionieristico, Cupertino ha dovuto guardare in faccia la realtà: ChatGPT, Gemini e persino Perplexity hanno trasformato la ricerca vocale e l’interazione con l’intelligenza artificiale in qualcosa che non è più un giocattolo, ma un’infrastruttura critica del digitale. Così, ecco arrivare il colpo di scena degno di una serie HBO: Apple starebbe testando Gemini, il modello AI di Google, per rianimare Siri con quello che internamente viene chiamato “World Knowledge Answers”.

L’ironia è palpabile. L’azienda che per anni ha evitato di nominare la parola “AI” come se fosse un termine volgare, adesso si ritrova a bussare alla porta del suo storico partner-rivale. La stessa Apple che incassa circa 20 miliardi di dollari l’anno perché Google sia il motore di ricerca predefinito su Safari, oggi valuta di affidare a Mountain View il cuore della sua intelligenza artificiale vocale. Non è esattamente il tipo di storytelling che un marchio ossessionato dal controllo ama raccontare.

Mistral AI e la scommessa europea da 14 miliardi: l’illusione della sovranità tecnologica in salsa open source

Quando una startup francese di appena due anni si prepara a chiudere un round da 2 miliardi di euro su una valutazione post-money da 14 miliardi di dollari, l’odore di hype è inevitabile. Mistral AI, il rivale europeo di OpenAI nato dalle menti fuoriuscite da DeepMind e Meta, sembra il nuovo poster boy della narrativa sulla sovranità tecnologica europea. Il suo claim è tanto semplice quanto seducente: modelli linguistici open source e un chatbot, Le Chat, confezionato per le sensibilità continentali. In pratica, la promessa di una Silicon Valley con il croissant al posto del bagel.

Trump ha trovato il colpevole perfetto: “darò la colpa all’AI” per ogni scandalo

Donald Trump ha trovato il nuovo capro espiatorio universale: l’intelligenza artificiale. Non bastavano più i “fake news media” o le cospirazioni globali, ora la colpa potrà sempre essere scaricata su un algoritmo. Davanti alle telecamere, commentando il video in cui si vede un misterioso sacco nero lanciato da una finestra della Casa Bianca, l’ex presidente ha dichiarato che si tratta “probabilmente di un contenuto generato dall’AI”. Peccato che un funzionario avesse già confermato l’autenticità del filmato. Poi l’affondo, con il suo marchio di fabbrica: “Se succede qualcosa di veramente grave, forse darò semplicemente la colpa all’intelligenza artificiale”.

Apertus e la sfida svizzera all’oligopolio dell’intelligenza artificiale

L’Europa, quella che viene spesso dipinta come la vecchia signora ingessata tra burocrazia e lentezze istituzionali, ha appena rovesciato il tavolo lanciando un segnale al mondo intero: il futuro dell’intelligenza artificiale non appartiene solo ai colossi americani che amano parlare di democratizzazione, salvo poi blindare tutto dietro paywall e licenze proprietarie. Si chiama Apertus, un nome che già da solo è un manifesto politico e culturale. Apertus come “aperto”, come sfida esplicita a quei modelli opachi e proprietari che hanno trasformato la conoscenza in un asset da estrarre e monetizzare. Apertus nasce in Svizzera, ma parla la lingua del pianeta intero, perché è stato addestrato su oltre 1800 idiomi, non solo sull’inglese globalizzato che spesso maschera un pensiero unico travestito da innovazione.

Elysia AI: l’agente intelligente che umilia ChatGPT e rivoluziona Qeaviate

Elysia non è un altro giocattolino di AI generativa travestito da rivoluzione, è un cambio di paradigma dichiarato. Weaviate ha già stupito con il Late-Chunking, una di quelle trovate che sembrano banali dopo ma che prima non aveva avuto il coraggio di formalizzare nessuno. Qui però il passo è più ambizioso, perché Elysia non è solo un modello, è un agente con architettura decisionale che mette a nudo i suoi stessi ragionamenti. La trasparenza, che per anni nel mondo AI è stata un optional di lusso, diventa parte integrante del design.

Google e l’effetto domino antitrust: perché Alphabet ha ballato a Wall Street e le big tech tremano

Il mercato ama i simboli più delle sentenze. Quando Alphabet è balzata del 9% in un mercoledì qualunque, Wall Street ha festeggiato come se Google avesse appena inventato di nuovo il motore di ricerca. In realtà la notizia era molto meno sexy: niente scorpori obbligati, nessuna amputazione chirurgica di Chrome o Android. La grande G usciva dalla trincea antitrust con qualche graffio, ma senza mutilazioni. Eppure, come sempre accade quando il diritto incontra l’economia digitale, il diavolo non è nei dettagli ma nelle note a margine.

Joel Thayer, avvocato antitrust con pedigree politico, ha buttato sul tavolo una bomba dialettica: definire l’ordine del giudice Amit Mehta un “cambiamento epocale”. Non è l’ennesima iperbole da talk show, ma la traduzione giuridica di un concetto destabilizzante per le Big Tech: i dati non sono più il forziere privato di chi li accumula, ma potrebbero diventare infrastruttura da condividere. È come se all’improvviso ti dicessero che la tua rete elettrica non è tua, ma appartiene anche al vicino che vuole aprire una fabbrica. Un dettaglio che altera l’intero equilibrio competitivo.

Deepseek svela i propri filtri e le proprie fragilità

La confessione è arrivata da Hangzhou con la solennità di un comunicato istituzionale e l’urgenza di un’azienda che sta perdendo terreno. DeepSeek, la start-up di intelligenza artificiale fondata dallo scienziato Liang Wenfeng, ha deciso di mostrare al mondo come filtra i dati per addestrare i propri modelli. Un gesto che sembra altruistico, ma che sa molto di manovra difensiva. Perché dietro la retorica della “sicurezza prima di tutto”, si nasconde una realtà più scomoda: i loro chatbot sono accusati di produrre troppe allucinazioni, e la concorrenza non aspetta.

Acquisizioni AI OpenAI compra Statsig per 1,1 miliardi e Nvidia punta su Solver

C’è un momento preciso in cui capisci che la Silicon Valley non gioca più a scacchi, ma a Risiko con carri armati digitali. L’acquisizione di Statsig da parte di OpenAI per 1,1 miliardi di dollari, seguita a ruota dall’acquisto di Solver da parte di Nvidia, non è un dettaglio finanziario da colonna economica, ma il sintomo evidente che la guerra per il controllo dell’intelligenza artificiale non è più una corsa alla tecnologia, ma una lotta feroce per chi possiede il cuore stesso della sperimentazione e della produttività. La keyword è “acquisizioni AI”, ma il sottotesto è molto più cupo: il consolidamento del potere passa dall’assorbimento sistematico delle startup che avrebbero dovuto rappresentare l’alternativa.

Salesforce ha tagliato 4.000 posti di lavoro nel supporto clienti

Salesforce ha tagliato 4.000 posti di lavoro nel supporto clienti mentre gli agenti AI prendono il loro posto, ha detto recentemente il CEO Marc Benioff e che è in missione per trasformare l’azienda in un “enterprise agentico”.

MedGemma e l’arte di addestrare la sanità al linguaggio delle macchine

Quanto rumore bianco generano oggi i modelli generativi quando entrano in corsia. Quante promesse lucide, e quante frasi vaghe camuffate da “innovazione”. In mezzo al coro dei supermodelli, MedGemma stona in modo interessante. È dichiaratamente open, chirurgico sull’healthcare, implacabile sulla privacy, e soprattutto nasce come collezione, non come monolite. Qui non si gioca la gara del più grosso, ma quella dell’efficienza con governance. L’annuncio di Google Research è chiaro: nuove varianti multimodali 4B e 27B insieme a un encoder visuale specializzato, MedSigLIP, per dare alle aziende sanitarie un kit di sopravvivenza industriale nell’epoca del generative care. Non un altro “assistente simpatico”, ma una piattaforma per costruire sistemi clinicamente utili che stiano in piedi nel mondo reale, dove ogni token costa e ogni latenza pesa. (research.google, Google for Developers)

Cinema, creatività e algoritmi: l’AI divide Venezia 82

Alla Mostra del Cinema di Venezia quest’anno i riflettori non sono puntati solo sui film e sul red carpet, ma anche su un ospite inatteso: l’intelligenza artificiale. Non una comparsa, ma quasi una protagonista, capace di dividere platea e addetti ai lavori tra chi intravede scenari distopici e chi, invece, fiuta nuove possibilità creative. Eh si, perché autori, attori e doppiatori hanno fatto sentire la loro voce sul tema. L’accusa: l’AI rischia di “fagocitare” il talento umano, sostituire professioni artistiche e ridurre la creatività a un algoritmo di consumo.

Tesla Master Plan 4: buzzwords e sogni di abbondanza sostenibile

Ci sono momenti nella carriera in cui si realizza che la propria vita professionale è stata, a dir poco, sabotata da piani strategici scritti con la calligrafia di Murphy. Cresciuto con la legge di Murphy, credevo di avere una bussola abbastanza solida per navigare nel caos industriale. Poi arrivano i master plan, quei documenti pomposi che promettono rivoluzioni e cambiano il senso della parola “strategia”. Tesla non fa eccezione. Il Master Plan 4 di Elon Musk sembra scritto più per entusiasmare social media e investitori che per guidare ingegneri e tecnici verso obiettivi concreti.

L’alba o il crepuscolo? dell’intelligenza artificiale: cronache di un Technologist ai confini della rivoluzione AI-first di OpenAI

Staying ahead in the age of AI

Avviso ai naviganti: non si tratta di un inno alla supremazia delle macchine, ma della testimonianza di un Technologist sopravvissuto, intrappolato tra slide abbaglianti, promesse roboanti e buzzword che si accalcano in ogni corridoio aziendale come tifosi in curva. La parola d’ordine negli uffici oggi è intelligenza artificiale, declinata in tutte le salse possibili, dal marketing alle risorse umane, ma la realtà spesso somiglia più a un episodio comico di improvvisazione che a una rivoluzione tecnologica studiata nei minimi dettagli.

La corsa forsennata dell’AI e la magia dei KPI improvvisati non ha precedenti. Si leggono dati da far girare la testa: la crescita dei modelli “frontier scale” è aumentata di oltre cinque volte in pochi anni, mentre i costi di operare modelli come GPT-3.5 sono diminuiti di centinaia di volte. Numeri perfetti per far brillare gli occhi dei board della Silicon Valley e riempire slide luccicanti, ma nella pratica quotidiana delle imprese medie, la maggior parte dei dipendenti ignora cosa significhi davvero AI generativa. Alcuni, peggio ancora, pronunciano “generative AI” come se fosse un incantesimo segreto e non uno strumento di lavoro.

Francia sull’orlo del collasso: la crisi economica che potrebbe far tremare il mondo

Stavo leggendo un articolo su Telegraph da un po non si parla di Italia ma di Francia, chissa perchè … La Francia, da sempre abituata alle turbolenze politiche, si trova ora ad affrontare una tempesta economica che potrebbe avere ripercussioni sui mercati globali. Con un debito insostenibile, deficit fuori controllo e un sistema di welfare sotto pressione, cresce il timore che Parigi possa diventare l’epicentro di una crisi finanziaria. Il Primo Ministro François Bayrou si prepara a un voto di fiducia cruciale l’8 settembre, con implicazioni che vanno ben oltre i confini francesi.

Startup Banking nel 2025: la partita invisibile che decide la vita o la morte delle scaleup

Nessuno ama parlare di banche fino a quando non si rompe qualcosa. I fondatori di startup scoprono molto presto che la differenza tra una crescita fluida e un inferno burocratico spesso non sta nell’idea brillante o nel team geniale, ma nel conto corrente e in chi lo gestisce. Sembra banale, quasi volgare ridurre l’innovazione a firme, tassi e linee di credito, ma nel 2025 la realtà è spietata: la banca è un partner strategico tanto quanto il primo investitore, con la differenza che non puoi licenziarla se si rivela un freno.

La narrativa ufficiale delle venture capital gira intorno ai multipli e ai round da capogiro, ma basta sedersi a un tavolo con chi ha davvero portato una startup da zero a IPO per sentire una verità meno glamour. La scelta di un istituto bancario non è solo un tema di commissioni basse o app di cash management, è questione di sopravvivenza. Le prime settimane contano più di mille piani industriali: se i flussi di cassa si bloccano per un banale ritardo nella compliance, se il supporto clienti risponde con un ticket automatico invece che con un numero diretto, l’illusione di “move fast and break things” si trasforma in “wait slowly and die quietly”.

Come il mondo dell’IA sta ignorando 450 milioni di arabi e perché stanno costruendo i loro robot intelligenti

La lingua araba, parlata da oltre 450 milioni di persone, è stata a lungo trascurata dai modelli di intelligenza artificiale globali, incapaci di coglierne le sfumature dialettali, il contesto culturale e la ricchezza semantica. Questo divario ha spinto i paesi arabi a investire massicciamente nello sviluppo di modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM) nativi, con l’obiettivo di affermare la propria sovranità tecnologica e culturale. Entro il 2030, si prevede che il mercato dell’IA nella regione supererà i 160 miliardi di dollari, rendendo l’area un polo strategico di innovazione e potenza digitale.

Negli Emirati Arabi Uniti, l’Istituto per l’Innovazione Tecnologica (TII) ha lanciato Falcon Arabic, il primo modello linguistico arabo della serie Falcon, ora considerato il modello IA arabo più performante della regione. Questo modello è stato progettato per operare in modo efficiente anche su infrastrutture leggere, come laptop, democratizzando l’accesso all’IA avanzata. Inoltre, il TII ha introdotto Falcon-H1, un modello ad alte prestazioni che supera le capacità di LLaMA di Meta e Qwen di Alibaba, rendendo l’IA accessibile anche in ambienti con risorse limitate.

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