I principali innovatori nel campo dell’intelligenza artificiale stanno adottando sempre più sistemi di IA agentica, progettati per pianificare ed eseguire compiti complessi con un’interazione umana minima. Tuttavia, manca ancora un framework strutturato per documentare i componenti tecnici, gli utilizzi previsti e le misure di sicurezza di questi sistemi. Per affrontare questa necessità, abbiamo creato l’AI Agent Index, il primo database pubblico dedicato alla raccolta e alla documentazione delle informazioni sui sistemi di IA agentica attualmente operativi.
Sam Altman ha aperto il frigorifero dell’AI e ha trovato un altro piatto da servire prima della portata principale. Con un post su X (ex-Twitter), ha spiazzato la solita truppa di evangelisti e profeti GPT annunciando che prima dell’attesissimo GPT-5 arriveranno due modelli intermedi: O3 e O4-Mini. Uscita prevista? “Tra qualche settimana”. GPT-5? “Tra qualche mese”. Una timeline tanto flessibile quanto la RAM di un LLM con deliri d’onnipotenza.
Microsoft, nel festeggiare il mezzo secolo di vita, ha deciso di sparare tutte le cartucce rimaste nel tamburo del suo assistente AI, Copilot. Una valanga di aggiornamenti lanciati tutti in una volta, come se Satya Nadella avesse detto: “Facciamolo sembrare rivoluzionario, così nessuno si accorge che stiamo rincorrendo”. E in effetti, ora Copilot non è più solo un pappagallo ben addestrato: impara, ricorda, osserva, suggerisce, crea podcast e forse – chi lo sa – torna sotto forma di Clippy, il paperclip più odiato e amato della storia dell’informatica.
Se c’è un’arte che la Silicon Valley ha affinato negli ultimi anni, è quella dell’autocelebrazione camuffata da ironia. Microsoft, che compie cinquant’anni e vuole dimostrare di essere ancora “cool”, ha tirato fuori dal cilindro un siparietto tanto surreale quanto geniale: mettere a confronto tre epoche del colosso di Redmond—Bill Gates, Steve Ballmer e Satya Nadella—e lasciarli roastare da un’intelligenza artificiale. Il tutto, ovviamente, orchestrato da Copilot, la loro AI di punta. Il risultato? Un incrocio tra uno show HBO e una riunione del consiglio d’amministrazione con microdosi di LSD.

Il futuro dell’assistenza digitale non è più una promessa da keynote, ma una realtà che prende forma direttamente nelle mani (e sugli schermi) degli utenti. Microsoft lancia ufficialmente Copilot Vision su Windows, iOS e Android, e la narrativa cambia: l’AI smette di essere confinata al browser per invadere la nostra vita digitale con occhi elettronici pronti a interpretare il mondo visivo in tempo reale.
Non stiamo parlando della solita AI che completa frasi o risponde a domande stile enciclopedia. Qui siamo davanti a un salto concettuale. Copilot Vision, finora relegato a una funzione accessoria all’interno di Edge, esce dalla gabbia del web e si espande, diventando una lente aumentata sul reale. O quasi reale. Un assistente che, grazie alla fotocamera del tuo smartphone o al tuo desktop, può dirti se il tuo ficus sta morendo di sete o se quel divano minimalista su Pinterest starebbe bene nel tuo soggiorno. Welcome to the AI interior designer meets plant whisperer era.


Il sogno dorato del Made in China, sold on Amazon si sta sbriciolando sotto i colpi di nuove barriere doganali statunitensi. E questa volta non si tratta di una mossa graduale o diplomatica. È una frustata, netta e rumorosa. Con la consueta grazia da bulldozer, l’amministrazione Trump ha fatto saltare due pilastri chiave del successo dell’e-commerce cinese negli Stati Uniti: da un lato un nuovo pacchetto di dazi fino al 34%, dall’altro la fine dell’esenzione de minimis per spedizioni inferiori a 800 dollari, che fino ad oggi garantiva una via d’accesso privilegiata alla giungla americana.
La reazione è stata immediata e prevedibile: panico operativo, prezzi ritoccati, sconti strappati con violenza dalle homepage, e un’ondata di esplorazioni in territori più ospitali – Europa, Medio Oriente, e chi più ne ha più ne cerchi. Il business transfrontaliero cinese, che ha visto una crescita a doppia cifra anno su anno, toccando quota 2,63 trilioni di yuan nel 2024 (pari a 361 miliardi di dollari), sta ora facendo i conti con un brusco risveglio.

Buongiorno lettore o lettrice,
Oggi in data 04/04/2025 mi trovo qui a scrivere un piccolo tema riguardo il sessismo; è da molto che penso e che raffino la mia teoria; perciò, ho trovato opportuno scrivere un temino visto che la scrittura è la mia forma preferita di espressione e mi permette di esplicitare le mie idee in maniera stabile nel tempo.
In questo temino spiegherò il mio pensiero sul perché esiste la società patriarcale, della sua evoluzione e della sua fine. Partirò dai cacciatori-raccoglitori, soffermandomi a lungo sull’agricoltura di sussistenza e concludendo con le rivoluzioni industriali.

Platone – o chi per lui – diceva che “Chi racconta le storie governa la società.” Mai come oggi questa affermazione è vera, e non perché i racconti siano ormai monopolio di chatbot e algoritmi (anche se sarebbe un esperimento mentale interessante). Il punto cruciale è un altro: la frizione tra le diverse storie che vengono raccontate sull’AI dipende moltissimo da chi le racconta. E il bello è che queste narrative, pur contraddittorie, coesistono nella stessa bolla informativa, ognuna con un’agenda più o meno nascosta.
Questa dinamica non è nuova nella Silicon Valley, dove il controllo della narrazione è sempre stato un elemento chiave della strategia delle big tech. Steve Jobs diceva che “Le persone non sanno cosa vogliono finché non glielo mostri”, una frase che sintetizza perfettamente la filosofia dietro molte delle narrative che oggi plasmano il discorso sull’AI. Andiamo a vedere i principali storyteller di questa nuova rivoluzione.

La METR (Measuring AI Ability to Complete Long Tasks) ci lancia una previsione degna della vecchia Legge di Moore: l’autonomia operativa delle intelligenze artificiali sta raddoppiando ogni sette mesi dal 2019. Se il trend prosegue, nel giro di cinque anni potremmo avere IA capaci di realizzare in autonomia il grosso dei task che oggi occupano giorni o settimane di lavoro umano. Entro la fine del decennio, potremmo vedere AI in grado di portare avanti progetti della durata di un mese senza alcun intervento umano. Fantascienza? No, una proiezione matematica basata sui dati attuali.
Ma qui si apre il solito dibattito: cosa accade quando l’automazione cresce a velocità esponenziale mentre l’economia rimane vincolata a un modello che assegna valore alla capacità di spesa umana? Il nodo centrale è sempre quello: che senso ha produrre in modo iperefficiente se la domanda crolla perché i lavoratori-consumatori non esistono più? L’idea di un’economia in cui tutto diventa “quasi gratuito” grazie all’automazione totale è una narrazione da venture capitalist con il lusso di ignorare le dinamiche macroeconomiche.

“In futuro ci sarà un computer su ogni scrivania e in ogni casa”. Con questa visione audace e quasi utopistica, il 4 aprile 1975, due compagni di scuola, Bill Gates e Paul Allen, fondano Microsoft a Albuquerque, nel New Mexico. Quello che inizia come un sogno di due giovani appassionati di informatica si trasforma in una delle più grandi realtà tecnologiche del pianeta. Oggi, a 50 anni dalla sua nascita, Microsoft è un colosso con una capitalizzazione di mercato raggiunge i 2.850 miliardi di dollari (dato aggiornato al 3/4/2025), un’azienda che ha saputo evolversi, adattarsi e, soprattutto, anticipare i tempi. In vista del suo anniversario, ripercorriamo le tappe principali di un viaggio straordinario, dai primi codici per l’Altair 8800 all’attuale scommessa sull’intelligenza artificiale, senza dimenticare i manager che hanno guidato questa rivoluzione.

Negli ultimi anni, il panorama delle minacce informatiche si è evoluto a una velocità impressionante. Gli hacker affinano costantemente le loro tecniche, mentre le aziende cercano di stare al passo con difese sempre più sofisticate. Il Sophos Active Adversary Report 2025 lancia, da questo punto di vista, un segnale d’allarme chiaro: la semplice prevenzione non è più sufficiente.

Nel cuore del Mediterraneo, tra le onde che separano la Sicilia dalla Liguria, sta prendendo forma una rivoluzione silenziosa ma fondamentale per il futuro digitale dell’Italia. Con la posa del cavo sottomarino Unitirreno a Olbia, il nostro Paese rafforza la propria centralità nelle telecomunicazioni globali, diventando un crocevia essenziale per il traffico dati tra Europa, Africa e Medio Oriente.

Quando il 1° aprile 2025, la notizia della sospensione dell’account di Pliny, uno dei più celebri “jailbreakers” dell’intelligenza artificiale, è emersa, in molti hanno pensato a un pesce d’aprile. Tuttavia, come spesso accade, la realtà si è rivelata molto più interessante di una semplice burla. OpenAI ha effettivamente disattivato l’accesso a ChatGPT di Pliny, citando violazioni delle sue politiche legate a “attività violente” e “creazione di armi”. Eppure, questa sospensione ha innescato una serie di eventi e riflessioni che meritano attenzione, poiché illuminano le dinamiche di un settore sempre più al centro delle controversie sull’uso sicuro e etico delle intelligenze artificiali.

Nel panorama in continua evoluzione della codifica assistita da intelligenza artificiale, il misterioso modello Nightwhisper ha suscitato l’entusiasmo della comunità tecnologica. I dettagli che trapelano suggeriscono che questo modello, che sembra essere una novità di Google, potrebbe segnare un’importante evoluzione, probabilmente in grado di superare persino i modelli già avanzati come Gemini 2.5 Pro. Le prime recensioni dei tester parlano di un sistema che gestisce attività di sviluppo software in modo superiore, aumentando le aspettative e alimentando le speculazioni su cosa potrebbe essere veramente questo nuovo strumento.

La recente offensiva tariffaria del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che ha annunciato tariffe del 10% su tutti i Paesi e tariffe maggiori per quelli considerati i “peggiori trasgressori”, ha suscitato un’ondata di critiche tra gli economisti. La reazione a queste nuove misure economiche, che coinvolgono una vasta gamma di Paesi e si estendono a livello globale, non si è fatta attendere. Una delle critiche più severe è arrivata da Lawrence Summers, ex segretario del Tesoro e direttore del National Economic Council durante la presidenza di Barack Obama, che ha definito questa formula economica come “quello che il creazionismo è per la biologia”.
Quando Trump ha presentato la tabella delle tariffe nel giardino delle Rose, spiegando che l’amministrazione avrebbe applicato una tassa del 10% su tutte le importazioni e tariffe più elevate per i Paesi con i deficit commerciali più significativi, sono emerse numerose domande. Ad esempio, perché il Vietnam, un Paese che gli Stati Uniti hanno cercato di avvicinare negli ultimi anni per contrastare la Cina nella regione, è stato colpito da una tariffa del 46%? E perché i prodotti sudcoreani sono soggetti a una tariffa del 25%, mentre Taiwan, la Svizzera e l’Indonesia hanno rispettivamente il 32%, il 31% e il 32%?

The formula the White House posted. Photo: Handout

L’influenza di Peter Thiel su Trump
Non è un segreto che Peter Thiel abbia avuto un ruolo significativo nella politica di Trump, soprattutto durante le elezioni presidenziali del 2016. Thiel, uno dei fondatori di PayPal e un investitore di spicco nel settore tecnologico, ha dato il suo supporto esplicito alla candidatura di Trump, una mossa che ha suscitato molte discussioni, dato che Thiel è noto per le sue opinioni conservatrici e libertarie, che talvolta si scontrano con il mainstream politico degli Stati Uniti.

La guerra tecnologica tra Stati Uniti e Cina non ha mai visto una battaglia così serrata sul fronte dei semiconduttori. Loongson Technology, un’importante azienda cinese di semiconduttori, ha recentemente annunciato il lancio della sua nuova generazione di chip, i 2K3000 e 3B6000M, segnando un altro passo significativo nella strategia del paese di ridurre la propria dipendenza dalla tecnologia occidentale, soprattutto nei settori legati all’intelligenza artificiale (AI).

Un libro che sfida il paradigma materialista
“Irreducible: Consciousness, Life, Computers, and Human Nature” di Federico Faggin è un’opera che non si limita a discutere la coscienza come fenomeno, ma la affronta come un’entità irriducibile alle mere funzioni computazionali. Questo lo pone in netto contrasto con la visione materialista dominante nella scienza, secondo cui la mente è solo il risultato dell’attività neuronale e può, in linea di principio, essere replicata da un’intelligenza artificiale sufficientemente avanzata.
Il libro esplora il concetto che la coscienza non sia un epifenomeno del cervello, ma una realtà fondamentale dell’universo, un’idea che si riallaccia a tradizioni filosofiche e spirituali millenarie. Faggin, celebre per aver inventato il microprocessore e quindi ben radicato nella scienza e nella tecnologia, porta avanti una critica lucida al riduzionismo, suggerendo che l’esperienza soggettiva, il “qualia”, non sia simulabile né trasferibile su macchine.

Mentre tutti si concentrano su LLM, AI Agent e GPU, sta avvenendo qualcosa di molto più profondo, un cambiamento sistemico che ridefinirà il futuro. Il “2025 Global 50 Megatrends Report” della Dubai Future Foundation non parla di tendenze passeggere, ma di trasformazioni strutturali che si stanno già manifestando. Se stai costruendo strategie, investendo in tecnologia o guidando il cambiamento, devi prestare attenzione a queste forze emergenti.
I materiali stanno subendo una rivoluzione senza precedenti. Dimentica l’acciaio e la plastica: biomimetica, nanotecnologia e materiali quantistici stanno ridisegnando il possibile. Il legno trasparente, con capacità isolanti cinque volte superiori al vetro, è solo un assaggio di un futuro in cui le risorse scarse saranno sostituite da alternative avanzate. Nel frattempo, l’era dei dati multidimensionali sta per esplodere. Non parliamo più solo di testo e immagini, ma di un flusso continuo e interconnesso di informazioni, grazie a 6G e AI multimodali. Entro il 2027, il 40% della popolazione globale sarà immersa in questi nuovi paradigmi.

Se c’è una costante nel mondo dell’AI, è la continua rincorsa tra i giganti del settore per chi riesce a piazzare per primo il proprio annuncio. Questa settimana, è stata la volta di OpenAI e Anthropic a giocare al gioco del “meglio un giorno dopo”. Mercoledì alle 8:00, Anthropic ha annunciato la sua prima grande incursione nel settore accademico con Claude for Education. Giovedì, sempre alle 8:00, OpenAI ha risposto con un’iniziativa altrettanto ambiziosa, regalando ChatGPT Plus agli studenti universitari di Stati Uniti e Canada fino a maggio.
Al centro di questa sfida non c’è solo il prestigio accademico, ma il controllo della futura generazione di utenti AI. Le università sono un terreno fertile per l’adozione di strumenti di intelligenza artificiale: chi si impone ora potrebbe diventare la piattaforma di riferimento per milioni di studenti e docenti, assicurandosi un vantaggio strategico che si protrarrà per decenni.

Donald Trump ha annunciato la sua nuova strategia commerciale brandendo un cartellone di cartone con la scritta “Reciprocal Tariffs”, scatenando immediatamente stupore e confusione. Il piano? Un dazio del 10% su tutte le importazioni negli Stati Uniti, comprese quelle provenienti da isole disabitate, e tariffe astronomiche su alcuni paesi, basate su una logica che non sembra aderire a nessuna analisi economica tradizionale. Il risultato immediato: il crollo dei mercati azionari e l’ombra di un’impennata dei prezzi su quasi tutti i beni di consumo.
Ma da dove saltano fuori questi numeri? Pare che la Casa Bianca abbia preso una scorciatoia matematica che assomiglia sospettosamente a quella suggerita da chatbot di intelligenza artificiale come ChatGPT, Gemini, Claude e Grok.

Amazon sta testando una nuova funzione chiamata “Buy for Me”, un pulsante che permetterà agli utenti di acquistare prodotti da siti di terze parti senza mai uscire dall’app di Amazon. In pratica, il gigante dell’e-commerce vuole centralizzare il processo di acquisto anche per articoli che non vende direttamente, trasformandosi nel checkout universale del web. Il tutto è reso possibile grazie all’AI agente di Amazon, in particolare il sistema Nova AI che, con l’ausilio del modello Claude di Anthropic, è in grado di effettuare transazioni online in autonomia.
Dopo aver recentemente introdotto la possibilità di visualizzare prodotti di terze parti con un reindirizzamento ai loro siti, Amazon fa un ulteriore passo avanti: invece di mandarti a compilare dati di pagamento e spedizione manualmente, l’AI si occuperà di tutto per te. Basta premere il pulsante “Buy for Me” e il sistema acquisterà il prodotto direttamente a tuo nome, gestendo la transazione con i tuoi dati di pagamento e spedizione già salvati su Amazon. Il tutto, ovviamente, con la promessa che i dati verranno trasmessi in forma criptata e “sicura” (ma sappiamo bene che con Amazon la privacy è sempre un tema aperto).

Nel panorama odierno della tecnologia e dei media, Spotify ha annunciato una serie di iniziative volte a trasformare il modo in cui gli inserzionisti interagiscono con la sua piattaforma. Durante un evento a New York, la società ha presentato il Spotify Ad Exchange (SAX), una piattaforma che consente agli inserzionisti di accedere agli utenti autenticati di Spotify tramite aste in tempo reale. Questo rappresenta un passo significativo verso l’automazione e la personalizzazione della pubblicità audio.

L’istruzione superiore sta per entrare in una nuova era grazie a “Claude for Education“, la versione accademica dell’intelligenza artificiale sviluppata da Anthropic. Questo progetto ambizioso mira a rivoluzionare l’insegnamento e l’apprendimento, fornendo strumenti avanzati per studenti, docenti e amministratori universitari. L’obiettivo? Integrare l’IA nei campus in modo responsabile ed efficace, assicurando che il mondo accademico non sia spettatore, ma protagonista del cambiamento tecnologico.

Oracle continua a spingere sull’acceleratore dell’innovazione con un doppio annuncio che segna una svolta nell’evoluzione dell’intelligenza artificiale e delle infrastrutture cloud. Da un lato, il lancio di Java 24, l’ultima iterazione della piattaforma di sviluppo più diffusa al mondo, con un focus particolare su AI e sicurezza post-quantum. Dall’altro, una collaborazione sempre più stretta con NVIDIA, che porta la potenza del cloud Oracle (OCI) ai massimi livelli e introduce strumenti avanzati per l’AI agentica.
L’azienda di Larry Ellison non sta solo aggiornando la propria tecnologia, ma sta ridefinendo il futuro delle applicazioni aziendali, con un occhio di riguardo alle esigenze dell’intelligenza artificiale e alla crescita esponenziale dei modelli generativi.

Per 18 lunghi anni, Anne è rimasta intrappolata nel proprio corpo, priva della possibilità di esprimersi a causa di un ictus devastante. Poi, grazie a un’interfaccia cervello-computer sperimentale sviluppata dall’Università della California a Berkeley e San Francisco, la sua voce è tornata. Non si tratta di un miracolo, ma del frutto di una combinazione letale di intelligenza artificiale, machine learning e neuroscienze avanzate.
Il principio è semplice nella teoria, ma diabolicamente complesso nella pratica: un’interfaccia legge i segnali cerebrali e li traduce in linguaggio naturale in tempo reale. Il risultato? Anne parla di nuovo. Non con la sua voce originale, ovviamente, ma con una versione sintetica, ricreata digitalmente a partire da registrazioni precedenti al suo ictus. Un’eco del passato riportata in vita dall’IA.
La ricerca, pubblicata su Nature Neuroscience, rappresenta un passo avanti significativo rispetto ai precedenti tentativi di comunicazione per pazienti “locked-in”, cioè cognitivamente presenti ma incapaci di muoversi o parlare. Fino ad ora, si affidavano a interfacce lente e macchinose, come il tracciamento degli occhi o i sintetizzatori vocali tipo Stephen Hawking. Ora, invece, il tempo di risposta è quasi istantaneo, rendendo la conversazione più naturale.

Sentient sfida OpenAI e Perplexity con Open Deep Search (ODS): L’America ha trovato il suo DeepSeek?
L’industria dell’intelligenza artificiale sta entrando in una nuova fase di scontro aperto tra modelli chiusi e open-source, e Sentient, un laboratorio AI di San Francisco valutato 1,2 miliardi di dollari, ha appena lanciato la sua sfida. Martedì pomeriggio, Sentient ha annunciato il rilascio pubblico di Open Deep Search (ODS), un framework di ricerca AI open-source che, secondo l’azienda, supera in prestazioni le alternative proprietarie come Perplexity e OpenAI GPT-4o Search Preview.
Il progetto, finanziato dal Founders Fund di Peter Thiel, punta a essere la risposta americana a DeepSeek, il modello open-source cinese che ha fatto tremare il settore tech con una capitalizzazione bruciata di oltre 1 trilione di dollari nel giro di poche settimane.
Ma cosa rende davvero speciale ODS e perché potrebbe rappresentare la svolta per l’open-source nel campo della ricerca AI?

Google ha appena rilasciato un aggiornamento significativo per NotebookLM, il suo strumento AI per la gestione delle note, che potrebbe cambiare radicalmente il modo in cui facciamo ricerca e prendiamo appunti. Con l’introduzione del tasto “Discover”, gli utenti non dovranno più caricare manualmente fonti come documenti o link YouTube: basterà descrivere un argomento e lasciare che l’IA faccia il lavoro sporco, scandagliando il web per raccogliere informazioni pertinenti.
Questa nuova funzione è stata lanciata mercoledì e, secondo Google, verrà resa disponibile a tutti gli utenti nel giro di una settimana. NotebookLM analizzerà centinaia di fonti in pochi secondi, restituendo un elenco di fino a dieci raccomandazioni, ognuna accompagnata da un riassunto che ne spiega la rilevanza. Gli utenti potranno quindi selezionare le fonti più adatte e importarle in NotebookLM, sfruttandole per generare FAQ, documenti di sintesi o persino panoramiche audio in stile podcast con voci AI che discutono l’argomento.

Il tema della violazione del diritto d’autore a causa delle tante e recenti applicazioni basate sull’intelligenza artificiale sta assumendo una dimensione più che rilevante a livello globale e locale. Da un lato, l’AI generativa offre opportunità straordinarie per artisti e creativi; dall’altro, solleva interrogativi etici e giuridici sulla tutela delle opere, come evidenziato dal recente rilascio di un aggiornamento di ChatGPT che consente di generare immagini nello stile di Studio Ghibli, la celebre casa di animazione fondata da Hayao Miyazaki. Il leggendario regista, oggi 84enne, aveva già espresso il suo disappunto nel 2016, definendo “assolutamente disgustosa” l’idea di una creazione AI ispirata alle sue opere. Ora, che il tema sia particolarmente delicato e al limite della legalità lo riconosce implicitamente lo stesso Sam Altman, fondatore di OpenAI, intervenuto sul tema dichiarando che l’azienda sta “rifiutando alcune creazioni che non potrebbero essere consentite, stiamo aggiustando questo aspetto il prima possibile”.

L’intelligenza artificiale rappresenta una delle più grandi opportunità – e sfide – per l’Europa nei prossimi decenni. A sottolinearlo è Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea (BCE), in un discorso pronunciato durante una conferenza sull’AI organizzata dalla BCE. Con un tono pragmatico ma determinato, Lagarde ha delineato un futuro in cui l’Europa non può permettersi di restare indietro, come accaduto con la rivoluzione digitale di Internet, evidenziando i profondi cambiamenti che l’intelligenza artificiale porterà in termini di produttività, lavoro e disuguaglianze sociali.

In un mondo in cui le minacce alla sicurezza si evolvono rapidamente, l’Europa si prepara a un cambiamento epocale con ProtectEU, la nuova strategia per la sicurezza interna presentata dalla Commissione Europea. Annunciata dalla presidente Ursula von der Leyen nelle sue linee guida politiche, questa iniziativa ambiziosa mira a rafforzare la capacità dell’Unione Europea di proteggere i suoi cittadini, affrontando sia le minacce tradizionali che quelle emergenti in un panorama geopolitico sempre più complesso. Con un approccio che coinvolge l’intera società, ProtectEU si propone di rivoluzionare il modo in cui l’Europa gestisce la sicurezza interna, promuovendo una cooperazione più profonda, strumenti legali più rigorosi e una maggiore condivisione delle informazioni.

L’America torna grande. O almeno così dice Donald Trump, che ha annunciato l’introduzione di tariffe reciproche devastanti sui principali attori della catena di approvvigionamento dei semiconduttori. Cina colpita con un 34%, Taiwan con un 32% e il Giappone con un 24%. Un colpo diretto al cuore dell’industria tecnologica globale, con effetti immediati sui mercati finanziari e sull’intero ecosistema dei semiconduttori.
Dal Rose Garden della Casa Bianca, Trump ha proclamato quello che ha definito “il giorno della liberazione economica dell’America”, firmando un ordine esecutivo che introduce le nuove tariffe con un tono da crociata economica: “Abbiamo aspettato troppo a lungo… Oggi è il giorno in cui rendiamo l’America di nuovo ricca.” La strategia? Costringere le aziende tecnologiche a riportare la produzione in casa, evitando così i dazi.

Nel frenetico mondo dell’intelligenza artificiale, le alleanze strategiche sono all’ordine del giorno. Recentemente, si vocifera che Google stia per chiudere un accordo per noleggiare server Nvidia da CoreWeave, una mossa che potrebbe ridefinire le dinamiche del cloud computing.
CoreWeave, un tempo oscuro minatore di criptovalute, ha rapidamente scalato le vette del settore tecnologico, trasformandosi in un fornitore di infrastrutture cloud specializzato in GPU per applicazioni AI. Con il sostegno di Nvidia, che non solo fornisce i chip ma ha anche investito direttamente nell’azienda, CoreWeave ha visto la sua valutazione schizzare a 19 miliardi di dollari nel maggio 2024.

Luo Jianlan, una delle menti più brillanti nel campo dell’intelligenza artificiale e della robotica, ha lasciato Google per unirsi alla start-up cinese AgiBot, nota in patria come Zhiyuan. Il suo nuovo ruolo? Capo scienziato presso il Zhiyuan Embodied Intelligence Research Centre, un’iniziativa che punta a spingere la Cina in prima linea nella produzione di robot umanoidi avanzati.
Non è solo una mossa individuale, ma un segnale chiaro di una tendenza più ampia: il rientro in patria di scienziati formati negli Stati Uniti, pronti a contribuire all’ecosistema tecnologico cinese. Luo, con un dottorato conseguito alla UC Berkeley e un background di ricerca a Google X e DeepMind, porta con sé una profonda esperienza nell’autonomia a lungo termine per sistemi complessi.

Elon Musk, l’iconico imprenditore noto per le sue imprese spaziali e automobilistiche, sembra essere giunto al capolinea della sua avventura come “tagliatore di costi e di teste..” per il governo statunitense. Secondo un recente rapporto di Politico, il presidente Donald Trump avrebbe confidato ai suoi collaboratori più stretti che Musk si ritirerà nelle prossime settimane per tornare a concentrarsi sulle sue aziende, in particolare sulla travagliata Tesla.
La Casa Bianca ha minimizzato queste voci, affermando che Musk lascerà il suo incarico primaverile come previsto. Tuttavia, i segnali di una crescente tensione sono evidenti. Recentemente, in Wisconsin, l’elezione di Susan Crawford alla Corte Suprema dello Stato ha inflitto una sconfitta ai candidati conservatori sostenuti da Trump e Musk, evidenziando i limiti dell’influenza politica del magnate.


Dartmouth ha appena sganciato una bomba nel mondo della salute mentale: il primo trial clinico su un chatbot terapeutico basato sull’intelligenza artificiale, Therabot, ha portato a miglioramenti clinicamente significativi nei pazienti affetti da depressione, ansia e disturbi alimentari. La ricerca, pubblicata su NEJM AI il 27 marzo 2025, apre la strada a una domanda cruciale: possiamo davvero affidarci alle macchine per curare la nostra mente?
L’illusione della relazione terapeutica
I risultati dello studio sono sorprendenti: una riduzione del 51% dei sintomi nei pazienti depressi, del 31% in quelli ansiosi e del 19% nei soggetti con disturbi alimentari. Numeri che fanno impallidire molte terapie tradizionali. Ma il dato più interessante è un altro: le persone hanno interagito con Therabot come se fosse un terapeuta in carne e ossa. Hanno costruito con lui una “relazione”, rispondendo dettagliatamente ai suoi input e, in molti casi, iniziando autonomamente le conversazioni.

OpenAI ha recentemente annunciato il lancio dell’OpenAI Academy, un’iniziativa volta a democratizzare l’accesso all’intelligenza artificiale, offrendo corsi su ingegneria rapida, Recupero Augmentato Generativo (RAG), fine-tuning e utilizzo pratico di GPT-4.
L’Academy si propone di investire in sviluppatori e organizzazioni che utilizzano l’AI per risolvere problemi complessi e stimolare la crescita economica nelle loro comunità. Particolare attenzione è rivolta ai paesi a basso e medio reddito, dove l’accesso a formazione avanzata e risorse tecniche è spesso limitato.