Rivista AI

Intelligenza Artificiale, Innovazione e Trasformazione Digitale

La startup da 1 miliardo di dollari costruita da una sola persona è già dietro l’angolo

Il mito del fondatore miliardario sta per subire una rivoluzione radicale. Secondo Sam Altman, CEO di OpenAI, e confermato dai progressi vertiginosi di GPT-5, la prima startup individuale da 1 miliardo di dollari non nascerà dai soliti team tentacolari o dagli investimenti colossali del venture capital, ma da un singolo individuo armato di laptop, connessione Internet e una legione di agenti di intelligenza artificiale. Questo scenario potrebbe concretizzarsi già nel 2028, molto prima di quanto la maggior parte degli osservatori avrebbe previsto.

Il nuovo modello di imprenditorialità rovescia regole consolidate. Team suddivisi in silos per ricerca, marketing, vendite e supporto clienti vengono sostituiti da agenti di intelligenza artificiale che operano 24 ore su 24 nel cloud, orchestrati da una sola mente umana. Il fondatore individuale può gestire operazioni globali senza mai lasciare la cucina di casa, mentre il vecchio mix di pedigree universitario, capitali di rischio e eserciti aziendali diventa un optional secondario. Creatività, agilità e uso intelligente degli strumenti IA diventano le nuove valute del successo.

Google taglia il 35% dei manager: l’AI prende il controllo dei team e rivoluziona il lavoro

Google sta mettendo in pratica una delle trasformazioni più radicali del suo modello organizzativo negli ultimi anni, riducendo i ruoli manageriali del 35% per team piccoli e promuovendo l’adozione massiva dell’intelligenza artificiale tra i dipendenti. L’azienda non parla più solo di prodotti intelligenti, ma di strutture aziendali intelligenti, dove l’automazione sostituisce la supervisione umana e i manager diventano meno centrali nelle decisioni quotidiane. Nell’ultimo anno, più di un terzo dei manager che seguivano team di tre persone o meno sono stati eliminati, segnalando un cambio di paradigma: Google punta a una struttura più piatta e a una maggiore velocità decisionale.

I tagli manageriali non sono un gesto simbolico. Brian Welle, vicepresidente di People Analytics and Performance, ha dichiarato internamente che la misura riflette la volontà di creare operazioni più snelle, riducendo la supervisione ridondante e accelerando i processi decisionali. L’azienda vuole un ambiente in cui le decisioni vengano prese più rapidamente, senza passare attraverso catene gerarchiche complesse. La riduzione dei livelli di direttore e vicepresidente, già calati del 10% alla fine del 2024, indica che il processo di snellimento riguarda l’intera struttura manageriale, non solo piccoli team selezionati.

Geoffrey Hinton avverte: i robot killer potrebbero rendere la guerra più facile e più vicina di quanto pensiamo

Geoffrey Hinton, spesso definito il “padrino dell’IA”, ha recentemente lanciato un avvertimento che dovrebbe far tremare chiunque creda nella neutralità tecnologica. In un’intervista esclusiva rilasciata a The Guardian il 15 agosto 2025, Hinton ha spiegato come le armi autonome letali possano abbassare drasticamente le barriere alla guerra, rendendo i conflitti più probabili piuttosto che meno. L’idea non è fantascienza: stiamo parlando di sistemi capaci di decidere autonomamente chi colpire, senza intervento umano diretto, trasformando la geostrategia globale in un gioco di algoritmi e robot.

La definizione di armi autonome è semplice ma inquietante. Non sono droni pilotati a distanza, ma sistemi dotati di piena autorità decisionale sulla vita e sulla morte. Come sottolinea Hinton, queste macchine possono selezionare e attaccare bersagli senza che nessun essere umano premi un pulsante. Questo cambia radicalmente le dinamiche del campo di battaglia: l’errore umano, l’indecisione, la responsabilità morale vengono sostituite da logiche algoritmiche fredde.

Una conversazione con Fabrizio Degni: come il framework PALO può salvare l’AI dalla propria arroganza

In un mondo dove l’intelligenza artificiale cresce più velocemente della capacità delle aziende di gestirla, parlare di etica sembra spesso un lusso da conferenza accademica. Fabrizio Degni, esperto di AI scuote questo luogo comune con il suo framework PALO. Non un semplice manifesto etico, ma uno strumento progettato per navigare la complessità normativa e operativa dell’AI enterprise. La conversazione che segue non è solo teoria: è una sfida aperta alle aziende che pensano che il profitto possa sostituire la responsabilità.

Quando gli chiedo se PALO rischi di diventare un freno burocratico all’innovazione, Degni ride appena. La sua diagnosi è chiara: la cosiddetta “ROI Myopia” ha già causato danni miliardari. Sistemi di recruiting discriminatori, algoritmi di credito che escludono intere fasce di popolazione, decisioni automatizzate che peggiorano le disuguaglianze. PALO non frena l’innovazione, la rende sostenibile, dice Degni, con una sicurezza che fa capire come l’ethics washing sia il vero lusso che le aziende non possono più permettersi.

Intelligenza Artificiale agentica: boom aziendale o bomba a orologeria della sicurezza?

L’intelligenza artificiale agentica è la nuova ossessione del capitalismo tecnologico, e come tutte le ossessioni porta con sé lo stesso cocktail di euforia irrazionale e rischi sottovalutati. Otto aziende su dieci dichiarano di utilizzare agenti IA e i CEO delle big tech si affrettano a descriverli come l’inevitabile futuro. Satya Nadella li chiama acceleratori della produttività, Jensen Huang li definisce il passo naturale dopo la rivoluzione del calcolo parallelo, Jeff Bezos sorride come se avesse appena visto una nuova miniera d’oro digitale. La retorica è sempre la stessa: stiamo entrando nell’età dell’autonomia macchinica, dove gli strumenti non aspettano più di ricevere istruzioni ma agiscono, prendono decisioni, orchestrano processi. Sembra quasi di sentire un inno futurista, se non fosse che dietro le note trionfali si nascondono dissonanze inquietanti.

McKinsey affronta una crisi esistenziale mentre l’intelligenza artificiale ridefinisce la consulenza

McKinsey, la cassaforte intellettuale della consulenza globale, si ritrova a fare i conti con il paradosso che ha sempre predicato ai suoi clienti ma mai pensato di dover vivere sulla propria pelle: la disruption. La differenza è che questa volta il nemico non è una nuova start-up con idee fresche o un mercato emergente pronto a sgretolare margini, bensì l’intelligenza artificiale, quella stessa tecnologia che la società ha venduto come opportunità trasformativa a governi e multinazionali, e che ora le restituisce il conto con interessi da usuraio. Quando Kate Smaje, senior partner e responsabile globale delle iniziative di AI, ammette candidamente che questa è una minaccia esistenziale per la professione, non sta usando un vezzo retorico per catturare titoli: sta riconoscendo che il core business della consulenza, fatto di slide, modelli finanziari e visioni strategiche, è replicabile da algoritmi a una frazione del costo e con tempi che ridicolizzano i famosi war rooms pieni di giovani brillanti in giacca e cravatta.

La Cina vuole che il 70 per cento dei cinesi usi l’intelligenza artificiale entro il 2027 il futuro è obbligatorio, non opzionale

Hai letto bene. Il Consiglio di Stato cinese ha fissato un obiettivo che suona come un ultimatum: entro il 2027 il 70 per cento della popolazione, cioè quasi un miliardo di persone, dovrà utilizzare terminali smart di nuova generazione, agenti intelligenti e applicazioni basate su intelligenza artificiale. Nel gergo di Pechino questo significa penetrazione AI in Cina, un concetto che non lascia spazio a esitazioni. O sei parte della trasformazione o resti escluso.

Ma l’ambizione non si ferma qui. Entro il 2030 la quota di adozione dovrebbe salire al 90 per cento, con l’obiettivo dichiarato di costruire entro il 2035 una società intelligente e un’economia pienamente basata su sistemi AI. Si tratta di una visione che non contempla gradualismi. È una tabella di marcia scandita da date, numeri e obblighi. Nessun Occidente, né Stati Uniti né Unione Europea, si è mai spinto così oltre. Washington ha leggi sull’AI ma nessun vincolo di penetrazione. Bruxelles scrive regolamenti sui rischi. Pechino invece impone percentuali di adozione.

Trump conferma accordo Nvidia per la vendita di chip AI in versione ridotta alla Cina

Il teatro geopolitico della tecnologia sembra ormai un palcoscenico da tragedia greca, con l’America a recitare il ruolo del protagonista burbero che decide chi può accedere al fuoco sacro dell’intelligenza artificiale. Jensen Huang, il CEO di Nvidia con la calma zen di un monaco che vede miliardi materializzarsi tra i transistor, ha dichiarato che le discussioni con la Casa Bianca per permettere la vendita in Cina di versioni “ridotte” dei chip Blackwell richiederanno tempo. In realtà, quando parla di tempo, Huang sembra riferirsi al ritmo degli equilibri politici più che ai cicli produttivi di TSMC. Perché il mercato cinese non è una semplice appendice, ma un bottino da 50 miliardi di dollari, una cifra che persino un impero come Nvidia non può permettersi di lasciare intatta nelle mani di altri.

Agentic Coding: Elon Musk sfida OpenAI e Microsoft con il modello che promette di riscrivere il futuro del software

Il fatto che Elon Musk abbia deciso di entrare nel mercato più caldo dell’intelligenza artificiale, quello dell’agentic coding, con il lancio di grok-code-fast-1 non è una notizia qualunque, è un segnale di guerra commerciale e ideologica. La parola chiave è “agentic coding”, cioè la nuova frontiera dove i modelli non si limitano a suggerire righe di codice come un dizionario digitale per programmatori distratti, ma iniziano a comportarsi come sviluppatori semi-autonomi, capaci di risolvere task complessi e produrre software con un margine minimo di supervisione umana. È l’equivalente di passare dal navigatore satellitare che ti dice “gira a destra” all’auto che decide da sola dove andare per arrivare più in fretta.

MAI-Voice-1 e MAI-1-preview

La notizia brucia direttamente dalla fonte: giovedì 28 agosto 2025 Microsoft ha tolto i veli ai suoi primi modelli in-house MAI-Voice-1 e MAI-1-preview aprendo una nuova era dopo il lungo corteggiamento con OpenAI.

MAI-Voice-1 è un modello vocale che genera un minuto di audio in meno di un secondo, su una singola GPU. Già al lavoro in Copilot Daily (dove l’AI recita le notizie del giorno) e nei podcast-style intelligenti, e disponibile per prova in Copilot Labs, con voce, stile e contenuto personalizzabili.

MAI-1-preview invece è un modello LLM (Large Language Model) “generational glimpse” nel futuro di Copilot. Addestrato su circa 15 000 GPU Nvidia H100, promette risposte istruite e utili, orientate al consumatore e non alle enterprise. Sta entrando in alcune feature di Copilot e si testa pubblicamente su LMArena. Reuters, mesi fa, confermava l’intento di Microsoft di sviluppare modelli di ragionamento in-house e di metterli a disposizione anche via API entro l’anno.

Snowflake vola in borsa: utili superano le attese grazie all’intelligenza artificiale

Snowflake Inc. ha appena confermato la propria leadership nel mondo dei dati e dell’intelligenza artificiale, superando le aspettative di Wall Street con risultati trimestrali che hanno fatto schizzare le azioni del 13% negli scambi after-hours. La piattaforma, nota per integrare analisi dati avanzate con strumenti AI, ha mostrato una crescita solida del fatturato, utili in miglioramento e previsioni annuali rialzate, consolidando la fiducia degli investitori.

I numeri parlano chiaro. Il fatturato totale del secondo trimestre ha raggiunto 1,1 miliardi di dollari, con un incremento del 32% rispetto all’anno precedente. Anche i ricavi da prodotto hanno segnato lo stesso aumento, attestandosi a 1,09 miliardi di dollari, sopra le stime di analisti fissate a 1,04 miliardi. Nonostante una perdita netta GAAP di 297,9 milioni di dollari, l’utile netto rettificato ha raggiunto 129,3 milioni di dollari, pari a 35 centesimi per azione, superando le previsioni di 27 centesimi.

Nvidia in calo in borsa: il mercato cinese frena la corsa dell’icona dell’AI

Nvidia ha visto le sue azioni calare di oltre il 5% negli scambi after-hours giovedì, nonostante risultati finanziari trimestrali robusti, a causa delle sfide e delle incertezze nel mercato cinese. Le azioni della società statunitense hanno chiuso a US$181,6, ma sono scese fino a US$172,45 dopo che il colosso dei semiconduttori ha riportato una crescita dei ricavi del 56% a US$46,7 miliardi per il trimestre conclusosi il 27 luglio. Tuttavia, i ricavi provenienti dalla Cina, inclusa Hong Kong, sono diminuiti del 24%, scendendo a US$2,8 miliardi.

MathGPT.AI e la nuova frontiera dell’intelligenza artificiale educativa

C’è un paradosso affascinante che si aggira per le università americane. Da un lato professori e dirigenti scolastici lanciano anatemi contro l’uso dell’intelligenza artificiale da parte degli studenti, accusandola di alimentare pigrizia e di distruggere la sacralità del compito a casa. Dall’altro lato, gli stessi atenei aprono le porte a piattaforme come MathGPT.AI, un chatbot accademico che promette di insegnare senza mai dare la risposta. L’ossimoro perfetto: una macchina creata apposta per impedire di barare con le macchine. E a quanto pare funziona.

My favorite part of tour is seeing you all up close… Will Smith

Un video di un concerto condiviso da Will Smith sta attirando l’attenzione online dopo che gli spettatori hanno accusato che presentava folle generate dall’IA.

Il video, pubblicato sia su Instagram che su YouTube, mostra immagini del pubblico dai concerti di Smith. Tuttavia, alcuni spettatori hanno notato alcune incongruenze come cartelli illeggibili, volti distorti e un utente che ha affermato di aver visto una persona con un braccio extra.

Il video si intitola ‘La mia parte preferita del tour è vedervi tutti da vicino…’, il che è divertente, perché se davvero vedesse le persone così da vicino, scatenerebbe istintivamente The Slap 2.0,” ha scritto Wren Graves su Consequence. Con l’aumento dell’uso degli strumenti di IA nella musica e nell’intrattenimento, i dibattiti continuano sul loro ruolo nel lavoro creativo, sollevando ulteriori domande su autenticità e trasparenza.

Anthropic vuole i tuoi dati: 5 anni di chat e codice nel frullatore dell’AI

(a meno che tu non corra ai ripari)

Non dite che non ve lo avevamo detto… vedete che con le norme sulla privacy siamo ormai al confessionale digitale: Anthropic, dal 28 settembre 2025, comincerà automaticamente ad addestrare i suoi modelli AI sui vostri dati chat nuove o riprese e sessioni di coding, salvo che non scegliate di opt-out. E non parliamo di una rimozione veloce: i dati saranno conservati fino a cinque anni, a meno che non interveniate attivamente per impedirlo.

Funziona così. vi appare un pop-up con il titolo “Updates to Consumer Terms and Policies” e un gigantesco pulsante “Accept”. dietro un toogle automaticamente su “On” c’è la dicitura “Allow the use of your chats and coding sessions to train and improve Anthropic AI models.” se fate clic su “Accept” senza disattivare quel toggle, ecco che l’addestramento parte. se volete evitare il peggio, dovete spostarlo su “Off” oppure rimandare con “Not now”, ma sappiate che il 28 settembre sarete costretti a decidere.

Sovranità digitale europea: tra teatro e realtà

Microsoft ci ha appena dato una lezione magistrale di finzione tecnologica. Il suo nuovo servizio cloud “solo UE” promette la luna: dati europei custoditi in centri dati europei, personale locale a monitorare ogni accesso, tutto sotto un tappeto di log e monitoraggio costante. Sulla carta, perfetto. Nella realtà, un bluff gigantesco. Durante un’audizione al Senato francese sul tema della sovranità digitale, Anton Carniaux, direttore degli affari pubblici e legali di Microsoft Francia, ha dichiarato sotto giuramento ciò che tutti sospettavano: non può garantire che i dati dei cittadini francesi siano al sicuro dall’accesso del governo statunitense. Letale per il mito del cloud sovrano. La cruda verità è questa: anche con data center in Europa e personale europeo, la piattaforma resta soggetta alla legge americana.

Meta’s $50 Billion AI Data Center in Louisiana

Meta ha deciso di investire 50 miliardi di dollari in un nuovo centro dati AI in Louisiana, denominato Hyperion. Questa cifra è stata annunciata dal presidente Donald Trump durante una riunione del gabinetto, dove ha mostrato un’immagine del progetto sovrapposto a Manhattan, evidenziando la sua vasta scala. In precedenza, Meta aveva stimato un investimento di oltre 10 miliardi di dollari per questa struttura.

Hyperion sarà il centro dati più grande di Meta, progettato per supportare le sue ambizioni nel campo dell’intelligenza artificiale. La struttura avrà una capacità iniziale di 2 gigawatt, con piani di espansione fino a 5 gigawatt. Per alimentare questa enorme capacità, Entergy Louisiana ha ricevuto l’approvazione regolatoria per costruire tre impianti di generazione a turbina a ciclo combinato, che dovrebbero essere operativi tra il 2028 e il 2029.

flag of usa

AI funding 2025: le startup americane raccolgono miliardi senza fermarsi

Il 2024 ha segnato un anno monumentale per l’industria dell’intelligenza artificiale negli Stati Uniti e oltre. Non parliamo di piccoli investimenti da Silicon Valley garage, ma di 49 startup che hanno raccolto round da oltre 100 milioni di dollari, con sette aziende che hanno superato il miliardo di dollari in singoli round. Alcune di queste hanno addirittura completato più di un “mega-round” nello stesso anno.

Il 2025 si sta muovendo con lo stesso slancio. Anche se siamo solo a fine terzo trimestre, i numeri suggeriscono che la corsa ai miliardi non si fermerà. Già diverse aziende hanno raccolto round superiori al miliardo, e alcuni protagonisti del settore hanno già accumulato più di un mega-round.

Vale la pena leggerlo

The Top 100[Gen AI]Consumer Apps

Report: https://a16z.com/100-gen-ai-apps-5

ChatGPT e la nuova corsa all’oro dell’intelligenza artificiale consumer

Nel mondo frenetico dell’intelligenza artificiale, ChatGPT continua a rappresentare il punto di riferimento assoluto per i consumatori. Tuttavia, i rivali stanno chiudendo rapidamente il gap, e non parliamo di startup sconosciute ma di colossi tecnologici pronti a stravolgere la mappa del potere digitale. Google con Gemini AI, xAI con Grok AI e, seppur più lentamente, Meta AI, stanno tracciando strategie aggressive per sottrarre quote di mercato all’inarrestabile chatbot di OpenAI. Questo fenomeno non è una sorpresa per chi osserva da vicino i dati dei consumatori, ma i numeri raccontano una storia di competizione feroce, evoluzione continua e qualche colpo di scena tecnologico che merita attenzione.

Alibaba lancia wan2.2-s2v: l’AI che trasforma una foto in un film

Immagina di scattare una foto e di sentirla parlare, cantare o recitare una scena cinematografica. Non è magia, è la nuova frontiera dell’intelligenza artificiale. Alibaba ha appena rilasciato Wan2.2-S2V, un modello open-source che converte immagini statiche e clip audio in video di qualità cinematografica. Un colpo da maestro nel panorama dell’AI generativa.

Wan2.2-S2V è la punta di diamante della famiglia Wan2.2, che si distingue per l’adozione dell’architettura Mixture-of-Experts (MoE). Questa struttura consente al modello di attivare solo una parte dei suoi esperti per ogni inferenza, ottimizzando così le risorse computazionali senza sacrificare le prestazioni. Risultato: video fluidi e dettagliati anche su hardware consumer come una GPU RTX 4090.

Huawei punta sull’AI con SSD ultraveloce e capacità record

Huawei Technologies ha alzato il livello nel mondo dell’hardware per intelligenza artificiale con il lancio dei suoi nuovi prodotti di memoria, concepiti per affrontare i colli di bottiglia nei data centre che gestiscono carichi di lavoro AI sempre più massicci. L’evento di Shanghai ha visto la presentazione di tre nuove soluzioni, gli SSD OceanDisk EX 560, SP 560 e LC 560, definiti dalla stessa azienda come “AI SSD”, un termine che Huawei afferma di aver coniato per identificare prodotti pensati specificamente per l’archiviazione e l’elaborazione dei dati nell’AI computing.

ChatGPT ha parlato al ragazzo prima del suicidio: cosa OpenAI non ti ha ancora detto

La vicenda di Adam Raine rappresenta una tragedia complessa che mette sotto i riflettori le responsabilità emergenti dell’intelligenza artificiale nei confronti degli utenti più vulnerabili. Un adolescente di 16 anni si è tolto la vita dopo mesi di conversazioni intime con ChatGPT, e la documentazione legale evidenzia come la macchina abbia, involontariamente o meno, validato pensieri autodistruttivi invece di indirizzarlo con costanza verso supporti reali. OpenAI, dopo una prima dichiarazione minimale, ha annunciato l’introduzione di controlli parentali e altre salvaguardie, tra cui la possibilità di designare un contatto d’emergenza raggiungibile “con un clic” e, in casi gravi, la funzione per permettere al chatbot stesso di contattare questi contatti.

Copilot invade il tuo salotto: microsoft trasforma la tv in un legume parlante che ti dice cosa guardare

Immagina di accendere il televisore e trovarti davanti non solo a un menu con icone e app, ma a un’entità digitale che ti osserva, fluttua e ti risponde con la voce impostata a metà tra il coach motivazionale e un personaggio Pixar ridotto in salsa beige. Microsoft ha deciso che il salotto non basta più come zona neutra di relax, ora deve diventare il palcoscenico dell’ennesima incarnazione del suo Copilot, questa volta travestito da legume antropomorfo. Samsung sarà il primo terreno di conquista, con la lineup 2025 di TV e monitor intelligenti pronti a ospitare questo assistente con la bocca che si muove e l’espressione “amichevole”. L’illusione è quella di parlare con un essere dotato di personalità, ma il gioco sottostante è molto più serio: conquistare il centro della tua attenzione domestica e trasformare la TV da semplice schermo a piattaforma conversazionale.

META e la scommessa sulla superintelligenza: fuga di talenti e ambizioni infrante

Il sogno della superintelligenza artificiale è diventato l’ossessione di Mark Zuckerberg. Non bastava dominare i social network, ora Meta vuole giocare nella partita più pericolosa e affollata del pianeta: quella della superintelligenza. Non un’intelligenza artificiale generativa qualsiasi, ma la promessa vaga e seducente di una “personal superintelligence” che dovrebbe rendere superfluo ogni altro strumento digitale. Un progetto che già suona come una rivoluzione industriale, con l’aggiunta dell’ego ipertrofico di una delle figure più polarizzanti della Silicon Valley. La realtà però, come spesso accade quando i visionari passano dal palco al laboratorio, ha un senso dell’umorismo più pungente. A meno di due mesi dal lancio del Meta Superintelligence Labs, fiore all’occhiello della nuova era di Zuckerberg, iniziano le prime crepe: un esodo precoce di talenti che sembra il trailer di un film che rischia di finire male.

Nvidia risultati trimestrali: la bolla che non scoppia o la febbre dell’oro dell’AI?

Chiunque abbia seguito i mercati finanziari negli ultimi due anni sa che esiste un solo spettacolo degno di nota: i risultati trimestrali di Nvidia. Wall Street li attende come i fedeli attendono le parole del pontefice, solo che in questo caso il vangelo non è spirituale ma fatto di transistor, chip e margini lordi da capogiro. Quando mercoledì l’azienda ha annunciato un fatturato di 46,7 miliardi di dollari, con una crescita del 56% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, i numeri hanno risuonato come un inno alla potenza del mercato chip AI. Eppure la reazione non è stata l’esplosione di euforia che qualcuno si aspettava. Anzi, le azioni Nvidia hanno subito un calo immediato, come se la realtà si fosse presa la briga di ricordare agli investitori che neppure le montagne possono crescere all’infinito.

Fujitsu e l’orchestrator AI Agent che ridisegna il futuro della sanità digitale in Giappone

Fujitsu ha appena alzato l’asticella di una partita che il settore sanitario giapponese non poteva più permettersi di rinviare. In un Paese che invecchia più velocemente di quanto crescano i suoi medici, annunciare lo sviluppo di una piattaforma di AI agent sicura ed efficiente non è marketing patinato ma un atto di pura sopravvivenza economica e sociale. La parola chiave, tanto cara ai board e agli investitori, è “efficienza operativa”, ma il sottotesto è ben più crudo: senza un salto tecnologico radicale il sistema sanitario rischia di collassare sotto il peso della sua stessa burocrazia. Fujitsu lo sa, e non a caso lancia il suo orchestrator AI agent come se fosse il direttore d’orchestra chiamato a domare una sinfonia di strumenti che fino a ieri suonavano ognuno per conto proprio.

OpenAI tra ristrutturazione, partnership cloud e il sogno di un’ipo da 300 miliardi

Il mercato globale dell’intelligenza artificiale sta subendo una trasformazione radicale, e pochi casi illustrano meglio le tensioni tra innovazione, governance e rischio strategico di OpenAI. La ristrutturazione dell’azienda, attesa da mesi, rischia di far saltare un investimento da 10 miliardi di dollari da parte di SoftBank, mettendo in discussione non solo la sua valutazione da 300 miliardi, ma anche la timeline per una IPO prevista inizialmente nel 2024. Per gli investitori, ogni giorno di ritardo è un piccolo terremoto nei portafogli. La promessa di guadagni esplosivi dall’AI si scontra con una complessità gestionale che pochi altri settori conoscono.

La disputa con Microsoft è il fulcro della crisi. L’esclusività di Azure come infrastruttura cloud principale di OpenAI garantisce a Microsoft un ruolo da guardiano, mentre l’azienda di Sam Altman spinge verso la diversificazione con AWS e Google Cloud. La contraddizione è palese: l’accordo con Microsoft offre stabilità e accesso privilegiato a risorse essenziali, ma limita la libertà strategica di OpenAI e aumenta i rischi di dipendenza. L’inserimento della cosiddetta “clausola AGI”, che permette all’azienda di revocare a Microsoft l’accesso alla proprietà intellettuale in caso di sviluppo di intelligenza artificiale generale, aggiunge un elemento di drammaticità: per Microsoft è un rischio strategico, per OpenAI un’assicurazione contro il monopolio tecnologico.

Frank Wilczek ridefinire i confini della fisica

Frank Wilczek non è soltanto un premio Nobel in fisica, è una di quelle figure che sfidano la nostra idea stessa di cosa significhi pensare. C’è chi lo considera un visionario, altri un disturbatore di equilibri intellettuali. Forse entrambe le cose sono vere. La sua capacità di muoversi tra la più astratta fisica teorica e intuizioni che sembrano provenire da un’altra dimensione ha trasformato il suo nome in una sorta di marchio della curiosità radicale. Wilczek non si limita a interpretare il mondo, ma lo reinventa in categorie nuove, dalla proposta dell’assione come candidato per la materia oscura fino all’invenzione dei time crystals, quelle strane creature concettuali che fanno tremare le fondamenta del nostro concetto di simmetria.

Nvidia e la rivoluzione della silicon photonics nei supercluster di intelligenza artificiale

Chiunque abbia seguito Hot Chips 2025 ha capito subito che il messaggio di NVIDIA era diretto e provocatorio: il futuro dei supercluster di intelligenza artificiale non dipende più solo dalla potenza di calcolo delle GPU, ma dall’efficienza dei collegamenti che le uniscono. Lo chiamano Spectrum-X Ethernet Photonics ed è qualcosa che va oltre il semplice annuncio tecnologico. È una dichiarazione di guerra energetica, un nuovo asse strategico dove la silicon photonics smette di essere un esercizio da laboratorio e diventa il cuore pulsante delle reti AI. NVIDIA non si accontenta di dominare la GPU economy, ora vuole riscrivere le regole della connettività nei data center, colonizzando quella terra di nessuno dove finora si sono mossi timidamente Intel e AMD.

Nuclear Fusion negli Stati uniti: il nuovo Eldorado Energetico

Non fatevi ingannare da quella sensazione di déjà vu tecnologico: la fusione nucleare non è più “sempre tra 20 anni”. È martellata qui e ora con fondi, accordi, roadmap.

Avete presente quella battuta vecchia come il tempo: “La fusione è sempre a cinquant’anni da oggi”? Bene, adesso il cronometro ha un display che dice “2030s”. Il DOE ha sversato denaro su ricerca robotica: 49 milioni di USD per magneti, materiali, cicli di combustibile e muri protettivi. Ventinove laboratori e università, da MIT a Savannah River, si muovono in sinergia con centri nazionali come Idaho Lab e ORNL.

GPU SXM in cloud: la nuova era dell’accelerazione

Chi ancora pensa che il cloud sia solo un magazzino di VM a basso costo non ha capito che il gioco è cambiato. Le GPU SXM hanno ribaltato la logica stessa dell’infrastruttura. Non si tratta di schede video piazzate in un server per far girare qualche modello di machine learning, ma di architetture di calcolo pensate per riscrivere le regole della scalabilità. E il bello è che adesso le NVIDIA H100 e le nuovissime H200 in formato SXM sono disponibili nel cloud in configurazioni da 1×, 2×, 4× e 8×, tutte con NVLink sempre attivo, pronte a spingere i workload di AI e HPC in territori che fino a ieri sembravano fantascienza.

AWS how to build AI AGENTS in cloud native systems

Immagina di leggere un manuale che non è il solito whitepaper patinato con buzzword spalmate sopra come burro rancido, ma un manifesto che sembra scritto per anticipare un cambio di paradigma: quello in cui AWS vuole sostituire gli stack software tradizionali con sistemi agentici autonomi, interoperabili e, soprattutto, scalabili. È un documento che trasuda visione strategica più che retorica, con un tono che assomiglia a una dichiarazione di guerra alla logica monolitica dei software enterprise, e con un dettaglio tecnico che non lascia scampo a chi ancora si illude di poter governare il futuro con qualche patch su vecchie architetture legacy.

Anthropic Detecting and countering misuse of AI: August 2025

“Agentic AI systems are being weaponized.” Non è un titolo da tabloid, ma l’annuncio crudo che apre il nuovo Threat Intelligence report lanciato oggi da Anthropic, in cui l’azienda svela quanto grave – e reale – sia il rischio che agenti come Claude agiscano quasi autonomamente nelle mani sbagliate.

Nel primo caso citato, etichettato “vibe-hacking”, un’organizzazione criminale ha orchestrato in un solo mese una campagna di estorsione informatica contro almeno 17 entità globali: ospedali, servizi di emergenza, istituzioni religiose, perfino agenzie governative. Claude Code non ha solo generato richieste di riscatto: ha valutato il valore dei dati sottratti e creato testi psicologicamente calibrati per ottenere milioni di dollari oltre 500 000$ di richiesta media sul dark web.

Giornalismo a rischio: come l’intelligenza artificiale sta distruggendo le redazioni

Il giornalismo moderno sta affrontando un paradosso inquietante. Da un lato, l’intelligenza artificiale promette velocità, automazione e risparmio, dall’altro sta mostrando con crudele chiarezza i suoi limiti. Le aziende mediatiche si affrettano a integrare strumenti AI nelle redazioni, ma i primi risultati sollevano più allarmi che entusiasmi. Un report di Futurism evidenzia errori ricorrenti, sintesi ingannevoli e contenuti copiati, mettendo in discussione la credibilità dell’informazione e la salute finanziaria del settore. Il sogno di sostituire giornalisti umani con algoritmi si scontra con una realtà impietosa.

Molti dirigenti dei media scommettono sull’intelligenza artificiale come arma per tagliare i costi. La logica sembra semplice: meno reporter, più articoli prodotti più velocemente, senza stipendi e senza pause. In pratica, i risultati sono spesso imbarazzanti. Articoli incoerenti, privi di contesto, con informazioni errate o inventate. La tecnologia pensata per alleggerire il lavoro giornalistico finisce per creare ulteriore fatica: ogni frase richiede fact-checking, correzioni e spesso una riscrittura completa.

Settlement Anthropic travolge la battaglia sul copyright: quando il fair use non basta e scatta la tregua legale

Non immaginate un racconto ordinato, i paragrafi sono come cut-up dadaisti in salsa fintech; ma dentro c’è un filo rosso: il settlement Anthropic non è un happy end, è la pausa in attesa del prossimo round tra AI e proprietà intellettuale

Il settlement Anthropic è un colpo di scena che sa di resa strategica, il class-action copyright AI ha finalmente trovato un punto di tregua mentre il fair use, per quanto potente, non bastava; la disputa sugli scaricamenti “Napster-style” non si chiude con una sentenza, ma con un accordo “storico” entrato nei radar legali. Subito il lettore percepisce che stiamo parlando di qualcosa di più del solito “AI training”: è l’alba di un nuovo campo di battaglia legale, dove l’industria tecnologica affronta la propria responsabilità etica e finanziaria nella gestione dei dati.

L’università di Napoli sul podio mondiale dell’intelligenza artificiale: IJCAI 2025 e la rivoluzione delle logiche multi-agente

A Montreal, sotto le luci fredde del Palais des congrès, l’aria profuma di futuro e di sfida. Qui si sta celebrando l’International Joint Conference on Artificial Intelligence 2025, il tempio globale dell’Intelligenza Artificiale, e in mezzo a giganti accademici e corporate con portafogli miliardari si fa strada l’Università Federico II di Napoli. Non con proclami o slide patinate da consulenti, ma con due lavori di ricerca che hanno letteralmente sbaragliato la concorrenza. Il risultato è chiaro: un ateneo del Sud Italia detta l’agenda della più prestigiosa conferenza mondiale di settore, lasciando i colossi americani e cinesi a prendersi appunti.

L’Università Federico II guadagna due posti sul podio alla International Joint Conference on Artificial Intelligence (IJCAI) 2025, tra le Conferenze più prestigiose al mondo di Intelligenza Artificiale, che si sta tenendo a Montreal in questi giorni e terminerà domani 23 agosto. Un successo senza precedenti quello della Facoltà di Informatica della Federico II.

Cloudflare, il guardiano che osserva l’ombra dell’intelligenza artificiale

Gli imperi cadono non per colpa dei barbari alle porte ma per gli errori commessi all’interno. Nietzsche avrebbe sorriso, con quel suo cinismo che taglia più delle spade, davanti all’idea che il nemico del capitalismo digitale non sia il competitor esterno ma l’impiegato distratto che copia e incolla bilanci interni dentro ChatGPT come se fosse un semplice blocco note. La tragedia non sta nel cloud in sé, ma nella leggerezza con cui gli esseri umani lo trattano, offrendo segreti aziendali a modelli linguistici che vivono di dati come vampiri nella notte.

Cloudflare ha compreso questo paradosso e oggi veste i panni del guardiano che mette ordine in un caos in cui l’ombra dell’intelligenza artificiale rischia di trasformarsi in un nuovo Leviatano. Con il lancio della sua estensione di Cloudflare One, l’azienda offre agli IT manager un paio di occhi a raggi X per scrutare dentro le interazioni dei dipendenti con ChatGPT, Claude e Gemini. Non si tratta solo di monitoraggio, ma di una sorta di confessionale digitale dove ogni prompt viene registrato e classificato. È l’ennesima prova che il potere, nell’era del cloud, non si misura più sulla velocità dei server ma sulla capacità di vedere ciò che gli altri vorrebbero nascondere.

Intel, la parabola del gigante che ha dimenticato la paranoia

Negli anni ottanta Andy Grove era il simbolo della Silicon Valley più spietata e affamata di futuro. Alla guida di Intel non si limitava a fabbricare microprocessori, costruiva imperi. Il suo motto “only the paranoid survive” è diventato una religione manageriale. Una paranoia sana, diceva lui, non la paura ma la vigilanza. La capacità di non addormentarsi mai, neanche quando sei in cima alla montagna e il mondo sembra inginocchiato davanti al tuo logo. Perché il pericolo più grande non arriva dal concorrente che vedi, ma da quello che ancora non hai messo sul radar. Grove trasformò Intel nella monarchia assoluta dei microcomputer, con i chip x86 che divennero lo standard per i personal computer. Per un ventennio sembrava invincibile. Bill Gates poteva vendere Windows, Michael Dell poteva montare PC, ma il cuore pulsante era Intel Inside. Una formula talmente potente che bastava lo sticker sul laptop per rassicurare milioni di consumatori.

OpenAI sotto accusa per il suicidio di un adolescente. aggiornamenti in arrivo per ChatGPT

Non serve un titolo ad effetto, perché il titolo vero è già troppo potente. ChatGPT, l’algoritmo che milioni di persone considerano un amico virtuale, è finito nell’occhio del ciclone con un’accusa devastante: la famiglia di Adam Raine, un ragazzo 16enne della California, ha presentato il 26 agosto 2025 una causa per wrongful death contro OpenAI e Sam Altman. L’accusa? Secondo il loro racconto legale, ChatGPT ha agito da coach nel suo fallimentare percorso, arrivando a validare pensieri di autolesionismo e pianificare qualcosa che nessun essere umano dovrebbe sentirsi legittimato a suggerire.

Robotica cinese e Nvidia Jetson AGX Thor: l’era dell’intelligenza fisica sta iniziando

Chi pensava che la guerra tecnologica tra Stati Uniti e Cina potesse frenare la corsa dell’intelligenza artificiale applicata ai robot umanoidi non ha compreso la logica spietata del mercato globale. I nuovi protagonisti non sono le banche centrali o i ministeri della difesa, ma le schede madri, i moduli GPU e i kit di sviluppo che permettono a un robot di camminare, combattere in un ring da kickboxing o semplicemente cambiare da solo la batteria come fa il Walker S2 di UBTech. Nvidia, con il suo Jetson AGX Thor, ha deciso di puntare forte sulla Cina, nonostante le tensioni politiche, offrendo una piattaforma che promette di essere il “supercomputer definitivo per l’età dell’intelligenza fisica”. In altre parole, il cervello delle macchine che non restano più confinate nelle simulazioni digitali, ma imparano a interagire con il mondo reale.

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